RENDE «A Gaza le ambulanze ci sono, magari crivellate di colpi. Mentre quando mia madre fu ricoverata a Locri per un ictus, dall’ospedale mandarono un’auto»: quello di Pierpaolo Bombardieri è uno sfogo ma anche un aneddoto esemplare per rafforzare il suo no all’autonomia differenziata, «io – rincara la dose – la sanità la centralizzerei di nuovo a livello nazionale dopo che la sua gestione è stata cannibalizzata dalla politica regionale di tutti i colori».
Il segretario nazionale della Uil è a Rende dove, dopo il convegno sull’intelligenza artificiale di ieri all’Unical, è ospite di Federazione Riformista per un confronto sul ddl Calderoli a pochi giorni dallo “stop” della Corte Costituzionale che una settimana fa ha indicato i 7 punti da cambiare. Bombardieri rilancia: «Abbiamo raccolto in estate un milione e 400mila firme contro la legge, anche al nord: ora puntiamo al referendum per cancellarla, non si tratta di questioni politiche ma che al contrario riguardano la vita quotidiana delle persone».
È chiaro che di qui a giugno ogni iniziativa politica rendese alla presenza dell’ex sindaco – e futuro ri-candidato? – Sandro Principe sarà anche un modo per “contarsi” in vista delle amministrative di giugno: stamattina sala del Museo del Presente gremita, e non solo di tesserati Uil, sindacato storicamente ancorato a radici socialiste. Bombardieri ringrazia l’ex sottosegretario al Lavoro per averlo introdotto, giovane laureato, negli ambienti della politica e del sindacato romani, dopo che lo stesso Principe aveva ricordato Oscar Bombardieri, socialista di Marina di Gioiosa Ionica, simbolo di una militanza che non esiste più, a partire dalle sezioni: «Oggi – commenta Principe – è proprio il sindacato ad avere un ruolo importantissimo da soggetto intermedio che dà risposte e speranze ai cittadini, è come un grande partito del lavoro in assenza di un partito riformista». Bombardieri concorda: «La politica ascoltava il Paese e le istanze dei territori, oggi ci siamo noi a portare mezzo milione di italiani in piazza e fa male constatare che il centrosinistra non fa alcuna elaborazione su quelle nostre rivendicazioni».
Al moderatore Ettore Jorio che lo sollecita sul peccato originale del centrosinistra colpevole «nel 2001 di aver cancellato la parola Mezzogiorno dall’articolo 119, ai tempi in cui il Sud era al top come Sinner», Bombardieri risponde che «l’errore di Prodi fu di voler dare una risposta alla Lega di Bossi piuttosto che occuparsi di quelle tematiche»; e aggiunge «è impensabile che le Regioni oggi debbano occuparsi di politiche energetiche, commercio estero e infrastrutture, materie per cui serve una regia nazionale proprio come per la salute. Tema nodale se si pensa all’emigrazione sanitaria o agli assistenti sociali, alla non autosufficienza: al Sud c’è uno spirito di comunità, è vero, ma non basta. Bisogna assicurare il diritto alle cure».
Al dibattito – i cui lavori sono stati aperti dal segretario di Federazione Riformista, Fabio Liparoti, e dalla segretaria della Uil Calabria, Mariaelena Senese, che ha parlato di «legge antistorica» – era presente anche l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano Giovanni Checchinato, che sul diritto alla tutela dell’assistenza sociale ha richiamato il principio della sussidiarietà presente nella dottrina della Chiesa e sancito anche nel 1931 nell’enciclica di Pio XI “Quadragesimo Anno”: «Ascolto e prossimità sono decisivi nelle aree interne, di cui la Calabria è composta al 70% – così Checchinato –, ma la solidarietà è un principio da non manipolare o calare dall’alto con la presunzione di conoscere i bisogni della gente senza ascoltare i territori, come invece fanno benissimo i sindacati». D’accordo Principe secondo cui anche «le parrocchie sono un punto di riferimento per cittadini di città in cui i Municipi sono sprangati e inaccessibili».
Per il docente Unical Guerino D’Ignazio «le sentenze della Consulta dicono che controlli e contrappesi non sono una zavorra. Grazie ai ricorsi delle Regioni è stata fatta chiarezza: il regionalismo deve essere solidale e cooperativo, non individualistico come lo intendono Zaia e Calderoli, il periodo della loro furbizia istituzionale è finito, inizia quello della lealtà istituzionale tra Stato e Regioni oltre che tra Regioni. Ora il Mezzogiorno deve far sentire la sua voce e in questo i sindacati hanno un ruolo decisivo, sono d’accordo con Principe: il diritto alla salute non è comprimibile, ricorda la sentenza n. 195 della Consulta, non si può risparmiare sulla sanità…».
Anche Jorio ha criticato il ministro Calderoli definendolo «grandissimo copiatore di quanto scritto da altri, da Prodi a Boccia a Gelmini» notando come nelle 109 pagine di sentenza ricorrano decine di “tuttavia” e “però”. Poi un passaggio sui Lea: «Vanno rivisti, sono stati pensati nel 2001 e rivisti nel 2017, prima del Covid. La logica dell’iter parlamentare porta anche i Lep all’infinito, e mentre si studia il malato muore. Intanto la Commissione presieduta da Cassese viene bloccata e i suoi membri convertiti in consulenti del ministero…». Da Principe un ultimo “messaggio” a Calderoli: «Il suo Porcellum ha creato un parlamento fatto di nominati da piccole oligarchie, non sazio di questa distruzione è tornato sul luogo del delitto e ha inferto il colpo finale al Mezzogiorno d’Italia, abbandonato già da anni. Tocca a noi riformisti dare risposte a chi ne ha bisogno, il Sol dell’Avvenire è questo». (e.furia@corrierecal.it)
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