COSENZA Risparmi nella spesa pubblica, miglioramento dei servizi, razionalizzazione della macchina burocratica e finanziamenti: per Giacomo Mancini, coordinatore dei comitati per il sì, la città unica – «battaglia che è nel Dna stesso del centrosinistra» – dovrà avere come «centro, faro e guida l’Unical» ma «se vince il No il processo di unificazione si deve bloccare». Come esperimento da prendere a modello, l’esponente del Pd cosentino richiama l’esperienza dei sindaci Mancini e Principe nell’immaginare un’unica area urbana, invitando attualizzare quella visione nell’esigenza di unificare i tre piani strutturali di Cosenza, Rende e Castrolibero creando un unico Psa. All’hotel San Francesco di Rende sono riuniti i vertici del Pd bruzio, dai consiglieri regionali Bevacqua e Iacucci alla segretaria del circolo di Cosenza Rosi Caligiuri, da Giuseppe Mazzuca, presidente del Consiglio comunale, alla presidente del Pd cosentino Maria Locanto.
Salvatore Giorno, coordinatore della segreteria provinciale dem, ribadisce che «tutto il Pd è schierato per il sì» e ricorda che di qui al 2027 «ci sono due anni per arrivare preparati e insediare gruppi di lavoro e commissioni sugli aspetti tecnici, un processo – chiosa – che però duri meno di quanto sta accadendo a Pescara, nella consapevolezza che si tratta di un progetto dalla prospettiva lunghissima di cui si parlerà per i prossimi 80 anni, è per questo – aggiunge – che non ci devono essere polemiche. Molti ventenni credono già adesso che i tre Comuni siano amministrati da un unico ente e in ogni caso per loro i confini non ci sono» conclude Giorno rispondendo anche a chi teme che i trecento milioni di debito di Cosenza siano spalmati su tutti i cittadini del nuovo soggetto amministrativo: «Per i primi cinque anni la fiscalità di Cosenza, Rende e Castrolibero rimarrà separata».
Caligiuri non nega che al netto dei pronunciamenti del Tar e del Consiglio di Stato – decisione che arriva e viene comunicata in tempo reale nei primi minuti della conferenza stampa – «non sono del tutto fugati i dubbi sul processo di fusione a freddo», per questo ringrazia i consiglieri regionali dem per aver procrastinato le scadenze di un biennio. Poi invita a non dimenticare, nel dibattito, la metro leggera e il nuovo ospedale e soprattutto a «fare in modo che i cittadini conoscano le ragioni del sì che – conclude Caligiuri – vincerà, così come sono sicura che tantissima gente andrà a votare». Per Sinistra Italiana – rappresentata anche dal vicesegretario regionale Walter Nocito – parla Maria Pia Funaro, che ribadisce l’urgenza del Piano strutturale associato «facendo tesoro di una progettualità che, come dimostra il Pnrr, favorisce l’aggregazione». Immaginando una «bioregione urbana del Crati nata sulla confluenza» invita a non rifugiarsi in «campanilismi anacronistici o parcellizzazioni»: anche l’ex vicesindaco di Cosenza rimarca da un lato l’impegno del Pd in Consiglio regionale dall’altro il progetto di città unica come «tema storicamente del centrosinistra, un processo nato 50 anni fa con la fondazione dell’Unical e che oggi possiamo portare a compimento pensando al futuro dei nostri figli e non ricorrendo a sillogismi sbagliati, come fa chi accusa i sostenitori del sì di sostenere il presidente Occhiuto e il centrodestra».
«Nessuna resa – ribadisce subito dopo Bianca Rende -, invece di denigrare e demonizzare si faccia capire la portata dell’operazione città unica, consapevoli che la vera sfida è anzi la città europea del futuro, dove recuperare ed includere dei quartieri periferici grazie ai fondi pubblici che arriveranno e dove poter procedere a nuove assunzioni nella pianta organica del personale, così come è accaduto a Corigliano Rossano». Un passaggio da cui trae spunto Giorgia Scarpelli (Uil) per confermare che la città unica potrà essere l’occasione per superare un sottodimensionamento di dipendenti e di risorse: in una città da 110.000 abitanti – conclude la sindacalista – l’area industriale di Rende potrà imporsi come una delle tre più importanti d’Italia. (euf)
Referendum città unica, il rebus quorum e i dubbi sul doppio quesito
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