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il racconto

La leggenda di William Addis

Nel 1734 a Londra, nel quartiere di Islington, si trovava Clerkenwell, quella che oggi noi chiameremmo un’”isola artigianale”, dove falegnami, scultori, fabbri, intagliatori, fabbricanti di pipe, …

Pubblicato il: 17/11/2024 – 17:17
di Antonello Commisso
La leggenda di William Addis

Nel 1734 a Londra, nel quartiere di Islington, si trovava Clerkenwell, quella che oggi noi chiameremmo un’”isola artigianale”, dove falegnami, scultori, fabbri, intagliatori, fabbricanti di pipe, tessitori di tappeti e innumerevoli altri lavoratori avevano le loro botteghe.
La leggenda vuole che in una fra le tante manifatture sartoriali, lavorasse come merlettaia Catherine Addis di 19 anni, dai capelli rossi e gli occhi azzurri,  che un giorno, vedendo a torso nudo l’aiuto fabbro Jasper Starling, se ne innamorò per la perfezione del suo fisico scultoreo.
Jasper, di 26 anni, sposato e già padre di tre figli, non si lasciò scappare l’occasione e nascondendo il suo stato familiare e con promessa di matrimonio e giuramenti di amore eterno, in meno un mese di fulminea relazione mise incinta Catherine e altrettanto fulmineamente dopo un mese la abbandonò.
Catherine fu cacciata da casa dal padre ma, nonostante la giovanissima età, dopo pianti irrefrenabili per l’inganno subito, si dimostrò forte e volitiva, decidendo di tenere il bambino o bambina che fosse.
Così, sempre secondo la leggenda, la vigilia di Natale del 1734, col concorso di un’esperta ostetrica nacque con difficoltà un maschio, che la ricamatrice volle chiamare William e, non avendo padre, gli diede il suo cognome: Addis.
I primi anni del bambino  trascorsero con l’aiuto e l’assistenza della sessantacinquenne e generosa vedova Cachpole, che lo teneva volentieri in casa propria per due scellini a settimana, fino all’arrivo, anche a notte fonda,  della madre.
Catherine, essendo una merlettaia, faceva i salti mortali e molte ore di lavoro in più, per integrare il suo misero salario e pagare altri due scellini ogni sette giorni per l’affitto di uno squallido e malmesso sottotetto.
Nell’aprile 1764, la vedova Cachpole morì per un attacco di cuore quando William non aveva neanche compiuto dodici anni e, non essendo previsto in Inghilterra alcun obbligo scolastico, Il bambino venne lasciato solo a se stesso per la maggior parte della giornata.
La sua vera casa divenne l’intera zona di Clerkenwell, dove William veniva portato dalla madre in sartoria, ma per il suo carattere turbolento dopo alcune settimane venne mandato via dalla signora De Wigam, la proprietaria del locale.
Così Addis, oramai compiuti i 12 anni, si trovò a vagabondare per strada insieme ad un gruppo di teppistelli di tutte le età, fra i quali era  il più piccolo.
Narra ancora la leggenda, che fino ai 15 anni per il bambino fu un periodo molto duro, in cui però scoprì due cose: i trucchi per sopravvivere in strada e la passione per la falegnameria.
Avendo solo 12 anni, William fu subito preso di mira dagli spacconi più grandi e prepotenti, i quali non perdevano occasioni per umiliarlo, e calci e schiaffi non erano che il minimo giornaliero.
Spesso, infatti, si divertivano a infilarlo con la testa o tutto vestito nell’acqua putrida degli abbeveratoi dei cavalli, non mancava neanche occasione di spogliarlo e farlo correre nudo per le vie principali  di Clerkenwell o, nel peggiore dei casi, ad usarlo come oggetto su cui sfogare le peggiori pulsioni sessuali.
Man mano che cresceva, Addis però induriva il suo carattere, tanto da diventare  più crudele dei teppisti che lo avevano tante volte umiliato.
Col tempo diventò bravissimo nel fare a botte con pugni, calci,morsi e bastoni appuntiti, atterrando e ferendo spesso i più grandi, fino ad essere diventato uno da cui stare alla larga.
Così un giorno chiamò a sé Alan “rospo” Stenton, capetto della marmaglia di perdigiorno, ed ormai diciottenne, e di fronte a tutti coloro che lo avevano umiliato fino alle lacrime, tirò fuori dalla tasca uno stiletto dalla lama di 10 pollici (circa 25 centimetri) e lo sfregiò con un taglio che andava dalla fronte al mento. A 15 anni si era guadagnato con la violenza il rispetto di tutti.
