COSENZA Il primato del terziario e i ritardi del settore industria (ferma a un terzo rispetto alla media nazionale), mentre le costruzioni trainano l’economia calabrese. E ancora due nei: da un lato l’emergenza spopolamento e la connessa difficoltà delle imprese a trovare giovani dipendenti qualificati, dall’altro un export che continua ad arrancare. È la fotografia dell’economia regionale che emerge dal XX “Rapporto sull’economia della provincia di Cosenza” a cura di Demoskopika per BCC Mediocrati, che dà spunti anche su scala regionale comparando le performance delle cinque province.
Se nel 2023 il Pil dell’Italia è cresciuto dello 0,9% a prezzi costanti, un incremento molto inferiore rispetto al 4,0% del 2022 – rallentamento causato dalla fine della ripresa delle attività più colpite dalla pandemia, dalla debolezza della domanda globale e dalle condizioni monetarie più restrittive – nello stesso anno in Calabria «l’economia ha rallentato dopo due anni di ripresa sostenuta seguita alla crisi pandemica. Secondo l’indicatore Iter della Banca d’Italia, l’attività economica in Calabria è aumentata dello 0,6% (rispetto al 3,2% del 2022), un valore simile a quello del Mezzogiorno ma inferiore alla media nazionale. Questo rallentamento – si legge nel report presentato stamattina – è stato influenzato soprattutto dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e dall’irrigidimento delle condizioni di accesso al credito. In generale, i consumi hanno registrato una performance meno positiva rispetto agli investimenti. Guardando al futuro, l’economia potrebbe trarre beneficio dal forte calo dell’inflazione osservato alla fine del 2023, in particolare dei prezzi dei beni energetici, sia in Calabria che nel resto del Paese».
Nel 2023 la crescita del fatturato delle imprese a prezzi costanti è stata meno sostenuta rispetto al 2022, principalmente a causa della scarsa performance del settore terziario, che è il più importante nell’economia regionale. Le costruzioni hanno mostrato risultati migliori grazie all’aumento delle opere pubbliche, che ha compensato in parte il rallentamento dell’edilizia residenziale privata. La produzione è diminuita nel settore industriale, soprattutto per le piccole imprese, e nell’agricoltura, a causa dei fenomeni climatici avversi. Nonostante le difficoltà di finanziamento, gli investimenti sono aumentati grazie a misure di sostegno pubblico, con una forte crescita degli investimenti in efficienza energetica e produzione di energia fotovoltaica, favorendo l’incremento della capacità produttiva da fonti rinnovabili negli ultimi 2 anni. Nel 2023 l’occupazione nella regione è aumentata, sia per i lavoratori autonomi che per quelli dipendenti, grazie all’ampio utilizzo di contratti a tempo indeterminato.
Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è tornato ai livelli del 2019, attenuando parzialmente l’impatto negativo del calo demografico, che è peggiorato nell’ultimo decennio. La popolazione in età lavorativa è diminuita a causa del peggioramento del saldo naturale, dell’invecchiamento e delle emigrazioni (l’emigrazione qualificata è una piaga: tra chi lascia la Calabria, 4 giovani su 10 sono cosentini). Nonostante l’aumento di persone in cerca di lavoro, le imprese segnalano ancora una crescente difficoltà nel trovare manodopera, specialmente per ruoli tecnici o altamente specializzati.
Nel 2023, l’occupazione nella regione è aumentata dell’1,9% rispetto all’anno precedente, secondo gli ultimi dati Istat. Questo incremento, sebbene inferiore a quello nazionale e del Mezzogiorno (rispettivamente 2,1% e 3,1%), ha riportato i livelli occupazionali a quelli del 2019.
Il tasso di occupazione ha raggiunto il 44,6%, superando i valori pre-pandemici, grazie anche al calo della popolazione in età lavorativa. Tuttavia, il divario con il dato nazionale resta significativo, fermandosi a quasi 17 punti percentuali. L’aumento dei lavoratori ha riguardato solo il settore dei servizi, mentre l’occupazione nelle costruzioni è calata leggermente dopo due anni di crescita, mentre l’agricoltura ha subito una riduzione più marcata. La crescita ha coinvolto sia lavoratori autonomi che dipendenti e entrambi i generi, anche se per gli uomini e gli autonomi non sono stati ancora raggiunti i livelli occupazionali del 2019. Nel 2023, le condizioni del mercato del lavoro calabrese hanno mostrato segnali di miglioramento in termini di partecipazione.
Dopo tre anni di diminuzione, le forze lavoro in Calabria sono aumentate del 3,5%, portando il tasso di attività delle persone tra i 15 e i 64 anni al 53,3% (rispetto al 51,1% del 2022); nonostante ciò, persiste un significativo divario dalla media nazionale, pari a 13,4 punti percentuali. Sebbene ci sia stato questo miglioramento, le forze lavoro restano ancora ben al di sotto dei livelli pre-pandemia, mentre il tasso di attività è tornato a quello del 2019 anche grazie al calo della popolazione in età lavorativa.
Dal punto di vista della creazione della ricchezza, il dettaglio settoriale relativo al 2022 conferma l’elevata terziarizzazione dell’economia cosentina, rappresentando il valore aggiunto dei servizi l’82,8% della ricchezza totale, a fronte di un valore medio nazionale pari al 71,5%.
