CATANZARO Come si usa tra “gentlemen” della politica, è stato un duello-duetto, consumato in punto di fioretto, senza alzare la voce e sempre con il sorriso. Del resto, l’attuale governatore Roberto Occhiuto, vicesegretario nazionale di Forza Italia, e l’ex governatore e anche ex ministro Agazio Loiero, uno dei padri fondatori del Pd, condividono la vocazione moderata, forgiata nel solco della scuola della Dc che Loiero ha vissuto quasi da sempre e Occhiuto ha vissuto nella fase discendente ma ricavandone il meglio. L’occasione per un confronto molto civile e molto suggestivo, sul tema dell’autonomia differenziata e non solo, è stata la presentazione del libro del giornalista della “Gazzetta del Sud” Antonio Ricchio “Colpo allo Stato” (Falco edizioni) nella Sala Concerti del Comune di Catanzaro, presentazione che ha registrato presenze autorevoli come quella di Lino Morgante, presidente Ses e direttore editoriale della “Gazzetta del Sud”.
Il libro-saggio di Ricchio, abbinato alla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha indubbiamente falcidiato la legge Calderoli, è stato il fil rouge di una riflessione a più voci, soprattutto quelle che sanno perfettamente di cosa si parla, con riferimento nel caso di specie all’autonomia differenziata.
Come Loiero, che fin dall’avvento sulla scena politica della Lega si batte in difesa delle ragioni del Mezzogiorno. «Calderoli – esordisce Loiero – ha sbagliato a estromettere il Parlamento e la Corte Costituzionale ha colpito l’impalcatura di una riforma che del resto intaccava due principi cardine del nostro ordinamento: la solidarietà e l’unità e l’indivisibilità della Repubblica». «Ricordo che i patrioti, al tempo del Risorgimento, sostenevano che tra libertà e unità avrebbero preferito sempre l’unità». Poi qualche “punzecchiatura” a Occhiuto: «Ritengo che il referendum sia ancora possibile, sarebbe un bellissimo esercizio di democrazia. Al presidente della Regione dico che va presa una posizione per il territorio. In Conferenza delle Regioni a mio avviso doveva prendere una posizione più precisa, ora vedo che fa interventi forti ma quasi tardivi». «E – prosegue Loiero – ricordo che avevo scritto a Occhiuto invitandolo a non prendersi il fardello del commissario sanità sfruttando invece la sua esperienza alimentata anche dal ruolo di capogruppo di Forza Italia: il commissariamento della sanità non possiamo tenerlo a vita».
La replica di Occhiuto: «Tranquillizzo Loiero, anche io spero che il commissariamento finisca presto, sicuramente nel prossimo anno, ma c’è commissariamento e commissariamento. Il fatto di essere al tempo stesso presidente dà più autorevolezza. La sanità è un disastro dappertutto ma mi sembra che altrove peggiora mentre in Calabria qualche luce nel buio si vede come ha riconosciuto Agenas sui Lea e il governo sui conti». Quanto all’autonomia differenziata, Occhiuto spiega: «Non ho avuto alcun ripensamento, ho sempre sostenuto la stessa cosa. Non ho pregiudizi verso l’autonomia differenziata. Ho sempre sostenuto che l’autonomia differenziata doveva essere una parte, per quanto mi riguarda anche la meno importante, della legge Calderoli, perché doveva attuare tutto il Titolo V della Costituzione. Ad alcuni governatori interessava l’autonomia differenziata, a me interessava il superamento della spesa storica, il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni e quindi dei diritti dei cittadini».
«Invece – rimarca Occhiuto – per mesi si è parlato solo di autonomia e i Lep sono rimasti sullo sfondo. Sono molto soddisfatto del fatto che il mio partito, Forza Italia, con la voce autorevole di Tajani, abbia sposato la tesi che io sostenevo. Però la cosa più importante è che tutto quello che io dicevo lo ha affermato in maniera molto più autorevole di me la Corte Costituzionale». E poi, dice ancora Occhiuto, «stimo Loiero perché il suo tratto distintivo nelle istituzioni è stato quello di aver sempre difeso il Mezzogiorno e gli sono stato vicino ai tempi del referendum sul federalismo, neanche io avevo una grandissima simpatia per la Lega». «Lui – osserva Occhiuto – ha l’esperienza per sapere che il coraggio si dimostra quando si assumono posizioni eretiche all’interno della propria coalizione, come ho fatto io anche se ovviamente un presidente di Regione deve tenere conto del governo che è in carica. Ricordo a Loiero che lui era ministro nel governo Amato che approvò la riforma del Titolo V». Una “stoccata”, questa di Occhiuto, che comunque non scalfisce il clima estremamente sereno del dibattito, e del resto, nel più perfetto stile Dc, un sorridente Loiero chiude la parentesi ricordando che con Occhiuto «siamo andati insieme dal Papa».
Ad accomunare Loiero e Occhiuto comunque anche l’apprezzamento del lavoro di Antonio Ricchio, come giornalista e ora anche come saggista. Sulla stessa lunghezza d’onda, dopo i saluti dell’assessore comunale di Catanzaro Nunzio Belcaro e dell’editore Michele Falco, anche Lino Morgante: «Il nostro collega Antonio Ricchio ha avuto un’eccellente idea che abbiamo sposato subito perché si inserisce in un dibattito importantissimo per il Paese, quell’autonomia differenziata che mette in forse molte cose importanti, la sanità, i trasporti, l’energia». «Devo dire – prosegue il presidente Ses – che il dibattito in Calabria è nato anche grazie al presidente Occhiuto, che pur facendo parte di una maggioranza che ha votato la legge, ha posto da subito degli interrogativi che vanno affrontati prima di parare una riforma così importante. Auspico che soprattutto dopo la pronuncia della Corte Costituzionale ci sia una maggiore riflessione su un tema così importante».
A concludere e a tirare le fila del dibattito l’autore di “Colpo allo Stato”, un titolo – spiega Ricchio – «dedicato alla riforma dell’autonomia differenziata così come era congegnata prima dello stop della Corte Costituzionale, riforma che rappresentava un attentato all’unità del Paese. Ora si tratta di capire come il Parlamento reagirà e si muoverà rispetto ai rilievi avanzati dalla Corte Costituzionale, che seppur ancora non chiari – andrà letto il dispositivo – smonta la riforma voluta dalla Lega e dal ministro leghista Roberto Calderoli. Si tratterà di capire ora nel braccio di ferro già ingaggiato nel centrodestra chi la spunterà: se l’ala più moderata di Forza Italia e in qualche modo anche di Fratelli d’Italia o quella oltranzista della Lega rappresentata da Calderoli e da Salvini».
«Se oggi ci ritroviamo in questa situazione – conclude il giornalista della “Gazzetta del Sud” – è anche colpa di classi dirigenti che non si sono rivelate all’altezza, di centrodestra e di centrosinistra, regioni che hanno alimentato sprechi e sacche di inefficienza. Quindi la sfida è proprio questa: chiedere alle classi dirigenti di fare uno scatto in avanti anche nella riproposizione di un nuovo modello di amministrazione». (a. cant.)
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