COSENZA «Oggi abbiamo organizzato i gazebo per la Città unica. In questa settimana dobbiamo andare a vincere, per concretizzare quel cambiamento che anche Confindustria, Confartigianato, Ance ed i sindacati vogliono. Non possono esserci timidezze di alcun genere». Lo afferma, in una dichiarazione, la deputata della Lega Simona Loizzo. «La Città unica – aggiunge – è una realtà che si coglie dopo cinquant’anni. Chi difende l’esistente rema contro l’ipotesi di un grande capoluogo che diventerà punto di riferimento per tutto il Mezzogiorno. Da democratici diamo la parola ai cittadini e alla loro sovranità. Ma se vinceremo il referendum bisognerà procedere rispettando il dato complessivo della cittadinanza. E noi siamo certi che i cittadini diranno sì».
Tra i favorevoli alla fusione parla anche Antonino Scavelli, presidente del Comitato per il Sì di Nazione Futura: «E’ inutile girarci intorno: con la città unica Cosenza ritorna ad essere la città più importante della Calabria, quella che l’ha guidata per tutto il Novecento, esprimendo in ogni partito politico, segretari nazionali e uomini di grande peso. Era cosentino il segretario nazionale de Psi, lo era il capo della segretaria politica della Dc. Erano cosentini, oltre a Michele Bianchi, Giacomo Mancini e Riccardo Misasi, il primo ministro della giustizia democratico Fausto Gullo. Cosenza ha avuto nel dopoguerra in tutti i partiti politici la migliore classe politica della Calabria, una delle migliori in assoluto del Mezzogiorno. Chi dice no lo dice solo per questioni di cortile e di confine. Mentre Confundustria, Ance, i sindacati, i corpi intermedi sono con con noi. Sono certo che vinceremo il referendum. Che sarà una festa di democrazia. Come tutte le elezioni chi avrà un voto in più avrà vinto ma sono sicuro che i consensi per il sì aumenteranno vertiginosamente in questa settimana» conclude Scavelli.
«Lo slogan del celeberrimo Cetto La Qualunque (“Prima voti! Poi rifletti!”) sembra calzare a pennello con quelli dei big politici nostrani che in queste ore stanno compiendo ogni sforzo possibile per convincere i cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero a votare sì al referendum del 1° dicembre per la fantomatica città unica»: a scriverlo è Luigi Caputo, cittadino di Rende. «Una creatura mitologica – aggiunge -, paragonabile alla nota Bengodi, dove i cittadini potranno vivere bene e in salute, grazie a risorse erogate a pioggia che in uno schiocco di dita giungeranno nelle casse comunali. Una pioggia di “sordi spicci” che invaderà la nuova città, nella quale i trasporti funzioneranno in modo svizzero, e dove i servizi, in primis la sanità, saranno fiore all’occhiello. Così dicono, aggiungendo opera di terrorismo psicologico circa il futuro apocalittico dell’area urbana se al referendum dovesse prevalere il No. Ma qual è il curriculum di chi proclama queste finte verità? Beh, abbiamo chi ha gestito Cosenza per dieci anni e che ora è stato premiato con uno scranno senatoriale a Roma. E come l’ha gestita? Con i cerchi illuminati, le piste di ghiaccio a Natale, i concerti di piazza a Capodanno nel salotto buono, un ponte sul nulla, mentre centro storico, pronto soccorso e periferie boccheggiavano all’ultimo stadio. E vogliamo parlare di chi, Inter familias, guida la regione a suon di video promozionali ma il cui decisionismo nei fatti brancola nel buio? Amministrare non significa fare l’influencer né indossare una cravatta. Significa calpestare palmo a palmo il territorio, significa recarsi nella sala d’aspetto di un pronto soccorso o in un supermercato. Significa parlare con la gente e non sempre e solo con la propria claque ossequiosa e prona. Significa captare gli umori di chi ha serie difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. E la gente di Cosenza, Rende e Castrolibero oggi non ce la fa ad andare avanti, mortificata da promesse continue e tradita da Pinocchi spadaccini con la maschera da cardinale. Non ce la fa. E non può essere truffata dall’ennesimo inciucio politico che unisce il centrodestra con la parte peggiore del centrosinistra, quella prona al potere. Ecco perché i Cetto La Qualunque hanno stancato. Ecco perché i cittadini devono aprire gli occhi e votare non sulla base di promesse, ma di dati di fatto. Un programma concreto sulla città unica esiste? No. Bene. Anzi malissimo. Perché l’identità di una comunità non si svende in nome delle promesse da marinaio di qualche consigliere regionale. E allora a questo referendum truffa del 1° dicembre votiamo in massa No. No. No» conclude Caputo.
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