Un centinaio di studenti ha partecipato a Bologna al corteo per il ‘No Meloni Day’, durante il quale c’è stato anche il flash mob di una decina di studentesse che sono rimaste in reggiseno e hanno esposto un cartello con la scritta: “Disarmiamo il patriarcato”. Il corteo è partito da piazza Verdi, in zona universitaria, scortato e sorvegliato strettamente dalle Forze dell’ordine in tenuta antisommossa, dopo gli scontri di sabato scorso in zona stazione. A prevalere gli striscioni in difesa della Palestina ed è spuntato anche un cartello con la foto di Giorgia Meloni e la scritta “Complice del genocidio”.
Poi, all’altezza di via Indipendenza, c’è stata l’iniziativa delle studentesse che si sono spogliate, qualcuna rimanendo solo in reggiseno e mutandine, per ricalcare il gesto di protesta di qualche giorno fa della studentessa iraniana che si è spogliata in un campus universitario a Teheran contro l’obbligo del velo e le proibizioni imposte alle donne. L’atto di protesta era anche contro la violenza sulle donne e i femminicidi – è stata ricordata Giulia Cecchettin, uccisa un anno fa – e per rivendicare la libertà di abortire e la contrarietà alla presenza delle associazioni pro-vita nei consultori, come suggerito dalla candidata del centrodestra alle regionali, Elena Ugolini.
Il corteo degli studenti a Bologna si è concluso in piazza San Francesco dove gli studenti hanno bruciato il testo della legge sulla scuola promossa dal ministro Valditara. Slogan contro Valditara, Meloni, ma anche Piantedosi, anche in relazione agli scontri di sabato scorso.
«Anche oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos in alcune piazze, ad opera dei soliti facinorosi. Diversi agenti delle Forze dell’Ordine sono finiti al pronto soccorso a causa di ordigni e scontri. La mia totale solidarietà va a tutti gli agenti feriti, con l’augurio di una pronta guarigione». Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni. «Spero – aggiunge – che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni». Un centinaio di studenti ha partecipato a Bologna al corteo per il ‘No Meloni Day’, durante il quale c’è stato anche il flash mob di una decina di studentesse che sono rimaste in reggiseno e hanno esposto un cartello con la scritta: “Disarmiamo il patriarcato”. Il corteo è partito da piazza Verdi, in zona universitaria, scortato e sorvegliato strettamente dalle Forze dell’ordine in tenuta antisommossa, dopo gli scontri di sabato scorso in zona stazione. A prevalere gli striscioni in difesa della Palestina ed è spuntato anche un cartello con la foto di Giorgia Meloni e la scritta “Complice del genocidio”.
Poi, all’altezza di via Indipendenza, c’è stata l’iniziativa delle studentesse che si sono spogliate, qualcuna rimanendo solo in reggiseno e mutandine, per ricalcare il gesto di protesta di qualche giorno fa della studentessa iraniana che si è spogliata in un campus universitario a Teheran contro l’obbligo del velo e le proibizioni imposte alle donne. L’atto di protesta era anche contro la violenza sulle donne e i femminicidi – è stata ricordata Giulia Cecchettin, uccisa un anno fa – e per rivendicare la libertà di abortire e la contrarietà alla presenza delle associazioni pro-vita nei consultori, come suggerito dalla candidata del centrodestra alle regionali, Elena Ugolini.
Il corteo degli studenti a Bologna si è concluso in piazza San Francesco dove gli studenti hanno bruciato il testo della legge sulla scuola promossa dal ministro Valditara. Slogan contro Valditara, Meloni, ma anche Piantedosi, anche in relazione agli scontri di sabato scorso.
“Anche oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos in alcune piazze, ad opera dei soliti facinorosi. Diversi agenti delle Forze dell’Ordine sono finiti al pronto soccorso a causa di ordigni e scontri. La mia totale solidarietà va a tutti gli agenti feriti, con l’augurio di una pronta guarigione». Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni. “Spero – aggiunge – che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni”.
Il diritto di espressione e di manifestazione sono sacrosanti, ma devono realizzarsi sempre in un contesto di civiltà. Non sono accettabili le violenze che oggi si sono registrate in diverse mobilitazioni studentesche all’indirizzo del presidente del consiglio Meloni e di alcuni ministri della Repubblica: Valditara, Bernini e Salvini su tutti. A loro va la mia piena solidarietà, nella speranza che questo clima di odio trovi argini saldi e ferme condanne unanimi. Le scene che abbiamo visto a Torino e in altre piazze sono inverosimili in un Paese civile e democratico”. Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia.
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