«La politica è una dimensione della carità», dice Luigi Quintieri, avvocato, docente universitario, autore di musica sacra e da poco sindaco del Comune di Caccuri (Crotone), che conta poco più di 1500 abitanti ed è riconosciuto tra «I Borghi più belli d’Italia». La carità, secondo san Paolo, il teologo di Cristo, è più grande della fede e della speranza, ma è ormai scomparsa dal discorso politico, come se i cattolici si fossero arresi alla laicizzazione integrale dell’esistenza, funzionale al dominio di un capitalismo onnipervasivo che condiziona diritti, servizi e perfino i rapporti all’interno delle comunità locali.
Nella sua affermazione controcorrente, Quintieri esprime un concetto che va oltre la responsabilità di governo: la carità quale principio e programma civico, in un tempo di crescente crisi economica e progressiva emarginazione sociale.
La storia di questo giovane amministratore pubblico è singolare: vive e lavora a Caccuri grazie alla riorganizzazione via Internet del suo studio legale, compone brani di musica sacra diffusi nel mondo, insegna diritto in alcune università e mantiene un legame profondo con il proprio territorio, che chiama «casa» e per cui ha scelto di impegnarsi quale sindaco. «Tutto ciò che faccio – ci spiega – ha l’obiettivo di sostenere il mio territorio, di farlo conoscere fuori e di portarne alto il nome». Con l’intervista di oggi a Quintieri, cui diamo del Tu per via della conoscenza personale, cerchiamo di capire perché il professionista (e musicista) ha deciso di rimanere nel suo paese, trovando il modo per portare avanti il proprio lavoro e per guidare il Comune di Caccuri.
Prima la candidatura, poi l’elezione a sindaco; entrambe sorprendenti, secondo le testimonianze che ho raccolto sul posto. Perché hai accettato questa sfida?
«La candidatura nasce da un desiderio nutrito da oltre 20 anni da buona parte del paese. Ogni volta, la popolazione mi chiedeva di candidarmi e sempre con maggiore insistenza. Proprio quest’anno, non avevo alcuna intenzione di presentarmi. In passato, soprattutto una quindicina di anni fa, ero un po’ motivato a farlo. Nel 2024, invece, non era affatto in previsione l’idea di candidarmi, anche perché avevo in corso una partnership con “Il Sole 24 Ore”, un contratto con l’università e diverse attività di studio e ricerca in ambito legale. Avevo un periodo molto frenetico, che mi impegnava tantissimo. La mia candidatura è nata all’improvviso, senza alcuna programmazione, a fine febbraio dell’anno corrente. L’idea è partita da un gruppo dell’attuale amministrazione, che poi è riuscito a strappare il mio consenso, quasi per sfinimento. Da lì è stato un crescendo di entusiasmo nel portare avanti il progetto politico. Le altre due liste avevano difficoltà a trovare dei candidati. Al contrario, nel giro di alcuni giorni, la nostra lista raggiunse il numero massimo dei candidati possibili, cioè dieci».
Per quali ragioni?
«Abbiamo condotto una campagna elettorale centrata anzitutto sul rispetto delle regole, senza forme di coercizione. Abbiamo cassato la prassi della promessa, che sin dal primo momento abbiamo combattuto e denunciato. Il nostro movimento, “Le Ali per Caccuri”, ha voluto imprimere una spinta per consentire al paese di spiccare un volo di libertà. Caccuri ha tante potenzialità, ma per diverse ragioni, anche di origine politica, negli anni era rimasto immobilizzato».
Come si sta muovendo, adesso, la nuova amministrazione comunale di Caccuri?
«In campagna elettorale avevamo lamentato una bassa attenzione dell’esecutivo uscente rispetto alla manutenzione ordinaria. Perciò, abbiamo assunto iniziative per il miglioramento dei servizi di base: pulizia e decoro urbano. Ci siamo messi subito all’opera: parte della villa comunale è stata pavimentata, abbiamo aggiunto delle panchine nuove e sistemato dei marmi nel belvedere. In quanto alla piazza principale, l’abbiamo resa fruibile, nonostante sottoposta a lavori di ristrutturazione. Inoltre, siamo intervenuti nel cimitero, intanto collocando loculi comunali di emergenza. C’era perfino un defunto senza sepoltura da quasi due anni. Stiamo poi contrastando l’inquinamento ambientale, con la bonifica di vari siti che erano diventati vere e proprie discariche. In proposito, sensibilizziamo le persone a collaborare e cerchiamo di dare la possibilità – almeno in estate è stato fatto più volte – di depositare degli ingombranti nella piattaforma ecologica locale. Ancora, sono in essere tanti progetti: l’acquisto da parte dell’Ente di alcuni immobili siti nel chiostro dell’ex convento dominicano del XVI secolo, al fine di valorizzare questo spazio. Ci stiamo muovendo nello stesso modo anche per quanto concerne parte della villa, che dovrà essere restaurata a breve, in quanto versa in condizioni pessime: negli anni, le radici degli alberi hanno divelto la pavimentazione».
