REGGIO CALABRIA Il campo di applicazione dell’ematologia è assai ampio e non c’è dubbio che proprio questo settore sia, da molti anni, uno dei più dinamici della medicina, a testimoniarlo sono la ricerca continua e costante, gli approcci fortemente innovativi, la capacità di percorrere strade che spesso anticipano scenari e sviluppi futuri. Valga per tutte – ad esempio – l’elaborazione concettuale e l’applicazione concreta delle nuove e personalizzate soluzioni terapeutiche. Il riferimento è, ad esempio, all’impegno nell’identificare mutazioni genetiche precise che consentono poi di sviluppare farmaci mirati e soluzioni terapeutiche personalizzate. Seguire e conoscere da vicino quanto accade in ambito ematologico, dunque, consente spesso di farsi una precisa idea di quella che potrebbe essere la medicina del futuro; tutto ruota, come sempre, attorno e dentro alcuni centri che vantano competenze e numeri significativi.
In Calabria il punto di riferimento è, senza dubbio, il centro di ematologia del grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, una struttura fortemente connessa ad altre simili in Italia ed a livello internazionale, proprio Reggio Calabria sarà la sede di un importante corso di aggiornamento “Up-date in Ematologia” organizzato presso l’Università degli studi Mediterranea «il congresso – spiega Massimo Martino, Direttore della U.O.C. Centro Trapianti Midollo Osseo del Grande Ospedale Metropolitano e coordinatore nazionale di ben 80 centri trapianti – avrà due momenti importanti. Il primo giorno daremo spazio alla multidisciplinarietà che esiste nel nostro ospedale, qui eroghiamo cure in campo ematologico e trapiantologico grazie al contributo sostanziale di tutti i reparti che afferiscono al GOM. La seconda parte del congresso vedrà invece come protagonisti i massimi esperti italiani e mondiali dei linfomi, dei mielomi, delle leucemie acute e croniche per fare in modo che anche a Reggio Calabria si possa fare il punto su queste patologie. C’è anche una terza parte che dedicheremo invece a patologie ematologiche gravi ma non tumorali, diciamo che è un corso di formazione a 360 gradi anche perché Reggio Calabria continua ad essere un centro di riferimento nel panorama ematologico. Diamo ai nostri colleghi ed a tutti coloro i quali vorranno partecipare, ematologi, internisti, biologi e infermieri che lavorano in questo campo, la possibilità di fare formazione nella nostra regione».
Un obiettivo ambizione che il direttore Martino spiega anche con l’approccio scelto. «Ho coinvolto tutte le ematologie calabresi, avremo dunque l’esperienza clinica delle ematologie di Cosenza e Catanzaro con l’intento di dare un messaggio chiaro, in Calabria la rete ematologica è forte, adeguata e di livello, al pari di ogni altro centro in Italia». Cure, tiene a precisare Martino, che non sono evidentemente quelle di qualche anno fa «oggi abbiamo la possibilità di combattere, siamo in presenza di patologie estremamente gravi e di fronte alle quali il paziente spesso deve combattere per la vita. Dieci, quindici anni fa la sconfitta era sicura, oggi possiamo provare a combattere e di fronte a queste malattie, che io definisco a prognosi severa e che mettono a rischio la vita, le possibilità di guarire ci sono. Il rischio di non farcela è alto ma 20 anni fa non c’era niente da fare, ora la partita ce la possiamo giocare». Una partita da giocare, dunque, e che in alcuni casi pur non prevedendo ancora come possibile la vittoria, riserva comunque risultati decisamente più incoraggianti «in alcune patologie come il mieloma multiplo, che rimane una malattia allo stato inguaribile, fino a 20 anni fa la sopravvivenza media era di due anni, ora possiamo provare a cronicizzare la malattia ed in alcuni casi riusciamo ad allungare fino decine di anni la sopravvivenza, rendiamo insomma una malattia tumorale grave in una malattia con aspetto cronico. È corretto dire che questo risultato viene raggiunto in molti pazienti, ma non in tutti. Ecco perché è importante portare avanti le ricerche, approfondire gli studi, confrontarsi con tutti i colleghi». «Faccio un altro esempio – aggiunge ancora Martino – la leucemia acuta mieloide che è la principale patologia sottoposta a trapianto allogenico laddove ricorrano i requisiti per poterlo fare, purtroppo a 10 anni circa il 36% dei pazienti ricadono nella malattia e sono purtroppo pazienti che non hanno speranza di vita. La sfida per noi tutti è dunque quella di migliorare ancora di più questo concetto di guarigione in alcune patologie».
I progressi, dunque, sono visibili e le ricadute concrete riguardano una duplice prospettiva, se da un lato c’è la guarigione, dall’altro c’è la concreta possibilità di allungare l’aspettativa di vita pur in presenza di una patologia che non scompare «noi oggi abbiamo la possibilità di disegnare meglio le caratteristiche di una malattie. Leucemia acuta mieloide, ad esempio, è un termine vago che si utilizzava tanti anni fa, ora possiamo determinare delle caratteristiche biologiche, citogenetiche, di malattia minima molecolare del tutto caratteristiche che aiutano sotto due aspetti, il primo per definire meglio l’approccio terapeutico, il secondo per utilizzare farmaci mirati che possono agire in tal senso, ecco perché non usiamo più esclusivamente la chemioterapia». «Abbiamo diverse armi biologiche a disposizione, gli anticorpi monoclonali coniugati a dei farmaci, degli anticorpi monoclonali che sono diretti contro la cellula tumorali, oppure come modificare il sistema immunologico utilizzando ad esempio i linfociti T geneticamente modificati che poi sono quella terapia ormai nota come CAR-T che viene utilizzata in alcune forme di linfomi, nelle leucemia acuto linfoblastiche e anche nel mieloma multiplo». Ed è dopo aver descritto questi oggettivamente straordinari risultati che il Direttore della U.O.C. Centro Trapianti Midollo Osseo del Grande Ospedale Metropolitano si lascia andare alla soddisfazione per un risultato che riguarda Reggio Calabria e la regione intera «proprio qualche giorno fa – dice con orgoglio Martino – a Reggio Calabria abbiamo trattato il primo paziente con mieloma con le CAR-T e in questo momento siamo uno dei cinque centri in Italia che possono utilizzare questa cura. È chiaro che presto questa possibilità si estenderà ad altri centri ma mi consenta questo orgoglio, perché siamo tra i primi cinque nel nostro Paese ed il primo centro del Meridione ad effettuare questa cura». (redazione@corrierecal.it)
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