«Siamo partiti 4 o 5 giorni fa da Sfax. Eravamo 45. Tre giorni fa, pioggia, vento e la barca è affondata. Tutti siamo finiti in mare. Vicino a me sono rimasti due ragazzi, poi dopo 2 giorni non li ho più visti, il mare li ha allontanati». E’ la sommaria ricostruzione fatta dalla bambina di 11 anni, originaria della Sierra Leone, fatta ai medici e i mediatori culturali a Lampedusa, del naufragio di una barca in metallo di cui sarebbe l’unica superstite. La piccola è stata salvata dall’equipaggio del veliero Trotamar III, durante la notte, alle ore 3.20 circa, in area Sar italiana, al largo di Lampedusa. Le motovedette di guardia costiera e guardia di finanza, che si stanno occupando delle ricerche nell’area dove il barchino di ferro è colato a picco, non hanno ancora trovato né cadaveri, né tracce di vestiario. È stato predisposto il sorvolo dell’area con assetto aereo.
«Appena è arrivata all’hotspot si è addormentata e sta ancora dormendo. Verrà seguita dall’equipe di psicologi che è nella struttura e potrebbe venire trasferita, per aiutarla psicologicamente, con il primo volo Oim che verrà pianificato dalla prefettura di Agrigento, verosimilmente venerdì». Lo ha detto il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, che è andato nell’hotspot di contrada Imbriacola per sincerarsi delle condizioni di salute della bambina sopravvissuta al naufragio verificatosi in acque Sar italiane forse lunedì. Nelle prossime ore, non appena si sarà ulteriormente ripresa la bambina verrà ascoltata da psicologici e mediatori culturali anche per ricostruire con esattezza quando sarebbe avvenuto il naufragio e cosa sia effettivamente accaduto. Nel frattempo, la procura ha avviato le indagini per omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
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