Ma la vera passione di William era la falegnameria. Vedere anonime assi di legno, pregiato o meno che fosse, trasformarsi sotto abili mani artigianali, in sedie intarsiate, cassettoni impreziositi con vetri colorati, letti a baldacchino, lo lasciavano ammirato e desideroso di conoscere almeno qualcuno dei segreti del mestiere,
In questo, sempre secondo la leggenda, fu per una volta fortunato. Il puritano Random Beker, nonostante la cattiva fama di Allen,  vedendolo cosi attratto dal lavoro di falegname decise di rischiare e prenderlo come apprendista nella sua bottega.
Secondo la leggenda, questa scelta non si rivelò un errore. Seppur pagato 1 scellino e 6 pence a settimana, William si dimostrò presto abilissimo ad apprendere inizialmente le più semplici tecniche del mestiere, fino a diventare, col tempo, così capace di manipolare l’arte, da competere quasi per bravura con il suo maestro.
Si può dire che a 24 anni Addis era diventato un falegname esperto, tanto da guadagnare mezza sterlina alla settimana e pensare seriamente di mettere su famiglia, non prima però di far smettere alla madre il lavoro di ricamatrice, e tenerla con sé nelle due stanze che aveva nel frattempo affittato per quattro scellini ogni sette giorni.
Quando William a 28 anni conobbe Cindy Rose, una governante proveniente da Guildford nel Surrey se ne innamorò, ed essendo ricambiato in questo sentimento, si sposarono con rito anglicano ed ebbero, nel giro di tre anni, due figli maschi: Peter ed Albert.
Ma, sempre secondo la leggenda, la fortuna, dopo qualche anno, sembrò girare ancora una volta le spalle ad Addis. Nel 1768 infatti, il falegname Random Baker, trovandosi in cattive acque finanziarie, si mise in mano agli usurai e non potendo onorare i debiti contratti, fu costretto a cedere a loro la bottega, con conseguente licenziamento di tutte le maestranze, compreso William.
Così Addis si trovò improvvisamente senza lavoro e con cinque bocche da sfamare. I tentativi di trovare un’altra attività, qualunque essa fosse, andarono sistematicamente a vuoto e la sopravvivenza della famiglia fu affidata unicamente ai pochi soldi che Cindy Rose, tornata a fare la governante, riusciva a portare a casa.
In più il prezzo del pane cominciò a salire vertiginosamente, data una improvvisa tassazione sulle farine, provocando scioperi e tumulti.
Durante una manifestazione con scontri con la fanteria leggera dell’esercito, Addis fu arrestato durante uno di questi tafferugli nel quartiere di Spitalfields e condotto nel carcere di Newgate con l’accusa di ribellione.
Qui vi restò per tre anni, fino al 1773, ma fu la vera fortuna della sua vita. La leggenda infatti vuole che durante un pasto natalizio, in cui non veniva servita la solida brodaglia, ai detenuti venisse dato per pasto carne di coniglio e Addis , senza che nessuno se ne accorgesse estrasse delicatamente il femore di una coscia, lungo circa 12 centimetri e lo nascose in una calza.
Successivamente, riuscì a barattare l’unica giacca che possedeva con il cuoco della prigione per un ciuffo di setole di maiale.  Ma seppur patendo il freddo nelle gelide notti di Newgate, con la sua esperienza di falegname, praticò dei fori regolari da un lato dell’osso e vi infilò dei ciuffi delle setole del suino.
William Addis inventò così il primo spazzolino da denti della storia. Ma questa non è leggenda.
Così come non lo è il fatto che una volta libero, nel 1780 brevettò la sua creazione, cominciando a produrla in serie con l’aiuto dei figli Peter ed Albert e con un numero di acquirenti sempre maggiore.
Nell’arco di qualche anno diventò un uomo ricco e la sua fabbrica, chiamata “Wisdom Toothbrushes”continua a produrre spazzolini da denti ancora oggi e rappresenta una fra le più antiche aziende familiari del Regno Unito
Naturalmente nei decenni vi furono migliorie, diremmo oggi “nuovi design”, alla sua invenzione, che si può dire completata, nel 1896, della Colgate, con la commercializzazione su larga scala del moderno dentifricio in tubetto.
Ciò non toglie però nulla al record di Allen che, e questo non è leggenda, fu il primo inventore dello spazzolino da denti moderno.
Così come gli va riconosciuto un secondo, e forse più importante record: quello di essere l’unico detenuto della società occidentale ad ideare un oggetto da tutti noi usato quotidianamente.

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