COSENZA Un progetto aggiudicato ma da cinque anni nel cassetto per via del dissesto del Comune di Cosenza. Eppure adesso, dopo l’accelerazione di Palazzo dei Bruzi – torna attualissimo il piano firmat Rudy Ricciotti e Alfonso Femia – architetti di fama mondiale – vincitori del concorso internazionale per lo sviluppo del progetto di riqualificazione dello Stadio San Vito – Gigi Marulla e aree limitrofe: un impianto sportivo “a conchiglia” da 40 000 posti – il doppio della capienza attuale – comprendente un cinema, un hotel, attività commerciali, una biblioteca, un centro medico-sportivo, aree Vip, sky boxes e business lounge, museo con negozi.
Il progetto si trova dal 2019 in una sorta di “limbo”, avendo vinto il bando per poi fermarsi al momento precedente la firma dei contratti e l’inizio dei lavori, con il Covid che ha poi tombato tutto fino agli annunci degli ultimi giorni: per la multifunzionalità, la copertura e l’avvicinamento delle curve ricalca moltissimo le prime anticipazioni con cui la giunta attuale immagina il nuovo stadio dei Lupi.
Una struttura che da un lato si inscriverebbe nell’asse della nascitura città unica, dall’altro potrebbe avere anche una sponda legislativa: negli stessi giorni, i primi di novembre, in cui l’amministrazione comunale guidata da Franz Caruso annunciava l’approvazione del Documento di Indirizzo alla Progettazione (Dip) e i lavori per 7,2 milioni di euro, il senatore di Forza Italia, Mario Occhiuto, sindaco ai tempi del bando vinto dal team guidato da Femia e Ricciotti e oggi componente del comitato ristretto sulla riforma del calcio, anticipava il disegno di legge che FI presenterà in Senato nei prossimi giorni: «Ci aspettiamo un salto di qualità sulla costruzione e ristrutturazione degli impianti calcistici italiani. Una proposta che porterà vantaggi soprattutto al Sud Italia, dove la maggior parte degli impianti realizzati più di sessant’anni fa si trova oggi all’interno dei nuovi perimetri urbani. Grazie alla nostra proposta – ha detto Occhiuto – potremo finalmente rigenerare parti importanti delle nostre città. Per questo auspico che siano ripresi anche i progetti di realizzazione degli stadi di Cosenza, di cui il progetto era già stato aggiudicato durante il mio mandato da sindaco, e di Catanzaro. Vogliamo dotare le nostre città di impianti sportivi all’avanguardia, che possano diventare luoghi multifunzionali di aggregazione anche dal punto di vista sociale e culturale (…) per migliorare e accelerare la costruzione e la ristrutturazione degli impianti calcistici in Italia».
È naturale che il progetto interessi anche il ridisegno dell’intera area urbana e torni attualissimo, tanto più alla vigilia del referendum sulla città unica. «La multicittà di Valle Crati – similmente a quella dell’istmo lametino/catanzarese o del reggino/Gioia Tauro, della Piana di Sibari – necessita di una visione nuova, definita e costruita con strumenti innovativi in grado di tenere insieme la mobilità, l’interscalarità e l’interconnesione, la dimensione ambientale e del paesaggio, le reti e i nodi, la crescita e la discontinuità, il locale e il globale». È uno dei passaggi più visionari – nel suo essere non ancorato esclusivamente allo stadio – letti sfogliando le 49 pagine della Proposta progettuale “Città dello Sport – Riqualificazione dello stadio San Vito-Gigi Marulla e aree limitrofe – Concorso per lo sviluppo del progetto di fattibilità tecnica ed economica”: una relazione dettagliata frutto del lavoro di un raggruppamento che si è aggiudicato il concorso, guidato dagli Atelier(s) Alfonso Femia e Rudy Ricciotti con il gruppo di specialisti: Egis Batiments International, Pras Tecnica Edilizia srl, gli ingegneri cosentini Antonio Trimboli e Claudia Grandinetti, il professore e architetto Giuseppe Scaglione, l’architetto Michelangelo Pugliese, l’ingegnere Rodolfo Fugger e la geologa Nadia di Magro.
«La “Cittadella dello Sport” di Cosenza si candida a diventare un polo di cambiamento nel contesto urbano e territoriale della Multicittà, capace di trasformare un contesto oggi marginale in area di nuova centralità, volta a rigenerare un brano di città e trasformare una periferia storica in un luogo attrattore e attrattivo».
«Il nuovo stadio di Cosenza – si legge ancora nella relazione che fa da ossatura al progetto poi vincitore del bando – dovrà avere valore identitario per la città grazie alla intrinseca qualità architettonica, dovrà rappresentare un segno distintivo nello skyline di Cosenza ma soprattutto dimostrare un alto valore sul piano funzionale, gestionale e tecnico sportivo. In un’ottica di moderna concezione dovrà rappresentare non soltanto un monumento al calcio, immaginato soltanto in relazione all’evento sportivo che si svolge occasionalmente e dura poche ore, ma prevedere la possibilità di una vita quotidiana del complesso sportivo e delle aree annesse».
Secondo i progettisti si tratta di «un’architettura contestuale, mediterranea, orgogliosa delle origini del proprio territorio. Una proposta architettonica evocatrice di poesia e narratività, non un semplice involucro metallico preconfezionato che sfrutta una manodopera delocalizzata, ma un progetto che richieda savoir faire specializzato e materiali reperibili in loco. Da questi principi nasce l’idea di una forma sinuosa che faccia riferimento alla femminilità di un corpo atletico scolpito, ma allo stesso tempo affondi le proprie origini nella terra, in una dimensione arcaica lontana che si ripropone oggi a connotare i nuovi spazi del vivere guardando al futuro. Una forma non simmetrica, non chiusa in una geometria astratta, ma che possa adattarsi a seconda delle necessità (regole di prospetto, orientamento, aperture visive)e delle esigenze funzionali. Non una sola referenza iconografica, ma una possibilità aperta di libera interpretazione popolare del gesto architettonico proposto».
Non mancano le suggestioni sulla forma: «Un involucro ispirato alla forma di una conchiglia, di un fossile che viene riportato alla luce e con la propria matericità diviene un fulcro catalizzatore di nuove dinamiche urbane ma allo stesso tempo un rimando alla cornucopia, al tema dell’abbondanza, del tesoro sepolto che riporta alla mente la leggenda del tesoro di Alarico. Al tramonto la curvatura del nuovo stadio si fonderà con le morbide linee e i colori dei sette colli cosentini e, più lontano, con il profilo dei monti della Sila. Il colore della copertura, assorbirà i colori degli ultimi raggi di sole richiamando i toni del marrone e del viola come fusione dei toni del rosso e del blu che appartengono al Cosenza Calcio».
Nell’ottica di preferire materiali dalla forte connotazione architettonica e materica ma allo stesso tempo in grado di assicurare una notevole durabilità necessitando di una manutenzione pressoché assente, si opterà per l’utilizzo di bfup (cemento biodinamico rinforzato con fibre ad altissime prestazioni) per il rivestimento e le forme curve e di una struttura mista in cemento prefabbricato o acciaio per le parti strutturali. All’interno di questo grande “guscio evocativo” si svilupperà il progetto del nuovo stadio e delle nuove funzioni che in esso si insedieranno. (e.furia@corrierecal.it)
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