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sette giorni di cattivi pensieri

La città unica a Cosenza la ‘ndrangheta l’ha già realizzata

Costerà 345 euro tornare in treno a Natale da Milano a Reggio. Un happening al Rendano per la biografia del cantante cosentino Mario Gualtieri

Pubblicato il: 16/11/2024 – 7:05
di Paride Leporace
La città unica a Cosenza la ‘ndrangheta l’ha già realizzata

COSENZA Ho partecipato ad un serrata dibattito sul referendum per unire i tre comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero organizzato dalla Cgil. Un dibattito molto a sinistra con immancabili divisioni durato tre ore e seguito con effervescente partecipazione. Molti nì insieme a sostenitori del sì e del no. Negli interventi non preordinati i contributi più segnanti quelli di Giacomo Mancini e Franco Iacucci a favore dell’unione e quello di Sandro Principe schierato sul mantenimento delle tre amministrazioni. Negli interventi non sono mancate accuse a poteri forti, massonici e trasversali come pupari del referendum. Mi sembrano solo boati di complottismo e luoghi comuni. Da sostenitore del Sì, mi sono permesso di far notare all’assemblea un aspetto più realista della vicenda e che si dimentica di non considerare. C’è già chi l’unione del territorio l’ha attuata ed è la ‘ndrangheta cosentina che da tempo agisce nei tre territori confinanti e con pesanti infiltrazioni nell’edilizia delle molte case vuote che odorano tanto di riciclaggio di soldi illeciti in un ciclo del cemento molto apprezzato nella città delle apparenze e del consenso.
Pur orientati dalla sana bussola del garantismo, dobbiamo constatare che a Rende l’amministrazione comunale è sciolta per infiltrazione mafiosa, che nonostante due assoluzioni la Procura in queste ore ricorre in Cassazione nel processo “Sistema Rende”, che il sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, è sotto processo per presunti rapporti con la mafia locale e a Cosenza è in carica l’assessore Francesco De Cicco imputato nel processo Reset (ha scelto il rito abbreviato, ndr). In una recente udienza, il collaboratore di giustizia, Checcho Greco, con tutti i benefici del dubbio necessari ad apprendere queste rivelazioni, ha raccontato al Tribunale di essersi recato personalmente su mandato del suo capo Roberto Porcaro a bussare a danari all’assessore De Cicco ottenendo 2.500 euro, la gola profonda ha anche detto che i capi cosca vantavano un credito a molti zero dal politico popiliano per sostenere il suo circolo ricreativo non mancando di aggiungere dell’aiuto istituzionale di De Cicco per l’apertura di un campo di calcio di un figliolo del capodecina Mario Piromallo. L’assessore, su cui pende una richiesta di condanna a 4 anni e 10 mesi, aspetta la sentenza entro l’anno, ed è al momento da considerarsi persona innocente.
Si ha la palpabile impressione che questi episodi apparentemente slegati l’un l’altro non interessano e non scaldano schieramenti e comitati. Siamo ancora “a sono fatti loro”, eppure è cronaca nera e a volte nerissima. Nei territori dei tre comuni le richieste di estorsione sono all’ordine del giorno e colpiscono finanche i circoli ricreativi.
Il futuro procuratore di Catanzaro, Salvatore Curcio, in una partecipata lezione con tanti studenti all’Unical, la massima istituzione culturale dell’area urbana ha detto che «Le cosche si nutrono dei nostri silenzi e della nostra indifferenza». Lo stesso silenzio e indifferenza che avvolge il dibattito per il referendum sulla città unica e che se mai nascerà auspichiamo che sia dendranghetizzata. A prescindere dai si, dai no, e dai ni.

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Vittorio Palermo

Dopo 17 mesi di carcere duro, 19 agli arresti domiciliari e 5 mesi di obbligo di dimora a Cosenza e Rende con rientro a casa alle 8 di sera, l’incensurato amministratore dell’hotel Eurolido di Falerna e ricercatore universitario dell’Unical, Vittorio Palermo, si è visto revocare l’ultimo provvedimento restrittivo emanato nei suoi confonti come imputato di associazione mafiosa. Per avere la sentenza definitiva passeranno anni. Non conosciamo l’esito, ma applicare per oltre tre anni pene preventive di tale durezza ad un incensurato sfiorato dagli indizi e dal sospetto non è degno di uno stato di Diritto.

