COSENZA Pino Iacino, Battista all’anagrafe, avrebbe compiuto 90 anni a marzo della sua luminosa vita dedicata al Socialismo e al bene comune. Era nato a Grimaldi, nel Savuto, terra che ha dato molta classe dirigente di primo piano alla Calabria. Studiò Ingegneria a Bari apprendendo i rudimenti della professione che ne faranno uno dei tecnici più qualificati nell’ambito della progettazione autostradale pubblica diventando responsabile del compartimento della Salerno Reggio Calabria; e vivendo in prima persona luci e ombre dell’infrastruttura che ha cambiato le sorti del Sud con tempi biblici ma con una concezione politica di grande originalità. Socialista della prima ora, è uno dei giovani brillanti della corrente manciniana, quella che voleva cambiare il mondo con decisionismo e orientamento a sinistra. A 40 anni si trova ad essere il sindaco socialista della prima giunta di sinistra a Cosenza del dopoguerra. Seguiva ai sindaci socialisti di inizio secolo e di Francesco Vaccaro che era stato nominato dagli Alleati nel dopoguerra.
Il vento di sinistra soffiava forte sull’Italia del 1975 e i rapporti di forza cambiarono come nelle grandi città italiane. La Dc per la prima volta andava all’opposizione a Cosenza perdendo 3 seggi e scendendo al suo minimo storico. Nasceva un quadripartito con Psi, Pci, Psdi e il Pdup per il Comunismo. Le consultazioni dei partiti (all’epoca non c’era elezione diretta) convergono su Pino Iacino.
Alla proclamazione del sindaco la folla trabocca a Palazzo dei Bruzi, si assiepa nelle lunghe scale, molti sono costretti a sostare nella piazza sottostante. Pino al discorso di investitura dice “Apriremo il Comune ai cittadini”. L’entusiasmo è alle stelle. Anche alla Provincia vince la stessa maggioranza. Presidente è Vincenzo Ziccarelli, uomo di cultura e socialista, uno dei fraterni compagni di Iacino. Saranno i gemelli del gol di quell’indimenticabile stagione.
Iacino con il suo loden d’ordinanza diventa l’uomo giusto al posto giusto nella stagione giusta. In giunta il Pci manda due professori universitari. Alla cultura viene designato Giorgio Manacorda, germanista all’Unical e amico di Pasolini. Per le strade di Cosenza arriva lo scock salutare del Living Theatre, al cinema Italia si proiettano i film di un giovane e sconosciuto Wim Wenders, nel 1977 il Rendano con decreto ministeriale diventa teatro di tradizione e a quel tempo sul palco si esibiva Dizzy Gillespie. Ma non fu solo cultura e spettacolo. La giunta Iacino alla fine del suo mandato nel 1980 poteva presentare spazi verdi a Cosenza 5 volte più ampi di quelli angusti ereditati dalle precedenti amministrazioni e il sindaco rosso, grazie alle competenze professionali, cercò di avviare una migliore identità urbana, quella che era prevista dal nuovo Piano regolatore del 1972 che era rimasto fermo nell’attuazione.
Pino Iacino è stato un sindaco immerso nella temperie del quinquennio tra il 1975 e il 1980.
Va nelle scuole occupate a dialogare con gli studenti in protesta, è presente alle mobilitazioni operaie, si schiera sul fronte del garantismo nella battaglia contro la criminalizzazione dell’Unical considerata un santuario del terrorismo. Sarà sul finire del suo mandato che Piperno, scarcerato per l’inchiesta 7 aprile nel luglio 1980, viene accolto in municipio. Anche questa volta la sala comunale è stracolma. Si montano gli altoparlanti al balcone, e Piperno alla folla nel cortile del municipio dice che “i magistrati dovranno pagare”. Il giorno dopo Leo Valiani scrive un editoriale di fuoco sul Corriere della sera equiparando il balcone cosentino a quello di piazza Venezia. La polemica è nazionale.
Iniziavano gli anni Ottanta e Iacino fa parte dell’opposizione interna a Craxi. Eletto alla Regione sarà assessore al Bilancio e alla programmazione non mancando di assumere posizioni critiche sul quadripartito, poi sarà di nuovo assessore con nuove deleghe.
Uomo adamantino e lontano dalle ruberie per riconosciuto senso comune da tutti i suoi avversari, al tempo del crac delle Cassa Risparmio di Calabria e Lucania allontana le richieste di intervento presso la banca del titolare della Jonica agrumi come testimoniò pubblicamente in una conferenza stampa Mario Oliverio, anch’egli “avvicinato” insieme a Pino.
Un hombre vertical, Iacino. Anche nel 1992 quando il Psi è sull’orlo del baratro. Tonino Gentile ambisce ad essere senatore, Craxi lo blocca e i gentiliani occupano la federazione. Tonino trova un posto in lista nel Psdi, Pino Iacino si candida nel Psi contro di lui. I due si elidono a vicenda ma la corsa verso Roma di Tonino Gentile dovrà aspettare una nuova Repubblica. Ma c’è un altro strappo clamoroso nella biografia di Iacino. Elezioni del 1994. Mancini è sindaco da 3 mesi, e ottiene la candidatura del figlio Pietro per i progressisti. Pino si sente tradito, ignorata la sua battaglia del 1992. Decide di presentarsi con una lista autonoma. I suoi voti sono determinanti per impedire a Pietro di diventare deputato. Non fu solo una ripicca, ma anche uno scontro politico.
Iacino resterà sempre socialista. Cercando di avviare contenitori di proposta, come quando nel 2004 con Vincenzo Ziccarelli cerca di dar fiato al movimento “Unità socialista” di Signorile, ma la strada fu tutta in salita. Iacino ha avuto un grande ruolo come professionista con idee innovative e come maestro di giovani ingegneri. Per la Salerno-Reggio Calabria guardava ad un’autostrada delle soste e non dell’attraversamento, attenta alla valorizzazione dei beni culturali del Pollino e di Sibari, “inventare e non imitare l’autostrada” come dice in un convegno a Bari nel 1999 che invito ad ascoltare nell’archivio in Rete di Radio Radicale. Per paradosso, accadrà l’incredibile. L’onesto Iacino sarà arrestato e mandato sotto processo nell’Inchiesta Tamburo per uno di quei teoremi “del non poteva non sapere”. Nessun cittadino o avversario dubitò del suo operato, lui con grande dignità affrontò il processo e venne assolto da ogni accusa. Forse qualche magistrato dovrebbe chiedere scusa per quell’errore molto evitabile.
Iacino ha sempre preso la parola nel corso della sua anzianità da vecchio saggio socialista. Non fu mai attratto dalle sirene del nuovo potere abitando nella sua dignitosa abitazione di edilizia cooperativa e intervenendo nei dibattiti sempre considerato e rispettato. Ha subito la morte della moglie e anche del compagno Ziccarelli che ha ricordato in più occasioni. Nel giugno scorso non volle mancare all’intitolazione di una piazza a Cassano Jonio per Salvatore Frasca. Prese il microfono a disse “Facciamo parte di una corrente oggi minoritaria, che però ha fatto parte di un filone culturale e politico unico ed eccezionale. Abbiamo rotto un equilibrio conservatore che ha dato speranza e fiducia”.
Un socialista autentico. La salma del sindaco di Cosenza è stata portata a Palazzo dei Bruzi dove è stata allestita la camera ardente per volere del sindaco Caruso. Dove tutto era iniziato si compie il finale di un uomo giusto e generoso. (redazione@corrierecal.it)
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