COSENZA «Dalla Cgil nessuna indicazione di voto»: Massimiliano Ianni, segretario generale della Cgil Cosenza, chiarisce subito la posizione del sindacato sul referendum del 1° dicembre sulla fusione Cosenza-Rende-Castrolibero aprendo il partecipato dibattito tra pro e contro ospitato ieri sera alla Camera del Lavoro e moderato da Graziella Secreti. Al netto delle posizioni e degli orientamenti più o meno favorevoli al comune unico, è emersa da più parti la proposta di inglobare nel futuribile Comune unico anche Montalto Uffugo e i casali, mentre è toccato a Walter Nocito, decente di Diritto pubblico all’Unical, entrare nei temi più tecnici: anzitutto chiarisce che la legge Delrio (2014) ha regionalizzato la materia delle fusioni togliendo potere allo Stato (l’unico testo di riferimento è il Tuel, non aggiornato) poi segnala una anomalia: il quesito è singolo ma sono due nel decreto di indizione firmato il 7 ottobre scorso dal presidente Occhiuto, uno sul sì/no e uno sul nome, e su questo si potrebbe sollevare qualche dubbio anche in sede giuridica; c’è poi il nodo quorum, che in realtà non è contemplato ma – nota Nocito – “il 40% sarebbe un dato politico” che avrebbe una valenza anche in relazione al cosiddetto pdl Caputo. Infine la tempistica: “Il 2027? Magari” ironizza il docente, riportando il caso di Pescara e della nascitura “Mesocittà dell’Adriatico” la cui prima scadenza era il 2018, poi slittata al 2022 e ancora in attesa di definizione. “Di certo – conclude Nocito – il tema è importante e la città unica qui sarebbe un unicum in Italia”.
Al dibattito erano presenti anche altri due tecnici, Gilda Catalano e Rosanna Nisticò – docenti di Sociologia dell’ambiente e del territorio e di Economia applicata – oltre ad Antonio Costabile, docente di Sociologia politica: «Castrolibero è un quartiere dormitorio mentre Montalto sembra il convitato di pietra, eppure è il Comune maggiormente in espansione», esordisce per poi attaccare quello che definisce «il partito trasversale del mattone e della sanità privata tenuto insieme dalla massoneria in una città con dieci sedi del Rotary al posto delle sezioni di partito e una sede del Goi che non esiste ad Arezzo o Firenze». La proposta di Costabile è quella di «avviare il cantiere della Nuova Cosenza aperto a tutti, associazionismo, professioni e imprenditori oltre che semplici cittadini: trasformiamo il referendum in una costituente tornando al sindacato dei cittadini, agendo dal basso in nome del gramsciano pessimismo della ragione contro l’ottimismo della volontà».
Paride Leporace lancia la candidatura di Sandro Principe – presente nel pubblico accanto ad altri esponenti storici della sinistra e del sindacato dell’area urbana – a sindaco di un cartello socialista progressista, mentre le ragioni del No sono affidate a Battista Sangineto, docente di Metodologia della ricerca archeologica, secondo cui la fusione porterebbe a un “agglomerato” simbolo del neoliberismo capitalista: una “Bigness” (gigantismo urbanistico) che anche a Cosenza si manifesta attraverso una “metastasi cementizia” già visibile tra il palazzone di viale Trieste e la torre Arborea di viale Mancini, in attesa dell’hotel 5 stelle di via Popilia. Anche questa una anomalia – fa notare Sangineto – se solo si pensa che a Cosenza il 21% delle case è vuoto (a Rende 17%): “Perché si deve costruire ancora?”, si chiede lo studioso. Infine i dubbi sui fondi, argomento forte dei favorevoli alla fusione: “Dal 2022 al 2024 sono stati solo due milioni l’anno, con i tagli annunciati per gli enti locali potrebbero essere ancora meno”. In platea Emilio Viafora annuisce. (euf)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x