COSENZA «Siamo favorevoli da sempre e senza indugio alla città unica Cosenza, Rende, Castrolibero, posizione ribadita nell’audizione nella competente Commissione del Consiglio regionale il 4 agosto del 2023». Lo dichiara Giuseppe Lavia, segretario generale della Cisl della provincia di Cosenza. «Si tratta – prosegue – di un seme di futuro da cui possono germogliare frutti importanti: non semplice addizione di potenzialità, ma moltiplicazione di opportunità. La città unica è nei fatti un’unica realtà dal punto di vista urbanistico, del tessuto produttivo, delle relazioni: così la percepiscono i cittadini, i giovani, i lavoratori. I vantaggi appaiono di molto superiori agli svantaggi». La Cisl condivide le considerazioni dell’Anci: «Fare le cose insieme, unire le forze, fondere le esperienze – dice Lavia – è la strada maestra per ridurre i costi, razionalizzare le spese, offrire ai cittadini servizi sempre migliori ed efficienti. Questo vale per i piccoli comuni, ma vale anche per tutte le comunità. A coloro che legittimamente ipotizzano percorsi graduali di avvicinamento ad un obiettivo che a parole pochissimi bocciano, ricordiamo che il processo di costruzione dell’area urbana è storia degli sforzi di alcune amministrazioni; è costellato da qualche luce, ma anche da tante occasioni perse, da ombre, da sforzi inclusivi arenatisi sull’altare delle chiusure municipalistiche. Lo testimonia, ad esempio, il fatto che in passato non si è riusciti nemmeno a fare un Piano Strutturale Associato fra i Comuni di Cosenza e Rende. Nella nostra visione – prosegue il segretario della Cisl di Cosenza – la città unica è utile per favorire la creazione di servizi di area vasta, raggiungere economie di scala, compiere scelte coordinate in tema di sviluppo urbanistico ed infrastrutturale. Riguardo alla mobilità sostenibile, la città unica potrà essere utile per costruire un nuovo sistema integrato di Trasporto Pubblico Locale, che possa sostenere il rilancio di Amaco, oggi in una situazione delicata e difficile. La città unica può essere uno strumento utile ad irrobustire il tessuto produttivo e occupazionale del territorio, favorendo il consolidamento dei punti di forza del sistema locale del lavoro e rilanciando il tema degli ecosistemi locali dell’innovazione». «L’area urbana di Cosenza – secondo la Cisl – è caratterizzata dai processi di consolidamento di un distretto dell’innovazione tecnologica che deve essere sostenuto con determinazione, per intercettare anche le trasformazioni legate per esempio allo sviluppo della telemedicina, alla luce della nascita, lo auspichiamo, di un Policlinico Universitario dentro l’Università della Calabria. La città unica può essere strumento per costruire politiche di welfare realmente inclusive, per arginare le dinamiche in crescita dell’area del disagio sociale, per recuperare servizi che sono stati sacrificati per ragioni legate ai deficit economico-finanziari. La città unica potrà consentire scelte coordinate in tema di sviluppo urbanistico ed infrastrutturale, pensiamo ad un Piano Strategico e ad un Piano Strutturale Associato che mutui buone prassi urbanistiche e disegni uno sviluppo integrato, evitando duplicazioni e favorendo la specializzazione delle aree. In ogni caso, la città unica – prosegue – non potrà mai essere cancellazione di identità e buone prassi amministrative, esperienze progettuali e specificità distintive, piuttosto sintesi più alta e valorizzazione di punti di forza e opportunità. Da qui al 2027, in caso di vittoria del “Sì”, sarà fondamentale lavorare per armonizzare anche dal punto di vista amministrativo le realtà preesistenti, in un disegno di decentramento realizzato attraverso i municipi. Il contributo ministeriale massimo concedibile di 10 milioni per 15 anni è un incentivo importante, se paragonato ai circa 2 milioni di cui beneficia Corigliano Rossano per uno strabismo conclamato della disciplina degli incentivi alle fusioni». L’invito che la Cisl rivolge ad entrambi gli schieramenti in questi ultimi giorni di campagna referendaria – conclude Lavia – «è ad abbassare i toni e a non esasperare alcune posizioni, evitando da una parte le “liste di proscrizione”, dall’altra ragionando sempre in termini di un progetto che è “per” e non “contro”, parlando in ogni caso alle menti e non alle pance».
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