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‘Ndrangheta in Piemonte, da Volpiano a Carmagnola «riprodotta la mappa criminale della Calabria»

In Commissione il procuratore della Dda di Torino, Bombardieri. «Fenomeno minimizzato per anni al Nord come in Europa»

Pubblicato il: 02/12/2024 – 7:10
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta in Piemonte, da Volpiano a Carmagnola «riprodotta la mappa criminale della Calabria»

LAMEZIA TERME «Sono più di dieci i locali – o le locali – di cui è stata accertata in via giudiziaria l’esistenza in Piemonte. Già con “Minotauro” si parlava di nove ma, con altre operazioni giudiziarie, si è accertata l’estensione ad altri territori». Lo ha detto in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, presieduta da Chiara Colosimo, il nuovo procuratore di Torino, Giovanni Bombardieri, arrivato nel capoluogo piemontese dopo una lunga esperienza in Calabria e alla guida delle Dda di Reggio.

I legami con la Calabria

Per il procuratore, dunque, «è evidente che il riferimento all’esistenza di questi gruppi criminali ‘ndranghetisti nel territorio piemontese richiama il territorio di origine. Infatti, si parla di locali di Natile di Careri a Torino, di locale di Siderno a Torino, oltre a quelle individuate per nome di località, come la locale di San Mauro Marchesato, che riprende la zona di Crotone. La “cartina geografica” della Calabria riprodotta criminalmente nel territorio piemontese ha una sua fonte di accertamento giudiziario, perché si parla del crotonese in San Mauro Marchesato, si parla del vibonese con Carmagnola, si parla di Platì con Volpiano. Tutta una serie di realtà criminali che fanno riferimento alle realtà criminali di provenienza e di origine».

Fenomeno minimizzato per anni

Come spiegato in Commissione da Bombardieri, le cosche si sono insediate man mano e negli anni, anche perché «c’è stata una minimizzazione di questo pericolo e c’è stata una crescita della pericolosità e della effettività dell’insediamento criminale in ragione del tempo che passava. La minimizzazione del pericolo dell’infiltrazione ‘ndranghetista ha riguardato tutto il Nord Italia, non solamente il Piemonte, così come ha riguardato il Nord Europa, che solo da qualche anno ha questa “percezione di pericolosità” della ‘ndrangheta che non aveva in passato o che non ha mai avuto, ignorando la pericolosità dai flussi finanziari ma dalla strage di Duisburg oppure dalla criminalizzazione di una serie di attività che venivano svolte ormai nel campo del traffico di stupefacenti». Quindi, secondo il procuratore «ciò ha consentito alle proiezioni ‘ndranghetiste di proliferare. Per fortuna, non oggi, ma già da tempo, possiamo dire che dalle affermazioni della unitarietà della ‘ndrangheta abbiamo effettuato un lavoro di ricognizione e un contrasto effettivo e concreto a queste organizzazioni criminali nel territorio del Nord Italia, che ci consente di affrontarlo con maggiore efficacia, perché sappiamo chi dobbiamo contattare, sappiamo dove dobbiamo contrastarla. Stiamo cercando altre forme di insediamento che magari sono sfuggite al controllo svolto fino a oggi». Anche perché, ha spiegato Bombardieri «non dobbiamo dimenticare che queste sono forme di infiltrazione e di insediamento pericolosissime, che ancora oggi manifestano la loro pericolosità». (g.curcio@corrierecal.it)

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