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L’EVENTO

Ematologia, terapie e percorsi di cura. «In Calabria medicina e centri di alto livello»

Il dirigente medico Vincelli: «Vitale la stretta collaborazione tra territorio e centri di riferimento»

Pubblicato il: 02/12/2024 – 12:57
Ematologia, terapie e percorsi di cura. «In Calabria medicina e centri di alto livello»

A Reggio Calabria la tre giorni del corso di formazione in Ematologia ha restituito un’immagine confortante, da molti punti di vista. Intanto perché è emerso un protagonismo positivo del sistema sanitario regionale, in particolare della struttura reggina in ambito ematologico, e poi perché – contenutisticamente si è reso evidente lo straordinario ed incoraggiante percorso compiuto dalla medicina – e dai ricercatori italiani – nella difficile lotta contro patologie particolarmente complicate ed aggressive. Anima della tre giorni reggina il professore Massimo Martino, direttore del Centro trapianti di midollo e del reparto di Ematologia del Gom di Reggio Calabria. «Siamo molto soddisfatti – dice Martino – di quello che è avvenuto, soprattutto con riferimento due aspetti. In questa tre giorni abbiamo infatti avuto un incontro con tanti professionisti dell’ospedale metropolitano reggino, abbiamo discusso di problematiche ematologiche che impongono la presenza di altri specialisti, ciò dimostra incontestabilmente la presenza a Reggio di tante professionalità che collaborano e che ci consentono di arrivare al risultato e cioè curare i nostri pazienti e farlo con terapie innovative. Altro aspetto importante, la presenza dei colleghi delle altre ematologie calabresi e questo ci ha permesso di dimostrare che nella nostra regione possiamo fare medicina di alto livello ed assicurare ai pazienti cure di ultima generazione».
Uno dei temi che ha caratterizzato l’incontro reggino, visto dall’esterno, è quello del trasferimento delle conoscenze «per le nuove terapie – spiega Martino – è bene conoscere a fondo gli effetti collaterali dei farmaci e come rispondere, ecco perché in questi eventi coinvolgiamo infermieri, tecnici di laboratorio, biologi, figure fondamentali perché i nuovi farmaci si accompagnano ad eventi avversi che non conosciamo e che affrontiamo per la prima volta. Quindi questi percorsi di crescita e condivisione di conoscenze sono essenziali per il nostro lavoro». Un’ultima considerazione Martino la riserva al messaggio di fiducia ma anche di piena consapevolezza che va indirizzato ai pazienti: «In campo ematologico abbiamo avuto cambiamenti enormi in termini di prognosi ed è dunque giusto trasmettere fiducia perché in molti casi dove fino a qualche anno fa non avevamo speranze oggi abbiamo la possibilità di intervenire. Però è bene essere pienamente consapevoli che la battaglia non è vinta. I tumori del sangue nella maggior parte dei casi sono malattie gravissime, la battaglia è dura e nonostante l’impegno la vittoria non è assolutamente sicura. Ovvio che la nostra speranza quotidiana è guarire ogni paziente ma siamo ancora lontani da questo obiettivo».
Infine, il giusto tributo ai centri ematologici calabresi: «Sono di alto livello – dice Martino – ed il fatto che in questo momento io coordini 90 centri italiani la dice lunga sul riconoscimento riservato alla nostra regione in questo ambito. Noi siamo spesso sottoposti ad indagini benchmarking con i risultati trapiantologici che vengono svolti in tutta Europa, i nostri outcomes sono perfettamente in linea con quelli degli altri centri italiani ed europei. Ecco perché mi sento di dire che l’ematologia calabrese e la trapiantologia in questo settore non nulla da invidiare ai più importanti centri italiani. Certo, bisogna ancora lavorare sulla fiducia dei calabresi che tendenzialmente guardano ad altre regioni per molti motivi, ma le cure ematologiche non si risolvono in 10/15 giorni, richiedono mesi o anni ed avere a disposizione centri di eccellenza in Calabria è senz’altro un beneficio, soprattutto se i risultati sono assimilabili a quelli che si ottengono in altri centri sparsi per l’Italia».

Donatella Iolanda Vincelli, dirigente medico del reparto di ematologia del GOM

Una delle parole d’ordine dell’incontro reggino è stata multidisciplinarietà, la consapevolezza è infatti quella di approcci terapeutici che richiedono in contributo (decisivo) di diverse figure ad alta specializzazione «è un concetto importante – dice Donatella Iolanda Vincelli, dirigente medico del reparto di ematologia del GOM – che va associato a quello di interdisciplinarietà, lavoriamo infatti su una patologia che è multifattoriale e che inevitabilmente richiede l’expertise di varie figure che gravitano intorno a quello che chiamiamo percorso diagnostico-terapeutico del paziente affetto da mieloma multiplo». «La necessità di interagire e condividere casi particolarmente difficili – spiega Vincelli – porta da una parte ad alleggerire il carico di responsabilità decisionale che ha il medico ematologo e ciò avviene grazie al supporto di chi ha expertise specifica. Dall’altra parte rende estremamente più sereno il paziente che percepisce l’essere inserito in un contesto multidisciplinare e quindi aiutato ed ascoltato in quelle che sono le sue esigenze cliniche e personali. Un affiancamento complessivo nel percorso di aderenza alla terapia che è necessario per ottenere la migliore risposta». «In più – aggiunge Vincelli – non dobbiamo dimenticare i familiari che seguono i pazienti, abbiamo il 46% di pazienti cosiddetti fragili da accompagnare, da gestire, da attenzionare durante le varie fasi della malattia e che hanno necessità di un aiuto, di un supporto regionale e territoriale. Ecco perché, quando parliamo di multidisciplinarietà il concetto coinvolge anche il medico curante o le strutture di laboratorio vicine al paziente».
Ad emergere nelle considerazioni di Donatella Iolanda Vincelli, cosi come dalle discussioni nella tre giorni a Reggio Calabria, è una necessaria e duplice connessione, quella tra i professionisti che operano all’interno di un singolo centro e quella tra le diverse strutture che formano una rete utile a condividere percorsi, approcci terapeutici, soluzioni «il nostro obiettivo – conclude Vincelli – è portare la nostra esperienza anche nei centri più collaterali, dalla struttura ospedaliera più grande al territorio affinché si sviluppino dei percorsi che possano sensibilizzare una zona poco raggiungibile o dalla quale è più difficile raggiungere il centro di riferimento. Ciò vale soprattutto alla luce delle nuove metodiche, penso alle CAR – T o ai farmaci bispecifici e cioè ad approcci terapeutici di notevole importanza in termini di guarigione ma che necessitano di un follow-up a lungo termine. Ecco perché è vitale la stretta collaborazione tra territorio e centro di riferimento ad alta specializzazione».

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