VIBO VALENTIA Migliaia di euro al giorno con le “gite in barca”, le “imposizioni” ai villaggi e la «passione per la politica locale» del padre. Il collaboratore di giustizia Antonio Accorinti, ascoltato nelle scorse settimane nelle udienze del processo Maestrale, torna a parlare degli interessi della ‘ndrangheta nel settore delle escursioni, raccontando anche quelli nelle competizioni elettorale del paese. Infiltrazioni che erano già emerse dalle carte dell’inchiesta, in cui si ricostruivano gli interessi del clan Bonavita di Briatico dietro una società di “gite in barca” lungo la Costa degli Dei. Anche i La Rosa di Tropea avrebbero avuto un ruolo nella gestione, imponendo un «tributo» da versare per ogni passeggero. Sul tema torna nuovamente Accorinti, raccontando la gestione della società da lui creata e favorita dai “rapporti” con i villaggi. Un giro di affari che avrebbe poi aiutato anche nelle competizioni politiche, garantendo un bacino di voti alle tornate elettorali.
Il collaboratore ribadisce di aver seguito gli affari criminali della famiglia dal 2007 in poi, in precedenza «mio padre mi teneva escluso». È da quell’anno in poi che Antonio Accorinti inizia insieme a Nino Accorinti, suo padre e presunto boss con potere territoriale su Briatico, inizia a gestire le imbarcazioni in partenza dalla Costa degli Dei. Il pentito, rispondendo alle domande dell’avvocato Bagnato, rivela di «aver preso una barca in conto vendita, in affitto» da una società di navigazione e, allo stesso tempo, «volevamo comprare una motonave da un soggetto di Lipari». Quest’ultimo affare saltato per l’arresto del padre con l’operazione Costa Pulita, avvenuto poco dopo.
«Durante il periodo di detenzione di mio padre – continua Accorinti – con Filippo Niglia abbiamo contattato queste persone di Ischia e abbiamo deciso di fare questa nuova società e avvalerci della collaborazione di questi signori, che avevano delle motonavi a disposizione». Un’attività che avrebbe garantito ad Accorinti ingenti somme di denaro: «In una stagione, con una barca, facevamo un pieno tutti i giorni, 340 persone al giorno, a una media di 32 euro a persona. Io la mattina, tornavo dall’imbarco con circa quei 10, 12, 15 mila euro in contanti, una mattina, solo con una barca». Migliaia di euro al giorno con una sola barca per una stagione che, come piega Accorinti, con il buon tempo partiva dal 25 aprile in poi.
Non solo infiltrazioni nell’economia, ma anche interessi espliciti nel mondo politico. Accorinti parla di una vera e propria «passione per la politica locale» del padre. «Mio padre, anche quando non ero nato io, si era già interessato alla politica. È stato assessore, consigliere, pure quando io ero piccolissimo, prima che io nascessi si era già presentato per come ho saputo». Quando qualcuno della famiglia non si presentava, sarebbe stata comunque appoggiata una delle liste. Anche in virtù del consenso ottenuto garantendo posti di lavoro nel villaggio di famiglia: «Tutti quelli delle pulizie li assumevamo noi, mentre il ristorante lo davamo in gestione e quindi poi chi gestiva il ristorante doveva assumere di conseguenza personale per poter effettuare il servizio di ristorazione e poi noi ci occupavamo anche di assumere i guardiani di notte, diciamo, i custodi». Circa «40-50 unità» che venivano assunte e a cui poi veniva chiesto il voto. In caso di sconfitta alla tornata elettorale, specifica Accorinti, «si accettava la sconfitta ed eravamo tagliati fuori». (Ma.Ru.)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x