ROMA Case popolari cercansi, con oltre 300mila famiglie senza un tetto, in lista d’attesa, per colpa dei sindaci. Sono oltre 319.000, in Italia, infatti, i nuclei familiari in attesa di un alloggio popolare, con una media di 12,6 richieste inevase ogni 1.000 nuclei familiari. È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale i comuni del nostro Paese detengono la maggioranza degli immobili di edilizia residenziale pubblica, con oltre 401.800 unità pari al 53,4% del totale, seguiti dagli enti territoriali per l’ERP con il 42,4%.
Gli altri enti pubblici giocano un ruolo marginale: gli enti previdenziali possiedono l’1,1% degli immobili, mentre ministeri e Presidenza del Consiglio ne gestiscono l’1%. Quanto alla “data di nascita”, quasi la metà del patrimonio di edilizia residenziale pubblica italiana, pari a 752.217 abitazioni, è stata costruita prima del 1980, con una concentrazione maggiore tra gli anni Ottanta, il periodo di massima espansione, quando sono state realizzate 188.000 unità.
Dopo il 2010, la costruzione di nuove abitazioni è crollata al 2,2% del totale, segno della drastica riduzione degli investimenti pubblici. Secondo il report del Centro studi di Unimpresa, che ha rielaborato dati della Corte dei conti, l’analisi dei dati relativi alla domanda inevasa di case popolari evidenzia significative disparità territoriali e amministrative in Italia. Complessivamente, sono state registrate 319.329 richieste giacenti, con un’incidenza media di 12,6 domande ogni 1.000 nuclei familiari residenti. La Lombardia guida questa classifica con 67.176 domande inevase, pari a 15,9 richieste ogni 1.000 famiglie, seguita dalla Sicilia con 37.278 richieste e un’incidenza di 18,5, e dall’Emilia-Romagna con 29.462 domande, equivalente a 15,0 ogni 1.000 nuclei.
Il Sud, complessivamente, mostra numeri più elevati non solo in termini assoluti ma anche proporzionalmente alla popolazione, con regioni come Calabria e Basilicata che registrano rispettivamente un’incidenza di 13,8 e 16,6 richieste ogni 1.000 famiglie. Il divario tra Nord e Sud evidenzia una maggiore pressione sulla domanda inevasa nelle regioni meridionali e insulari, spesso frutto di anni di mancata risposta istituzionale a una crescente esigenza abitativa.
Dopo gli anni Novanta, la costruzione di nuove abitazioni è crollata: nel decennio 1991-2000 sono state realizzate 62.323 unità (8,3%), mentre dal 2001 al 2010 il numero scende ulteriormente a 51.974 unità (6,9%). Dopo il 2010, gli investimenti pubblici nel settore dell’edilizia residenziale pubblica hanno prodotto appena 16.482 nuove abitazioni, pari al 2,2% del totale. A livello territoriale, il Sud ha beneficiato di una spinta edilizia significativa negli anni Ottanta, con il 29,1% degli immobili costruiti in quel periodo, a fronte del 25,7% del Centro e del 21% del Nord.
La Calabria registra 11.117 richieste inevase, pari al 3,5% del totale nazionale, con un’incidenza di 13,8 per 1.000 famiglie, sopra la media italiana.
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