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I rapporti “privilegiati” con la ‘ndrangheta di Platì, il calcio e il traffico di droga: gli affari del capo della Sud del Milan

Nuovi guai per Luca Lucci. Da Trimboli a Calabria fino alla cresima nel locale sequestrato ai Barbaro

Pubblicato il: 19/11/2024 – 18:21
di Giorgio Curcio
I rapporti “privilegiati” con la ‘ndrangheta di Platì, il calcio e il traffico di droga: gli affari del capo della Sud del Milan

MILANO Ci sono nomi che ritornano, senza neanche fare giri immensi per citare una celebre canzone, segno di un progetto ampio e condiviso che, negli ultimi anni, ha permesso di inondare Milano e l’hinterland del capoluogo lombardo di fiumi di cocaina e hashish. L’ultima inchiesta della Distrettuale antimafia di Milano, culminata stavolta con 20 arresti, ha messo in evidenza ancora una volta il nome dello storico capo ultrà del Curva Sud del Milan a San Siro, Luca Lucci, raggiunto dall’ennesimo provvedimento di custodia cautelare in carcere. Lucci, infatti, è già stato arrestato qualche settimana da nell’ambito dell’inchiesta “Doppia Curva” – condotta ancora dalla Dda milanese – contro i business messi in piedi all’interno e all’ombra dello stadio Meazza, con una presenza sempre più ingombrante ed invadente dei clan della ‘ndrangheta calabrese.

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Il narcotraffico di Lucci

Rapporti che, secondo l’accusa e come sottolineato dal gip, lo stesso Luca Lucci di fatto non avrebbe mai disdegnato, tutt’altro. Perché, se è vero che, dall’ultima indagine, è emerso come Luca Lucci «si fosse in sostanza incaricato, prevalentemente, della gestione dei rifornimenti di hashish dalla Spagna, virando a un certo punto anche verso il traffico della cocaina», è anche vero che nell’inchiesta “Doppia Curva” erano emersi contatti strettissimi tra il “Joker” della Sud e soggetti vicini o legati alle famiglie della ‘ndrangheta di Platì. Lucci, ad esempio, ha scelto come padrino per la Cresima del figlio Rosario Calabria (cl. ’88), nato a Milano ma cugino di Antonio Rosario Trimboli – le madri sono sorelle – gravato da precedenti di polizia per truffa, sostituzione di persona, estorsione, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, reati inerenti agli stupefacenti, e lesioni personali. Calabria è finito in carcere proprio come Trimboli di cui sarebbe, secondo gli inquirenti, una sorta di “fiduciario” come dimostrerebbe la gestione del ristorante “I MALACARNE” (ora chiuso).


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La Cresima al ristorante sequestrato a Platì

I “contatti” per così di dire di Luca Lucci con esponenti di ‘ndrangheta di Platì – oltre che per essere stati già coimputati in un procedimento legato allo spaccio di droga – si rilevano anche in un evento. Si tratta della Cresima della figlia di Antonio Rosario Trimboli, celebrata il 22 luglio dello scorso anno nel ristorante “Parco dell’Aspromonte”. Quest’ultimo locale, peraltro, rientra addirittura tra i beni finiti nel provvedimento di sequestro per un valore di oltre 6 milioni di euro nei confronti del vecchio boss di Platì, Rosario Barbaro “Massara”. Come ricostruito dalla Dda, Rosario Calabria sarebbe stato invitato con la compagna, i quali avrebbero soggiornato proprio in Calabria dal 21 al 23 luglio 2023 come i genitori. All’evento, inoltre, avrebbe preso parte anche Antonio Rosario Trimboli, sceso in Calabria da Cologno Monzese già da metà luglio.  

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Lucci la «Belva»

Il nome di Lucci è talmente potente da essere rimasto saldamente alla guida della Curva Sud del Milan anche dopo il suo arresto nel 2018 e dopo l’ulteriore esperienza giudiziaria del 2021, resistendo ad ogni tentativo di essere deposto. La sua – secondo l’accusa – è una «personalità incline alla violenza ed irrispettosa di ogni prescrizione dell’autorità». Anche lui, come gli appartenenti al gruppo, era dotato di criptofonini con sistema SkyEcc e il nickname scelto “Belva” la dice lunga. Come riportato dal gip nell’ordinanza, il nomignolo “belvaitalia” era stato al centro di una pregressa operazione di polizia eseguita dalla Questura di Milano e che aveva colpito una organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti. AI vertice della formazione era risultato proprio Luca Lucci, in grado di tenere i contatti con i fornitori stanziali all’estero.


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96 kg di marijuana

«Ma la piazzo tutta senza che ti sbatti tanto ce l’ho venduta a 4200… Quindi non mi scassare l minchia che ci penso io a te già ti ho detto… Quindi mollami». E ancora: «Fra ma se ti passo 30 k a 3800 capisci che me la vendo io a 4200 ti do un cazzo di 10 e ci guadagno pure… Mi sembri ritardato… Fai fare a me…». A proposito poi del traffico di droga, l’analisi delle chat intercorse tramite dispositivi SkyEcc aveva consentito di rivelare che, a luglio 2020, «Lucci era riuscito a perfezionare una movimentazione di marijuana per 96 chilogrammi». Parte del carico, e cioè 24 chilogrammi, erano stati ceduti a Rosario Calabria «per la rivendita al prezzo imposto dallo stesso Lucci», annota il gip. E, infatti, il successivo 31 luglio 2020, Rosario Calabria «aveva fatto recapitare nelle mani di Lucci il saldo della fornitura ricevuta», pari a 91.200 euro. Nel corso della chat del 30 luglio 2020, come ricostruito dagli inquirenti, Calabria «aveva informato il socio di avere la disponibilità del contante necessario a saldare la fornitura di marijuana». E quindi i due si erano accordati: il contante sarebbe stato consegnato nelle mani Lucci presso la sua abitazione, per questo la mattina seguente, Calabria aveva inviato a Lucci la foto che ritraeva le banconote, evidenziando anche il modo in cui era suddiviso il denaro, consegnato da un corriere. Lucci, poco dopo, invia al socio la foto col contante, segno del buon esito della consegna. (g.curcio@corrierecal.it)

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