Si tratta di una quota superiore a quella nazionale, ad eccezione della provincia di Crotone (68,6%), che viene confermata per tutte le province calabresi, dove il terziario continua a mantenere un ruolo predominante nella formazione della ricchezza (81,3% il valore medio regionale). Un modesto contribuito viene fornito dall’industria (industria in senso stretto e costruzioni) che raggiunge per Cosenza un’incidenza pari al 13,5% a fronte di un valore nazionale decisamente maggiore, il 26,5%.
Sottodimensionato rispetto alla media nazionale, in particolare, è il peso del settore manifatturiero (industria in senso stretto), in una realtà territoriale che tradizionalmente da decenni accusa un ritardo nella dotazione di un radicato tessuto industriale: nel dettaglio, in provincia di Cosenza l’incidenza del manifatturiero sul totale della ricchezza provinciale si attesta appena al 7%, mentre in Italia l’industria in senso stretto fornisce il 21,2% del valore aggiunto nazionale.
In sintesi, l’economia della provincia di Cosenza, tra il 2004 e il 2022, continua a marcare il peso del valore aggiunto del terziario (servizi e commercio), la cui incidenza è passata dal 77,4% all’82,8%, variazione questa attribuibile quasi totalmente alla crescita del settore commerciale il cui peso passa dal 20,3% al 25,2%, mentre restano pressoché stabili i servizi al 57,6% nel 2022 a fronte del 57,1% nel 2004.
Il report annota poi che il peso di settori che mediamente presentano una bassa intensità tecnologica è più elevato rispetto alla media nazionale, e ciò emerge per il settore dell’agricoltura; l’incidenza del settore agricolo, infatti, raggiunge a Cosenza il 3,7%, mentre il peso di questo stesso settore sul valore aggiunto complessivo per l’Italia è pari al 2%. Anche il settore delle costruzioni registra una quota del valore aggiunto contenuto pari al 6,5%, in questo caso leggermente superiore al dato regionale (6,1%) e nazionale (5,4%). Rimanendo, invece, al solo contesto regionale si riscontra una notevole differenza tra Cosenza (13,5% del settore industria sul totale dei settori), Vibo Valentia (14,9%), Catanzaro (15%), Reggio Calabria (10,4%) e realtà più industrializzate come Crotone (21,3%) la quale mostra un tessuto produttivo più solido. Per quest’ultimo territorio il settore industriale viene spinto soprattutto dal comparto manifatturiero con un peso pari al 14,6% il più elevato fra tutti, anche per Catanzaro (8,5%), Vibo Valentia (8,5%) e Cosenza (7%) si registra tale tendenza anche se meno marcata, mentre per Reggio Calabria (5%) mantiene un peso simile al settore delle costruzioni. Dal confronto con le varie aree territoriali Cosenza si posiziona al secondo posto della graduatoria regionale, dopo Reggio Calabria (84,5%) per il peso dei servizi pari all’82,8% e seguita da Catanzaro (80,8%), mentre seguono nella graduatoria Vibo Valentia (78,3%) e Crotone (68,6%).
Dall’osservazione del contributo fornito dall’agricoltura, si nota che Crotone con una quota pari al 10,1% e Vibo Valentia con il 6,8% presentano all’interno della Calabria l’incidenza più alta rispetto al dato regionale (5%) e nazionale (2%), mentre Cosenza con il 3,7%, Catanzaro (4,2%) e Reggio Calabria (5%) presentano le quote più contenute.
Nell’ultimo anno si è registrata una decelerazione della crescita delle esportazioni rispetto al biennio 2021-2022, quando l’espansione era stata decisamente più sostenuta. In Calabria, l’aumento è stato del 22,7% (contro il 28,5% del 2022 e il 35,5% del 2021), mentre nella provincia di Cosenza la crescita è stata molto più contenuta, pari al 6,2% (rispetto al 21,2% del 2022).
Analizzando il lungo periodo nel territorio calabrese e scomponendo i dati a livello provinciale, tra il 2004 e il 2023, emerge un’economia ancora molto focalizzata sul mercato regionale e provinciale. Nello specifico, l’export della provincia di Cosenza tra il 2004 e il 2023 mostra un aumento positivo (+73,3% tra il 2004 e il 2023). Più significativo è l’andamento complessivo delle esportazioni regionali, che è in ripresa (+150,7% tra il 2004 e il 2023), superando anche l’aumento registrato a livello nazionale (+120,2% tra il 2004 e il 2023). In termini di incidenza percentuale sul totale delle esportazioni regionali, la provincia di Cosenza diminuisce leggermente passando dal 20% del 2022 al 17,3% del 2023, mentre il contributo della Calabria sul totale nazionale rimane stabile, pari allo 0,14% nel 2023.
Allo stesso modo, dal 2004 al 2023 i prodotti importati in Calabria sono aumentati complessivamente del 97,2%, una crescita inferiore rispetto alla media italiana del 107,2%.
«Il “Rapporto sull’economia della provincia di Cosenza” è giunto alla sua ventesima edizione. Iniziativa oramai consolidata della BCC Mediocrati – scrive nella presentazione Nicola Paldino , presidente del Credito Cooperativo Mediocrati –, un’esperienza di monitoraggio, di studio e di analisi, realizzata con la collaborazione dell’Istituto Demoskopika, che rappresenta un importante momento di riflessione sullo stato e l’evoluzione dell’economia locale».
Quest’anno l’approfondimento si focalizza sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) nelle imprese locali, analizzando se, e in che modo, le tecnologie digitali basate sull’IA stiano trasformando il sistema produttivo della provincia di Cosenza, contribuendo a migliorarne la competitività. (euf)
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