COSENZA Incassato il risultato (Sì vincente solo a Cosenza, astensionismo alto) i partiti si leccano le ferite: centrodestra e centrosinistra sono stati in prima fila nella campagna referendaria, e da ieri sera è il tempo delle analisi.
«A Cosenza – scrive su fb Giacomo Mancini (Pd), che ha guidato i Comitati del Sì – ha vinto nettamente il Si (69.4%-29,4%). A Rende e Castrolibero il No (81,4% -18,1% e 74,4%-24,4%). A far pendere la bilancia sul risultato complessivo a favore del No (58,2%-41%) è stata la diversa percentuale di affluenza : bassa a Cosenza (votanti 10655 col 19,12%). Più alta a Rende (votanti 10652 col 33,2%). Ancora più alta a Castrolibero (votanti 3657 col 44,78%). Ma è evidente che in ogni caso anche con un risultato complessivo diverso si sarebbe dovuto (e si dovrà) tenere conto del voto contrario alla fusione di due comuni. Il voto ci dice che i cittadini pur vivendo quotidianamente lo stesso territorio hanno espresso opinioni profondamente contrapposte su come amministrare la comunità. E ci dice anche che questa classe dirigente non è stata in grado di cogliere l’importanza della sfida, di prepararla e affrontarla insieme, ma ha preferito dividersi in inutili schermaglie interne a coalizioni e partiti, a coltivare ambizioni locali, invece di porsi insieme grandi traguardi a beneficio del territorio che rappresenta, per come hanno fatto in questa stessa provincia quanti con intelligenza hanno percepito i benefici derivanti dalla fusione. Ma è proprio questo dato che spinge il Partito Democratico e le forze politiche, sindacali e civiche di centrosinistra che hanno il merito di essersi spese fino in fondo ad intensificare l’impegno politico dandosi due obbiettivi: mettere in campo una capacità di governo apprezzata e attrattiva dentro e fuori i confini municipali e attivare tutte le forme di governance in comune che la legislazione offre per uno sviluppo corale dell’area urbana senza muri e barriere».
Mario Occhiuto (Forza Italia), che ha affidato ai social un commento a risultato non ancora definitivo, coglie «diversi spunti di riflessione, non solo sul progetto della città unica, ma anche sulla società in cui viviamo. Come spesso accade di fronte a grandi innovazioni e riforme, chi si è sentito direttamente minacciato ha votato no, mentre molti altri, forse per disinformazione o disinteresse, non hanno colto fino in fondo i vantaggi che la fusione avrebbe potuto portare. Ha prevalso il campanilismo, che ha prodotto risultati ribaltati tra Cosenza, Rende e Castrolibero, alimentando divisioni invece di favorire una visione unitaria. Ha vinto anche l’astensionismo, un segno preoccupante di una società sempre più distante dai processi decisionali e dalla partecipazione attiva.Inoltre, non possiamo ignorare il populismo, con un voto che è stato anche una protesta contro i partiti e i corpi intermedi, schierati tutti per il sì. Questo dato riflette una profonda disillusione verso le istituzioni e un individualismo crescente, dove spesso prevale il lamento sul cambiamento e il rifiuto delle novità, anziché la volontà di costruire un futuro comune. Viviamo in una società in cui manca una cultura della partecipazione: siamo pronti a pretendere progresso e diritti, ma spesso disinteressati a fare la nostra parte per costruirli. È più facile restare ancorati al passato che immaginare un futuro diverso e migliore. Questo, però, non significa che dobbiamo arrenderci: al contrario, serve un impegno ancora più grande per coinvolgere, informare e ricostruire un senso di comunità. Ringrazio chi ha creduto in questo progetto e chi, con spirito critico, ha espresso opinioni diverse. Il progetto della città unica non è in ogni caso un fallimento, ma un’idea che oggi non è stata compresa fino in fondo, forse anche per colpa nostra. Ma tentare era necessario, perché la città unica non sarebbe comunque mai potuta nascere attraverso i singoli comuni o i sindaci, bloccati da campanilismo e da un conflitto di interessi legato ai seggi a cui aspirano. Solo un referendum popolare poteva dare una possibilità a questa visione, al di sopra delle divisioni politiche e amministrative. Il nostro impegno per il bene del territorio deve continuare: unire le forze e superare le divisioni resta l’unico modo per garantire un futuro migliore a tutti. Il risultato di oggi non chiude questa visione, ma la rafforza come obiettivo da perseguire, passo dopo passo».
