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IL PERSONAGGIO

Il ricordo di Leo Valiani

I contemporanei non conoscono Leo Valiani. Non sanno né chi è e né cosa abbia fatto. Le nuove generazioni, tutt’al più, hanno sentito parlare di De Gasperi, Togliatti e Nenni che, dopo il fascismo…

Pubblicato il: 18/11/2024 – 8:06
di Bruno Gemelli
Il ricordo di Leo Valiani

I contemporanei non conoscono Leo Valiani. Non sanno né chi è e né cosa abbia fatto. Le nuove generazioni, tutt’al più, hanno sentito parlare di De Gasperi, Togliatti e Nenni che, dopo il fascismo, guidarono le masse italiane verso la democrazia. Ma non penso sappiano chi sia stato Leo Valiani.
Insieme a Sandro Pertini, Leo Valiani ha guidato il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), organizzando, nell’aprile del 1945, l’insurrezione di Milano. Tale insurrezione si poté fare grazie proprio all’inventiva di Valiani. Tra gli episodi che determinarono quell’evento fu proprio la decisione di Valiani di affidare l’esecuzione della medesima insurrezione alla Guardia di Finanza, l’unica forza armata italiana favorevole ai partigiani. Il Comandante del corpo di Milano era, allora con il grado di colonnello, Alfredo Malgeri, nato a Reggio Calabria il 14 agosto 1892.
Malgeri fu poi insignito della Medaglia d’oro al Valore della Guardia di Finanza per le attività svolte durante la fase finale della Resistenza.
Nell’aprile del 1945 Malgeri, che comandava la III Legione, prese accordi con il generale Raffaele Cadorna del Corpo Volontario della Libertà per affiancare i partigiani nell’insurrezione generale e ospitare, se fosse stato necessario, il nuovo governo provvisorio.
Il 24 aprile, un giorno prima dell’insurrezione, la caserma venne sbarrata e messa in stato di allerta; nel pomeriggio un piccolo gruppo di finanzieri si impossessò di un deposito di armi automatiche della polizia ausiliaria.
Nell’ordine d’insurrezione Valiani affidò, come detto, alla Guardia di Finanza il compito di impossessarsi della Prefettura di Milano e, condizioni militari permettendo, di espugnare gli edifici della Muti (Legione autonoma mobile, ossia corpo militare della Repubblica Sociale Italiana con compiti di polizia politica e militare), della Guardia Nazionale Repubblicana e della X Mas.
Inoltre protesse, dai contrattacchi fascisti, i principali stabilimenti industriali già occupati dagli operai dietro ordine del CLNAI, e in particolare la O.M. di Milano, la Borletti, la Breda e la Pirelli di Sesto San Giovanni.
Dopo la guerra il colonnello Malgeri fu promosso generale e insignito della Medaglia d’oro al Valore della Guardia di Finanza.
Sia Leo Valiani che Alfredo Malgeri sono stati tumulati nel Famedio di Milano, il Cimitero Monumentale della città meneghina, dove si trovano le tombe di Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Luca Beltrami, Bruno Munari, Carlo Forlanini, Salvatore Quasimodo e Carla Fracci, Aldo Aniasi, Guido Crepax, Dario Fo e Franca Rame, Ambrogio Fogar, Giorgio Gaber, Paolo Grassi, Enzo Jannacci, Duilio Loi, Alda Merini.
Perché si parla adesso di Leo Valiani? Perché la “Fondazione Giangiacomo Feltrinelli”, che conserva il suo archivio e la sua biblioteca (liberamente consultabili), organizza un convegno lunedì 18 novembre a Milano.
Leo Valiani, co-fondatore del Partito d’Azione, è stato un protagonista della lotta contro il fascismo e della Resistenza. Nominato Senatore a vita nel 1980 da Sandro Pertini per la sua battaglia politica, per il contributo alla ricerca storica e per l’incisività del suo impegno giornalistico, è ricordato a venticinque anni dalla sua scomparsa come un esempio di coscienza civile e di intransigenza morale.
In realtà si chiamava Leo Weiczen ed era nato a Fiume il 9 febbraio 1909 da una famiglia ebraica non osservante e di lingua tedesca.
Nel 1940, dopo l’invasione tedesca della Francia, riuscì ad evadere e rifugiarsi in Messico. Rientrato in Italia nel 1943 grazie ai buoni uffici dei Servizi Segreti del Regno Unito, divenne esponente del Partito d’Azione nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), organizzando – come detto -, insieme a Sandro Pertini e ad altri esponenti della resistenza antifascista, l’insurrezione di Milano dell’aprile 1945, e firmando, come rappresentante del Partito d’Azione nel seno del CLNAI, la condanna a morte di Benito Mussolini, eseguita a Giulino di Mezzegra il 28 aprile 1945.
Dopo la guerra fu deputato nell’Assemblea Costituente e quando il Partito d’Azione si sciolse, si ritirò dalla politica attiva e divenne giornalista. Aderì successivamente (1956-1962) al Partito Radicale e, negli anni ottanta, al Partito Repubblicano Italiano (come indipendente). Tornato al giornalismo, collaborò con Il Mondo, L’Espresso e il Corriere della Sera. Fece parte del comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Torino.

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