E poi?
«Oltre 2mila metri quadrati di villa comunale sono di proprietà privata, sicché stiamo cercando di acquistare quest’area perché riteniamo necessario che sia destinata alla collettività. Anche in campo sociale e culturale siano operativi. Ora stiamo realizzando delle rampe per l’abbattimento di barriere architettoniche in alcuni edifici, per esempio la chiesa. Nel merito c’è una richiesta di persone che ne hanno bisogno. In campo culturale, stiamo promuovendo molto il nostro territorio, intanto partecipando a fiere sul turismo delle radici. Il prossimo 18 novembre io stesso sarò a Matera e il 25 e il 26 dello stesso mese a Venezia, alla Borsa internazionale del turismo esperienziale. In queste occasioni cercherò, dato che ci sarà un confronto con diversi tour operator di livello internazionale, di promuovere il territorio. Infatti, il turismo, anche delle radici, può essere un indotto importante, del quale si avvertono timidi inizi. In particolare, a Caccuri arrivano dai tre ai cinque pullman al mese. A tal proposito abbiamo, anche con l’aiuto dell’associazione locale “Arte in gioco”, organizzato un tour del paese con delle visite guidate, prenotabili tramite il sito del Comune».
Tu sei partner ufficiale del “Sole24 ore”, professore in più università, avvocato, economista, consulente e persino autore di approfondimenti televisivi. Tutte queste attività le svolgi da Caccuri, di cui sei sindaco. Di fronte allo svuotamento inarrestabile delle aree interne, la tua scelta è un modello per le nuove generazioni, un esempio di incoraggiamento?
«La trasformazione digitale del mio studio da avvocato nasce intorno al 2020, con le limitazioni conseguenti al coronavirus. All’epoca avevo studi fisici a Crotone, a Roma, a Rende e a Caccuri. Non ho mai abbandonato il mio paese, anche perché è stata la prima sede del mio studio legale e in precedenza del mio studio musicale, in quanto insegnavo musica. Di fronte ai problemi del Covid ho pensato, insomma, di offrire i miei servizi a livello nazionale, attraverso la rete Internet. Quindi, ho aperto un sito ad hoc e ho iniziato con il marketing in rete. Da lì è nato una sorta di network dello studio digitale, che raccoglie utenti in tutta Italia e si occupa di un settore specifico: il diritto bancario e finanziario e il sovraindebitamento, materia che trattano pochi studi, viste le competenze giuridiche e matematiche che essa richiede. Per inciso, io sono anche laureato in Economia aziendale».
Il Covid come opportunità?
«Sì, prima lavoravo con grosse società di perizie del nord Italia. Ne scrivevo almeno 100 alla settimana. Poi, a causa del fermo obbligato della pandemia, ho dovuto inventare questa nuova modalità, ormai diventata una specie di format. Tutto avviene in rete: dalle consulenze, prenotate on line e rese in video, alla continuazione del percorso in caso di incarico. Faccio tantissime consulenze gratuite, a volte ci passo giornate intere. Alla fine, però, c’è sempre qualcuno che sceglie di farsi gestire la propria pratica. Inoltre, chi va sul sito può verificare ciò che è stato fatto negli anni su questa materia, può vedere le pubblicazioni contenute in riviste specializzate e i libri delle case editrici che editano testi di diritto. E poi ci sono i feedback e le recensioni, che su Google sono tantissime».
Che cosa ti ha spinto a non lasciare Caccuri?
«Come dicevo, non ho mai abbandonato il mio paese. Ovunque sia andato per motivi di lavoro, poi sono tornato sempre nel mio territorio: a Caccuri o a Rende, dove ho anche abitazione e studio. In sostanza, ho sempre avuto un grande desiderio: rimanere nella mia terra per stare vicino agli affetti, cioè ai miei genitori e ai miei suoceri, tutte persone anziane che non hanno una grande famiglia pronta a intervenire in caso di necessità. Questa è stata la ragione che mi ha spinto a restare. L’anno scorso ho avuto la tentazione di trasferirmi, perché avevo avuto una proposta da un’università estera. Rimanere, tuttavia, a volte mi è costato anche molto caro: faccio tanti sacrifici per formarmi in questi settori alquanto impegnativi, per avere contatti, per lavorare, per partecipare ai convegni, per insegnare all’università e per seguire i clienti. Noi risentiamo delle difficoltà logistiche in ambito locale, talvolta della mancanza di collegamenti aerei e ferroviari che permettano spostamenti più agevoli. Però sono orgoglioso di ciò che riesco a fare anche grazie alla rete, che peraltro mi permette di intervenire a webinar di primo piano».