Soddisfazione è stata espressa dagli esponenti dei comitati del No al referendum, in particolare l’ex sindaco di Rende Sandro Principe, l’ex consigliere regionale Mimmo Talarico e l’attuale sindaco di Castrolibero Orlandino Greco, che dal primo momento avevano espresso la loro contrarietà alla fusione. «Il popolo – ha detto Principe – ha temuto di subire un sopruso ed un vero e proprio atto di prepotenza, con la paura di compiere un salto nel buio». Secondo i fautori del sì, invece, sulla sconfitta hanno pesato l’astensione, specie nella città di Cosenza, ed una comunicazione sbagliata. Il vicepresidente del Consiglio regionale, Pierluigi Caputo, di Forza Italia, vicino al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha detto che «di sicuro c’è stato una comunicazione sbagliata e che sulla fusione qualcuno ha fatto terrorismo psicologico. La discussione, comunque – ha aggiunto Caputo – continuerà. L’obiettivo resta importante e cercheremo di capire come poter andare avanti nel nostro impegno».
«Un referendum così poco partecipato è già un dolore politico,ma pensare che se pur nella micro dimensione dei numeri si celi il fallimento della città unica lo è ancor di più… averlo voluto trasformare come qualcuno in un un test per un partito politico o addirittura per un singolo politico è segno di una ben più grande sconfitta del territorio». È il commento della deputata leghista Simona Loizzo: «Il sogno di una grande Cosenza si frantuma sul derby Cosenza Rende, non includo Castrolibero soltanto perché se pur nella sua unicità un piccolo comune non ha la stessa serie calcistica, e il derby ci presenta una Cosenza che non è con e non è senza… è lontana e, dormiente sulla richiesta di guida autorevole di una area urbana sicuramente non priva di possibili attrattori culturali ed economici ma annoiata o sfiduciata dalla sua attuale marginalizzazione politica». Per Loizzo «il sogno di una grande città cuscinetto tra la Corigliano Rossano che rivendica invece con un piglio giovane, leadership da Provincia e l’inevitabile sviluppo a sud della città metropolitana di Reggio con al centro il più grande investimento infrastrutturale di sempre (senza parlare poi di un possibile laboratorio politico in espansione preelettorale) fa diventare il sogno una utopia perché mostra tutta la debolezza dei campanili compresa la miopia di chi per ammazzare i topi incendia la nave. Cosenza non è così, Cosenza è altro e oltre e questo secchio d’acqua la risveglierà».
A sua volta Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di FdI alla Camera, evidenzia: «Bisogna accettare sempre con rispetto la sovranità democratica e popolare. Il dato del referendum ci amareggia. La città unica era ed è un’opportunità straordinaria che per diversi motivi non è stata colta. Se si esclude Cinquestelle tutti i partiti, il sindaco di Cosenza, erano schierati per il sì. Ringrazio i comitati che si sono spesi con generosità e spero che da questa esperienza si traggano le considerazioni migliori per comprendere e capire meglio. Ringrazio chiunque si sia speso con lealtà: quando si fa una battaglia politica con onestà si merita rispetto. Si traggano meglio da parte di tutti i bisogni di partecipazione politica e democratica. Saremo sempre e comunque vicini ai cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero».
Nella foto una sezione semideserta durante la consultazione referendaria di ieri a Cosenza
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