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Referendum città unica, il rebus quorum e i dubbi sul doppio quesito

Nocito, docente di Diritto pubblico Unical: «Nel decreto di indizione si parla di quesito singolo ma in realtà sono due». Voci a confronto alla Cgil

Pubblicato il: 15/11/2024 – 11:28
Referendum città unica, il rebus quorum e i dubbi sul doppio quesito

COSENZA «Dalla Cgil nessuna indicazione di voto»: Massimiliano Ianni, segretario generale della Cgil Cosenza, chiarisce subito la posizione del sindacato sul referendum del 1° dicembre sulla fusione Cosenza-Rende-Castrolibero aprendo il partecipato dibattito tra pro e contro ospitato ieri sera alla Camera del Lavoro e moderato da Graziella Secreti. Al netto delle posizioni e degli orientamenti più o meno favorevoli al comune unico, è emersa da più parti la proposta di inglobare nel futuribile Comune unico anche Montalto Uffugo e i casali, mentre è toccato a Walter Nocito, decente di Diritto pubblico all’Unical, entrare nei temi più tecnici: anzitutto chiarisce che la legge Delrio (2014) ha regionalizzato la materia delle fusioni togliendo potere allo Stato (l’unico testo di riferimento è il Tuel, non aggiornato) poi segnala una anomalia: il quesito è singolo ma sono due nel decreto di indizione firmato il 7 ottobre scorso dal presidente Occhiuto, uno sul sì/no e uno sul nome, e su questo si potrebbe sollevare qualche dubbio anche in sede giuridica; c’è poi il nodo quorum, che in realtà non è contemplato ma – nota Nocito – “il 40% sarebbe un dato politico” che avrebbe una valenza anche in relazione al cosiddetto pdl Caputo. Infine la tempistica: “Il 2027? Magari” ironizza il docente, riportando il caso di Pescara e della nascitura “Mesocittà dell’Adriatico” la cui prima scadenza era il 2018, poi slittata al 2022 e ancora in attesa di definizione. “Di certo – conclude Nocito – il tema è importante e la città unica qui sarebbe un unicum in Italia”.

 «Trasformiamo il referendum in una costituente e un cantiere aperto a tutti»

Al dibattito erano presenti anche altri due tecnici, Gilda Catalano e Rosanna Nisticò – docenti di Sociologia dell’ambiente e del territorio e di Economia applicata – oltre ad Antonio Costabile, docente di Sociologia politica:  «Castrolibero è un quartiere dormitorio mentre Montalto sembra il convitato di pietra, eppure è il Comune maggiormente in espansione», esordisce per poi attaccare quello che definisce  «il partito trasversale del mattone e della sanità privata tenuto insieme dalla massoneria in una città con dieci sedi del Rotary al posto delle sezioni di partito e una sede del Goi che non esiste ad Arezzo o Firenze». La proposta di Costabile è quella di  «avviare il cantiere della Nuova Cosenza aperto a tutti, associazionismo, professioni e imprenditori oltre che semplici cittadini: trasformiamo il referendum in una costituente tornando al sindacato dei cittadini, agendo dal basso in nome del gramsciano pessimismo della ragione contro l’ottimismo della volontà».

Sangineto:  «A Cosenza metastasi cementizia». Leporace:  «Principe candidato sindaco della città unica»

Paride Leporace lancia la candidatura di Sandro Principe – presente nel pubblico accanto ad altri esponenti storici della sinistra e del sindacato dell’area urbana – a sindaco di un cartello socialista progressista, mentre le ragioni del No sono affidate a Battista Sangineto, docente di Metodologia della ricerca archeologica, secondo cui la fusione porterebbe a un “agglomerato” simbolo del neoliberismo capitalista: una “Bigness” (gigantismo urbanistico) che anche a Cosenza si manifesta attraverso una “metastasi cementizia” già visibile tra il palazzone di viale Trieste e la torre Arborea di viale Mancini, in attesa dell’hotel 5 stelle di via Popilia. Anche questa una anomalia – fa notare Sangineto – se solo si pensa che a Cosenza il 21% delle case è vuoto (a Rende 17%): “Perché si deve costruire ancora?”, si chiede lo studioso. Infine i dubbi sui fondi, argomento forte dei favorevoli alla fusione: “Dal 2022 al 2024 sono stati solo due milioni l’anno, con i tagli annunciati per gli enti locali potrebbero essere ancora meno”. In platea Emilio Viafora annuisce. (euf)

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