COSENZA «Io credo che in questo momento il Cosenza, e spero che lo faccia presto insieme al suo staff tecnico, stia ancora cercando un equilibrio ottimale nella gestione della gara, ecco perché ancora vengono fuori queste prestazioni casalinghe che ti lasciano spesso al cospetto di un bicchiere mezzo pieno. Ma sono convinto che lo staff tecnico, insieme alla società, potrà discutere di un completamento o miglioramento della rosa per poter lasciare inalterato, nel momento in cui si compiranno quattro o cinque sostituzioni, il valore complessivo della squadra». A dirlo è stato Fabrizio Fabris, ex calciatore del Cosenza dal 1992 al 1994 (61 presenze e 7 gol) nel corso del programma “I fatti del calcio” condotto da Giuseppe Milicchio su L’altro Corriere tv (canale 75).
Oggi Fabris è un allenatore di calcio con esperienze anche da dirigente (ha anche il brevetto di mental coach di primo livello).
Recentemente ha organizzato a Terni un evento con prestigiosi addetti ai lavori per parlare dei mutamenti nel mondo del calcio. “Evoluzione e Involuzione – Analisi e riflessione sul calcio Italiano”, questo il titolo dell’iniziativa che è tenuta nelle scorse settimane alla presenza, tra gli altri, di ex calciatori come Paolo Di Canio e Giuseppe Dossena. «Era un’idea che mi balenava nella testa da diverso tempo – ha detto Fabris – e l’ho realizzata quest’anno insieme all’associazione culturale di cui sono fondatore (“Principia”, ndr). È stato un grande successo. Deriva da un’idea molto semplice, e cioè dall’amara costatazione, sia da addetto ai lavori, sia vivendo la società nella sua quotidianità, che questo è un calcio che piace sempre di meno. C’è un adeguamento e un mettere delle toppe in continuazione. Partendo da questo ragionamento, ho cercato di capire cosa è cambiato negli ultimi cinquant’anni, cosa andrebbe ripreso e cosa coscientemente o incoscientemente ci siamo persi lungo il cammino e che invece va recuperato. Oppure cos’è che viene spacciato per innovativo o necessario ma in fondo non lo è. E poi ancora perché si continuano a fare delle modifiche al regolamento senza mai interpellare gli addetti ai lavori. Questa è una analisi a 360 gradi che parte dai problemi sociali, come per esempio il calcio di strada che ormai è sparito, i settori giovanili che un tempo facevano selezione anche a livello dilettantistico e oggi non lo fanno più. Poi ho ragionato sulle evoluzioni delle società, dai presidenti tifosi autoctoni che con le proprie risorse portavano avanti i club mentre oggi si parla di società basate su fondi di investimento che durano lo spazio di un orizzonte temporale economico che se non si raggiunge, si chiudono i battenti alla faccia dei tifosi e dei colori. E poi le evoluzioni mediche che per fortuna hanno allungato la vita del calciatore. Insomma, il mio, insieme ai miei ospiti, è stato un viaggio tra presente e passato».
Fabris in chiusura è tornato a parlare del Cosenza e in special modo del suo tecnico Massimiliano Alvini. «E’ un allenatore che si è costruito dal basso – ha sottolineato – ha fatto la sua gavetta, ha le sue idee e spesso, si sa, le proprie idee non si possono mettere in pratica perché devi assecondare le caratteristiche dei giocatori che hai a disposizione. Stiamo parlando di un allenatore che, svolgendo un ottimo lavoro se si contano anche i punti che mancano in classifica, sta andando oltre le più rosee aspettative, quindi tanto di cappello. La società, strada facendo, dovrà avere pazienza e analizzare il reale valore che dà questo tecnico alla squadra, senza lasciarsi andare a sbalzi umorali a seconda del risultato». (f.v.)
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