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I legami con la ‘ndrangheta di Lucci: lo “scontro” per la curva del Milan e l’agguato ad Anghinelli

Da una parte Vottari e Peppe Calabrò, dall’altra il capo ultrà spalleggiato da Trimboli a difesa del “trono” nell’anello blu di San Siro

Pubblicato il: 02/12/2024 – 17:41
di Giorgio Curcio
I legami con la ‘ndrangheta di Lucci: lo “scontro” per la curva del Milan e l’agguato ad Anghinelli

MILANO Una scontro violento per il controllo della Curva Sud del Milan, una contrapposizione legata e giochi di potere e interessi, con alle spalle l’ombra lunga della ‘ndrangheta calabrese. Le indagini della Distrettuale antimafia di Milano non conoscono sosta e continuano da settimane ad aprire nuovi varchi di luce in un contesto inquietante come quello delle curve del Meazza di Milano, rispettivamente di Inter e Milan. Altro tassello è il (nuovo) arresto di Luca Lucci, capo ultrà del Milan già coinvolto nell’inchiesta “Doppia Curva” di fine settembre e nell’ultima legata al traffico di ingenti quantitativi di cocaina dalla Calabria a Milano. Il nuovo arresto riguarda invece il “cold case” legato al tentato omicidio di Enzo Anghinelli, «uomo di rilievo nelle dinamiche riguardanti il tifo organizzato milanista». Secondo l’accusa, infatti, in concorso con Daniele Cataldo, Lucci sarebbe il responsabile del tentato omicidio di Anghinelli.

Il tentato omicidio

Quattro colpi d’arma da fuoco sparati da due soggetti che viaggiavano a bordo di uno scooter di colore scuro, notato transitare più volte nella zona poco prima dell’agguato. È il 12 aprile 2019 quando uno dei colpi esplosi da una 357 Magnum, in via Cadore a Milano, raggiunge al volto Enzo Anghinelli, scampato per miracolo ad una morte certa. Come era già accaduto peraltro il 5 novembre del 1998. In quella circostanza, a Milano nei pressi della sua residenza, alcuni colpi d’arma da fuoco lo avevano raggiunto al torace e all’addome. Dalle prime attività investigative svolte in seguito all’agguato dell’aprile 2019 era emerso che il movente del tentato omicidio sarebbe stato da ricercare nell’ambito della gestione della Curva Sud, indicando quale mandante del ferimento il capo ultras Luca Lucci.

La Sud «oggetto di mire oscure»

Secondo gli inquirenti della Dda di Milano, di fatto la “Curva Sud” del Milan era diventata nel tempo «oggetto di mire ed attenzioni di natura opaca» correlate non certo a meri contrasti fra gruppi organizzati di tifosi ma a questioni di egemonia su «un contesto che poteva, e può tuttora, generare un ingente lucro», al pari della Curva Nord dell’Inter. In questo scenario si inseriscono i contrasti per il controllo dell’anello blu dello Stadio di San Siro (ne avevamo scritto qui). Una egemonia che, il 9 aprile 2016 e cioè prima dell’incontro Milan-Juventus, si era concretizzata con la sostituzione forzata nel primo anello blu, dello striscione Curva Sud alla pezza dei “Commandos Tigre”, conclamando così il predominio di Luca Lucci, dopo l’eliminazione dei gruppi concorrenti. Come ricostruito dagli inquirenti, dunque, una volta conquistato il “trono”, a Lucci toccava difenderlo dai possibili attacchi non solo dei componenti dei gruppi già sottomessi ma anche di quelli ancora riottosi. E poi c’era chi, viste le ingenti possibilità di guadagno, si era affacciato sulla scena con l’ambizione di prendersi qualche fetta della Curva Sud.

I calabresi nella lotta per la Sud

Un progetto che si era concretizzato da un lato attraverso le ambizioni di un avvocato e Domenico Vottari, di origini calabresi e legato a famiglie vicine alla ‘ndrangheta e anche lui acceso tifoso milanista; dall’altro proprio Enzo Anghinelli, pregiudicato per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti e storico ultrà rossonero appartenente, in passato, al gruppo poi estinto degli “Skonvolts”, frequentante sempre lo stadio e, in particolare, il settore blu di San Siro. Secondo il gip – ritenendo coerente la ricostruzione della Dda – nello scontro per il controllo della Curva Sud, da una parte ci sarebbe stato proprio Anghinelli insieme a Vottari ed altri soggetti, verosimilmente spalleggiati da Peppe Calabrò “U Dutturicchiu”, dall’altra proprio Luca Lucci e i suoi sodali. I due gruppi, quindi, avrebbero avuto «rilevanti legami con articolazioni della ‘ndrangheta», per come palesato dalle interazioni fra Calabrò e Vottari da un lato, e dalla presenza di Trimboli accanto a Lucci. Per queste ragioni, secondo il gip, il «progressivo avvicinamento tra delinquenza da stadio e ‘ndrangheta lascia pensare a sviluppi preoccupanti» e ribadisce «l’estrema pericolosità del sodalizio criminoso» capeggiato da Lucci, «in grado di avvalersi di legami di così rilevante spessore». (g.curcio@corrierecal.it)

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