COSENZA I 10 milioni l’anno per 15 anni ci sono, i debiti di Cosenza non ricadranno sui cittadini degli altri due Comuni e il differimento al 2027 sarà una promessa mantenuta. Tre argomenti granitici ribaditi oggi pomeriggio nel corso dell’incontro promosso all’Italiana Hotels dal circolo cosentino di Nazione Futura, con i vertici del centrodestra tra i relatori, per esporre le ragioni del Sì alla fusione. Un percorso che Vincenzo Campanella (coordinatore cittadino del think tank di area centrodestra), introducendo il convegno, fa risalire all’allora sindaco Mario Occhiuto, che non a caso è il primo a intervenire: a chi parla di identità il senatore azzurro ricorda che «non riguarda certo le amministrazioni, e qui vicino c’è Donnici con le sue tradizioni legate alla viticoltura a ricordarcelo», mentre sui servizi sottolinea che miglioreranno così come si ridurranno i costi della politica. «110mila abitanti – riflette l’ex primo cittadino – sono il minimo per un’entità comunale che equivale a un quartiere di Roma…».
«Nessun dubbio sul differimento dal 2025 al 2027, io stessa ho firmato l’emendamento del Pd», chiarisce la consigliera regionale Luciana De Francesco (FdI), che da un lato risponde alle accuse mosse al centrodestra in Regione di aver imposto una «legge fascista» (che piuttosto fa seguito a «una richiesta di concretezza arrivata dal basso, cioè dai cittadini») e dall’altro non ha dubbi sulla sua costituzionalità («ci siamo affidati alle competenze dell’assistenza giuridica»). Il senatore Fausto Orsomarso rivendica un percorso indirizzato «dall’alto e governato dalla politica come abbisogna nei momenti di riforme importanti», il che «è una novità, non una anomalia. Inoltre – ragiona il meloniano – nel mondo che cambia bisogna unirsi, neanche la Calabria può farcela da sola se non pensa in ottica “South Italy”, il Tirreno cosentino potrebbe ragionare unito, nei 98 chilometri che vanno da Amantea a Tortora, unite magari dall’Alta Velocità. Basta col provincialismo ma anche con i complottisimi di chi evoca sempre doppi fini».
Alla parlamentare salviniana Simona Loizzo tocca invece tranquillizzare gli scettici sui debiti «che non saranno spalmati sui cittadini del comune unico perché ci sono dei fondi per armonizzare il bilancio». Allo stesso modo, Pierluigi Caputo (Forza Italia), intestatario del pdl sul quesito, rassicura su un altro “totem” della campagna referendaria: «I 10 milioni l’anno per 15 anni ci sono eccome – spiega il consigliere e vicepresidente del Consiglio regionale – in base a un vecchio decreto Draghi convertito dal governo Meloni, è lo stesso finanziamento straordinario accordato a casali del Manco. La presunta mancanza di questi fondi, così come i dubbi su chi pagherà il debito, è un argomento usato strumentalmente dai sostenitori del No».
Nicola Leone, Fausto Orsomarso, Simona Loizzo, Mario Occhiuto e Luciana De Francesco? Ora che le posizioni sono chiare e anche la consultazione è stata blindata da Tar e Consiglio di Stato, il gioco è il toto-candidato. Chi propende per un tecnico pensa al rettore dell’Unical, che con il governatore Occhiuto ha disegnato il policlinico universitario – non a caso uno degli argomenti principe del dibattito, insieme all’ateneo – e dal fratello senatore Mario è stato difeso quando il Comitato dei cittadini rendesi ne ha criticato un’uscita ritenuta irrituale. Chi pensa a una figura politica con un cursus honorum adeguato potrebbe virare su Orsomarso («essere il primo sindaco del nuovo comune unico sarebbe un sogno» si sbilancia lui per poi schernirsi), che parte dai collettivi universitari e arriva a Palazzo Madama passando da Palazzo dei Bruzi e Palazzo Campanella. Il sindaco del decennio pre-Caruso non può certo mancare ma volendo ipotizzare un nome di rottura perché non una donna? Guardando al tavolo di questo pomeriggio basterebbe scegliere tra chi di fatto ha dato un’accelerata al processo fusione («c’è tutto il tempo – risponde Loizzo – ma serve una figura autorevole come Mario Occhiuto o come fu Mancini in passato, o ancora come è Adriana Poli Bortone a Lecce») e a chi lo ha poi incardinato in Regione, quella Luciana De Francesco che vanta a sua volta, a dispetto della giovane età e della prima esperienza in una assemblea elettiva, una lunga militanza nella stessa “cantèra” che ha poi espresso a livello nazionale la classe dirigente meloniana attualmente al governo. Sarà pure fantapolitica, ma c’è da scommettere che dal 2 dicembre, in caso di vittoria dei Sì, quello del candidato sindaco sarà uno dei temi sul tavolo per (almeno) due anni. (e.furia@corrierecal.it)
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