Al di là del riconoscimento di Caccuri quale borgo tra i più belli d’Italia, come definiresti il tuo paese?
«La mia casa, in cui abitano i ricordi del cuore, tante emozioni e la gioia dei periodi più belli della mia vita, trascorsi nella fanciullezza, nella serenità e tra le strade dell’infanzia. Per me Caccuri costituisce la casa, l’origine, il momento in cui si concilia la mia vita con le radici personali».
In una delle tue biografie, ho letto l’espressione «cattolico impegnato». Oggi che cosa vuol dire l’impegno dei cattolici, soprattutto in politica?
«Questo è un aspetto che per molti versi mi aveva quasi allontanato dalla politica, che vedevo con occhi di condanna come tanti altri. Invece oggi mi rendo conto, anche in virtù degli insegnamenti di Papa Francesco, che la politica è un’altra forma di carità. Non solo: credo che in questo momento, nel nostro territorio, c’è necessità di politici che siano cristiani, di politici che abbiano valori anche cattolici e comunque cristiani. Essere cristiano significa proiettarsi verso l’altro, prenderne la croce, aiutarlo a portarla. Quindi ci vuole molta pazienza, molta umiltà e soprattutto onestà. In politica tende a mancare la carità, troppe persone pensano a loro stesse. Noi cristiani, invece, dobbiamo essere portatori dei valori evangelici, anche nell’ambito politico».
Tu sei un autore di musica sacra. Come nasce questa passione?
«Sin da bambino, mi sono sempre occupato dell’animazione liturgica nelle chiese del mio paese. Poi ho studiato Musica liturgica e ho conseguito il relativo diploma. Dopo ho studiato Preparazione vocale e Direzione di coro. La mia formazione musicale ha riguardato, appunto, la musica sacra. Ho composto diversi inni, alcuni dei quali hanno avuto diffusione internazionale, sono diventati noti e sono stati tradotti in più lingue. Devo dire che sono stati venduti migliaia di cd con i miei brani. Ogni lavoro discografico, però, è stato finalizzato ad opere benefiche; intanto a favore dell’Associazione europea amici di san Rocco, nello specifico per realizzare in Tanzania dei lazzaretti e dei pozzi artesiani, successivamente per restaurare la mensa dei poveri nella chiesa romana del santo. Per quanto riguarda gli ultimi dischi, li ho dedicati al santuario della Madonna dello Scoglio, che si trova nel Reggino, a Santa Domenica di Placanica».
Perché?
«Al fine di contribuire, per quanto possibile con la vendita di dischi, alla realizzazione del grande santuario lì richiesto dalla Vergine Maria, nel 1968, a fratel Cosimo Fragomeni. Si tratta di un santuario, di un luogo di culto privilegiato, come tale riconosciuto di recente dalla Santa Sede. Io ho un rapporto personale con fratel Cosimo: ogni volta che vado lì, è sempre felice di vedermi. Peraltro, in quella zona ho tanti amici. Una delle prime cose che ho fatto da sindaco, è stata affidare il mio paese alla protezione della Madonna dello Scoglio. Anche di recente sono stato lì, per la Giornata mondiale del creato, e ho avuto modo di parlare un bel po’ con Fratel Cosimo».
La musica sacra come strumento di carità?
«Sì. Attualmente, poi, dirigo le corali polifoniche di Caccuri, Castelsilano e Cotronei. L’anno scorso, invece, ho scritto l’inno di san Nicola, che nel febbraio 2023 ho presentato nella basilica patriarcale del santo, a Bari. In quella sede, l’inno ha suscitato molto interesse, al pari dell’inno europeo di san Rocco, che è diventato ufficiale».
Che cosa ne trai interiormente?
«Anche da questo punto di vista mi sento gratificato, nel senso che la “mia” musica sacra, fatta sempre partendo dal mio piccolo paese, è arrivata in tutto il mondo. Nel 2021, per esempio, ho portato il coro di Caccuri a cantare le mie composizioni nella basilica di San Pietro. C’è sempre un filo conduttore tra ciò che faccio e il mio paese. Cerco, insomma, di dare tutto quello che posso al mio territorio, anche attraverso le mie attività e per mezzo della musica. Penso che ognuno di noi debba credere nella forza delle proprie origini e mettersi al servizio della propria comunità». (redazione@corrierecal.it)
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