REGGIO CALABRIA Una media di 60 leggi all’anno e di 15 sedute all’anno. In questi giorni di novembre la tredicesima legislatura traguarda il terzo anniversario dall’insediamento del Consiglio regionale scaturito dal voto dell’ottobre 2021 che ha registrato il successo del centrodestra di Roberto Occhiuto. Uno step utile per tracciare una sorta di bilancio su quanto finora fatto a Palazzo Campanella ma con uno sguardo anche all’orizzonte, quello che nei prossimi due anni riporterà i calabresi alle urne. Un cammino costellato da traguardi raggiunti e da qualche lacuna da parte del Consiglio regionale, com’è naturale che sia, un cammino fatto di riforme, di una produttività complessivamente apprezzabile ma anche di alcune criticità.
Un po’ di numeri. Dal novembre 2021 a oggi il Consiglio regionale, presieduto dal primo giorno da Filippo Mancuso, si è riunito 47 volte, con una certa costanza numerica nei tre anni. Tra le Commissioni, spicca la terza, Sanità e Politiche sociali, che si è riunita 55 volte, A seguire la seconda Commissione Bilancio (51), la quarta Commissione Ambiente (49), la prima Commissione Affari istituzionali (43) quindi la sesta Commissione Agricoltura (35) e la commissione speciale Anti-‘ndrangheta (26). Fanalini di cosa la Vigilanza (19) e la quita Commissione Riforme (13, poco più di 4 sedute all’anno e nell’ultimo anno due sole sedute). Quanto alla produzione-produttività, in questi tre anni il Consiglio regionale ha approvato finora 177 proposte di legge (con il picco delle 62 approvate nel 2023, mentre quest’anno al momento sono 40), e complessivamente sono state finora 332 le proposte di legge presentate su iniziativa dei consiglieri, sia di maggioranza sia di opposizione, o della Giunta. Le interrogazioni presentate sono state finora 287, anche se al solito il question time spesso si è rivelato un flop perché molte interrogazioni sono arrivate in aula quando ormai non avevano più senso. Le mozioni sono state finora 104, poi 9 gli ordini del giorno. Cambiati in questi tre anni gli assetti e la “mappa” del Consiglio regionale, a causa delle surroghe di eletti al parlamento – come Giovanni Arruzzolo di Forza Italia (a subentrare è stato Domenico Giannetta), Simona Loizzo della Lega (a subentrare Pietro Molinaro), Fausto Orsomarso di Fratelli d’Italia (Sabrina Mannarino) e nel centrosinistra Nicola Irto del Pd (Giovanni Muraca) – o a causa di ricorso elettorale – Antonello Talerico di Forza Italia (al posto di Valeria Fedele). Hanno cambiato gruppo di appartenenza in sei (lo stesso Talerico, dal Misto a Forza Italia, Salvatore Cirillo da Coraggio a Forza Italia, Antonio Lo Schiavo da DeMa al Misto, Giuseppe Mattiani da Forza Italia alla Lega, Katya Gentile da Forza Italia alla Lega, Pietro Molinaro dalla Lega a Fratelli d’Italia): non ci sono stati comunque “salti della quaglia”, cioè passaggi da uno schieramento all’altro.
Sul piano dei contenuti, in questi tre anni il Consiglio regionale si è caratterizzato per una spinta riformatrice oggettivamente molto marcata, con il via libera ad alcune riforme inedite o attese da anni, varate anche per gli input del presidente della Giunta Occhiuto e del Consiglio Mancuso, che hanno inciso sulla macchina anche di sottogoverno della Regione: tra queste, la nascita di Azienda Zero come ente di governance della sanità calabrese, di Arrical come ente di governance nel settore idrico e della gestione dei rifiuti, dell’Arpal, l’Agenzia per il lavoro, di Arsai, l’Agenzia per le politiche industriali e l’attrazione degli investimenti, la riforma della Protezione civile regionale, il Consorzio unico di bonifica che ha soppiantato gli 11 Consorzi preesistenti (alcuni autentici carrozzoni), la legge sugli Ncc, la legge in tema di premialità per gli imprenditori che denunciano il racket e la ‘ndrangheta ispirata dall’imprenditore Nino De Masi, l’istituzione di nuovi garanti e nuovi Osservatori. Si tratta ora di vedere quale sarà la concreta attuazione di queste riforme: in vista la nascita di altri enti in house della Regione come la Società digitale e l’Agenzia per l’energia. Ma in vista ci sono anche “autoriforme” come l’introduzione della figura del consigliere regionale supplente e il limite del 30% agli assessori esterni in Giunta.
Accanto a uno spirito riformatore indiscutibile, però, anche qualche scelta discutibile da parte del legislatore regionale, in questo caso di centrodestra. Anzitutto, l’eccessivo ricorso alle leggi Omnibus, provvedimenti contenitori di norme su temi completamente slegati tra di loro (sono state una decina dall’inizio della legislatura) e con una conseguente riduzione della trasparenza legislativa, una eccessiva proliferazione di Riserve regionali, alcune in effetti molto “forzate” (e motivate da esigenze di “captatio benevolentiae”…) e l’ostracismo anche questo a volte eccessivo alle iniziative normative o alle richieste dell’opposizione, soprattutto del Pd, da parte della maggioranza, che non disegna di mostrare i muscoli a ogni occasione (salva qualche “scivolata”, come quella, recente, del rinvio per mancanza del quorum di due importanti proposte di legge – due volte quella della Società digitale e una quella dell’Agenzia per l’energia). In questa seconda e terminale fase di legislatura magari qualche “smagliatura” potrebbe essere finalmente ricucita. Non resta che verificare se sarà così. (ant. cant.)
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