COSENZA «In migliaia, donne e uomini del centrosinistra, ci siamo spesi con convinzione per il Sì alla fusione. L’abbiamo fatto perché condividiamo il sogno di una grande città unita, fondata sull’università, nuovi viali, servizi migliori e una quotidianità comune. Come Partito democratico, ci siamo mobilitati con impegno, insieme ai nostri amministratori, ai circoli, agli alleati, alle forze sociali e sindacali. L’abbiamo fatto con unità e determinazione». Così Vittorio Pecoraro, segretario provinciale del Pd di Cosenza.
«Tuttavia, il voto è l’espressione più alta della sovranità popolare, cardine della legittimità in ogni sistema democratico. È per questo che, adesso, serve umiltà e rispetto. Con il risultato emerso, indipendentemente dalla natura consultiva del referendum, non si può procedere con la fusione. Inoltre, anche con un esito complessivo favorevole, non avremmo sostenuto il progetto in presenza del voto contrario di due comuni su tre. Come noto, a Cosenza il Sì ha prevalso nettamente, vincendo in quasi tutte le sezioni con ampi margini. A Rende e Castrolibero, invece, ha vinto il No. È fondamentale, però, evitare di leggere questo esito come una contrapposizione tra comunità che condividono la stessa area urbana. Questo referendum non è una Brexit: Cosenza, Rende e Castrolibero restano legate da un vincolo di fratellanza, solidarietà e da sfide comuni. Il loro destino continua a essere intrecciato».
Secondo Pecoraro «questo risultato rappresenta una mancata opportunità e non sarà facile ripartire sulla tematica, ma non è un’approvazione dello status quo. Piuttosto, è il segnale di una bocciatura su un progetto condotto in modo discutibile, per responsabilità che ricadono principalmente sul centrodestra. È stato bocciato un percorso tortuoso, deciso unilateralmente dalla maggioranza in Consiglio regionale, senza condivisione su quali comuni includere, quali tempistiche adottare o quali obiettivi perseguire. Il referendum è stato percepito non come un quesito neutrale, ma come un giudizio sulla popolarità della giunta regionale. Dirigenti della destra si sono perfino autoproposti come futuri sindaci della città unica prima della fusione, politicizzando ulteriormente il dibattito. I proponenti della fusione hanno poi condotto una campagna debole, senza spiegare ai cittadini le opportunità della fusione e chiusi nei salotti. Il centrosinistra, al contrario, è stato l’unico a scendere in strada per dialogare con i cittadini. Fratelli d’Italia, pur parte della maggioranza regionale, ha sostenuto il No, trasformando il referendum in un congresso politico anticipato in vista delle elezioni regionali».
«Noi, come centrosinistra, abbiamo fatto il possibile per migliorare la proposta e dialogare con i cittadini, cercando di andare oltre gli schieramenti politici. Ora è il momento di guardare avanti, di concentrarci sul futuro. Molte strade sono ancora percorribili. Dopo le elezioni amministrative di Rende, sarà necessario aprire un nuovo tavolo per ripensare la proposta. Occorre riscrivere una legge regionale organica sulle fusioni, che coinvolga gli enti locali in modo partecipativo. Sono certo che tanti amici e compagni dei comitati del No, che hanno espresso preoccupazioni sincere e non campanilismi, saranno pronti a collaborare, anche ripartendo magari dalla proposta di una unione dei comuni», argomenta Pecoraro.
E aggiunge: «Parallelamente, sarà essenziale ridefinire le strategie di sviluppo delle città, includendo nella discussione altre aree del territorio, come il Savuto, il Medio Crati, le Serre e i Casali. In questi anni si è trascurato il ruolo di Montalto e dei comuni della cintura sud di Cosenza, temi che dovranno essere affrontati con serietà e che hanno compromesso il lavoro fatto. Accogliamo il messaggio degli elettori con rispetto e responsabilità, ma anche con fiducia e con il sorriso. Non rinunceremo alla visione di un territorio più unito e forte, capace di affrontare le sfide del futuro insieme. Questo risultato non è la fine, ma l’inizio di qualcosa di nuovo», conclude il segretario Pecoraro.
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