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Grazie all’accordo tra la Regione e la compagnia Ryanair da marzo del prossimo anni avremo nuove rotte aeree da Lamezia Terme verso Bucarest, Breslavia, Madrid e Trieste, e da Crotone verso Düsseldorf. Tutto bene, ma non vanno altrettanto bene le tariffe per il trasporto, soprattutto per i costi di chi deve tornare in Calabria per le vacanze di Natale e Capodanno. Vantiamo infatti il record di prezzo natalizio sulla tratta Milano-Reggio Calabria su Trenitalia che il 20 dicembre costa 345 con un cambio a Roma e 9 ore e 26 minuti di viaggio. Secondo le associazioni dei consumatori i biglietti dei rientri natalizi sono nuovamente aumentati rispetto al 2023 nell’ordine medio del più 33 per cento per il viaggio in aereo e in bus e del 20 per cento quelli con il treno. Possibile che nessuna fora politica sia interessata a calmierare questa usuraia indecenza?

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Spioni abusivi da parte di forze dell’ordine infedeli non solo a Milano e Perugia ma anche in Calabria con banche dati poche difese e tutelate. Ermes Antonucci, in un’approfondita inchiesta su tutto il territorio nazionale pubblicata dal Foglio diligentemente segnala che a fine ottobre a Cosenza sono stati condannati in primo grado con pesanti condanne un avvocato e due finanzieri accusati di accesso abusivo ai sistemi informatici e corruzione. Le due Guardie gialle sono state ritenute responsabili di aver estratto illegalmente i dati di 160.000 persone in tutta Italia dalla banca dati dell’Inps vendendoli poi alla società informatica dell’avvocato che li ha commercializzati a proprio vantaggio. Del mese scorso, invece, l’inchiesta che vede indagato a Lamezia un maresciallo della Guardia di Finanza, sospettato di essersi introdotto illegalmente nel sistema informatico giudiziario per passare informazioni su procedimenti penali da fornire a chi ne aveva interesse. Forse è il caso di rafforzare i sistemi informatici con dati sensibili che richiedono maggiore investimenti e lavoro per gli alert da rafforzare su questo delicato crinale della nostra vita contemporanea.

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Domenica prossima al teatro Rendano alle 18 più che una presentazione avrà il sapore dell’happening e della festa popolare la prima uscita del volume “Un divo nella nebbia. Mario Gualtieri. L’artista e l’uomo” scritto da Claudio Dionesalvi e Sergio Crocco. Per l’occasione otto cantanti cosentini si esibiranno eseguendo alcune delle canzoni del popolare personaggio. Ingresso gratuito e i proventi delle vendite del libro saranno donate alla Terre di Piero per costruire un parco giochi accessibili ai bambini disabili di Zanzibar in Tanzania. Poteva essere un semplice bancario della Cassa di Risparmio qual è stato, e invece Mario Gualtieri da Cosenza, quartiere Casali con stretti rapporti con il confinante Spirito Santo, per passione e talento si è tramutato nel cantore identitario della sua Cosenza e icona folk pop di almeno tre generazioni. Nel suo impegno artistico Mario Gualtieri, morto a 78 anni nel 2018 è stato capace di intercettare il sentimento del suo popolo e del suo pubblico. Ha il merito di aver preso dal reuccio Claudio Villa quel capolavoro identitario che è “Buonanotte Cosenza” che altrimenti sarebbe finita confinata in archivio senza il riuso di Mario Gualtieri che permette ancora oggi a chi sta lontano dalla città di inumidirsi gli occhi ascoltandola nei moderni social, e non è neanche un caso che Brunori l’abbia scelta come canzone finale in scaletta del suo ultimo concerto cosentino. E scrivendo questa nota mi chiedo? Se fosse vivo, Mario Gualtieri, come avrebbe votato al referendum sulla città unica a Cosenza? (redazione@corrierecal.it)

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