COSENZA Mentre il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini e l’amministratore delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci, continuano a presentare numeri e progetti sull’imminente avvio dei lavori per il Ponte sullo Stretto, i cittadini del Sud Italia, in particolare di Calabria e Sicilia, vivono quotidianamente una realtà a dir poco complicata. La modernità e l’efficienza che i grandi progetti infrastrutturali promettono sembrano ancora lontani dalle esperienze quotidiane di chi, nel Mezzogiorno, è costretto a fare i conti con disagi continui nel sistema dei trasporti pubblici.
Uno degli episodi più recenti e clamorosi è quello vissuto dai passeggeri del treno Frecciarossa 9658, partito sabato scorso da Reggio Calabria. Con un ritardo iniziale di 35 minuti, il treno ha subito una serie di guasti che lo hanno bloccato tra Capaccio e Battipaglia, in Campania, per diverse ore. Un viaggio che avrebbe dovuto durare circa sette ore si è trasformato in una vera e propria odissea, durante la quale quali i passeggeri sono rimasti in balia di un disservizio totale, con comunicazioni parziali e senza assistenza adeguata.
Una delle testimonianze più significative è quella di un passeggero che al Corriere della Calabria ha descritto la situazione come «intollerabile». Il treno, fermo in aperta campagna, è stato costretto a un trasbordo su un altro Frecciarossa, ma anche questo nuovo treno si è fermato poco dopo, causando ulteriori ritardi. «Ci hanno fatto camminare nella campagna, senza alcun supporto, e senza il minimo confort. I bagni erano fuori uso, la pulizia non funzionava, e per lunghi periodi siamo rimasti al buio», ha raccontato, aggiungendo che, nonostante il costo elevato dei biglietti, il trattamento ricevuto è stato umiliante.
Questo episodio non è isolato, ma si inserisce in un quadro ben più ampio che denuncia le carenze strutturali del sistema ferroviario del Sud Italia. Nonostante il prezzo dei biglietti ad alta velocità continui ad aumentare (sia per andare verso Nord che per tornare, ad esempio a Natale, in Calabria), i disservizi si moltiplicano. Ritardi, guasti frequenti e mancanza di comunicazione sono solo alcuni dei problemi che i passeggeri, soprattutto calabresi, affrontano regolarmente, sia sui treni veloci che su quelli regionali.
Questa contraddizione tra le promesse di infrastrutture moderne, come il Ponte sullo Stretto, e la realtà quotidiana del trasporto pubblico in molte regioni del Sud solleva interrogativi legittimi. Se da un lato si parla di progetti faraonici e futuristici, dall’altro i cittadini del Sud continuano a fare i conti con un sistema di trasporti che non risponde alle loro esigenze. I disagi, che spesso diventano veri e propri calvari per i pendolari, rivelano la frustrazione di chi paga per un servizio che non arriva nemmeno a garantire le condizioni minime di sicurezza e comfort.
Il caso del Frecciarossa 9658 è solo uno degli innumerevoli episodi che mettono in luce l’insufficienza delle infrastrutture esistenti, mettendo a nudo un problema che, purtroppo, non è nuovo.
Intanto il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina continua a essere al centro del dibattito pubblico, con nuove dichiarazioni sull’entità dei costi e le implicazioni politiche legate alla sua realizzazione. Nei giorni scorsi, durante un convegno di Unioncamere, Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto di Messina, ha parlato della cifra aggiornata per la costruzione dell’opera collegherà la Sicilia alla Calabria. Ciucci ha affermato che, dopo aver considerato gli aggiornamenti previsti dalla legge, il valore è salito a 13,5 miliardi di euro, una somma che supera i 12 miliardi inizialmente previsti. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, è stato protagonista di un’azione che ha acceso la discussione politica. L’1 dicembre, grazie all’intervento del ministro al Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), sono stati destinati ulteriori 2,4 miliardi di euro al Ponte sullo Stretto, sottraendoli dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, che tradizionalmente finanzia progetti per le infrastrutture nel Sud Italia. Questa decisione non è passata inosservata e ha suscitato dure critiche da parte di esponenti politici, in particolare dal Movimento 5 Stelle. Agostino Santillo, vicecapogruppo del M5S alla Camera, ha definito l’operazione uno «sciacallaggio che penalizza ulteriormente le regioni meridionali». Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. «Nella ormai quotidiana battaglia all’interno della maggioranza – ha dichiarato – oggi scopriamo che il ministro Salvini ha ottenuto l’assegnazione al suo ministero di 2,4 milardi dei 5,8 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027. Come? Attraverso un blitz compiuto con il benestare di Palazzo Chigi che ha convocato una riunione del Cipess per distribuire ai ministeri circa 6 miliardi del Fsc. Di questa somma, appunto, 2,4 miliardi, servono a garantire l’emendamento alla manovra che il Carroccio ha depositato in commissione Bilancio, alla Camera, per riscrivere le coperture del Ponte. La proposta alleggerisce i costi a carico dello Stato, ma aumenta l’onere sul Fondo per lo sviluppo e la Coesione: il prelievo passa da 718 milioni a 6,1 miliardi. La nuova dote si va ad aggiungere ai 6,8 miliardi che il ministero ha già ricevuto. In questo modo Salvini può contare in tutto su 9,2 miliardi. Soldi che dovrebbero essere impiegati per le infrastrutture, soprattutto al Sud. A questo serve il Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ma la stragrande maggioranza delle somme sarà riversata solo su un’opera: il Ponte». Questo «è il giorno del contentino – ha aggiunto Boccia – e che contentino, a Salvini che viene così risarcito dopo la sconfitta sul canone Rai. Siamo alla follia di un governo che vive solo di scambi di potere». (fra.vel.)
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