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‘Ndranghetisti e albanesi, la joint venture per la cocaina nel porto di Livorno

L’inchiesta della Distrettuale antimafia ha messo in un luce un sistema ben collaudato. Dalle squadre con i compiti assegnati alle chat decriptate

Pubblicato il: 11/12/2024 – 6:41
di Giorgio Curcio
‘Ndranghetisti e albanesi, la joint venture per la cocaina nel porto di Livorno

LAMEZIA TERME Il porto di Gioia Tauro, ma non solo. Che i gruppi criminali abbiano scelto anche lo scalo di Livorno non è affatto una novità. Qui, infatti, un gruppo criminale organizzato in più Stati – Italia, Ecuador, Albania e Belgio – con alle spalle la ‘ndrangheta e una delle più potenti famiglie criminali, avrebbe organizzato negli anni diversi viaggi ed esfiltrazioni di carichi di cocaina, acquistata in Sudamerica.

La joint-venture ‘ndrangheta-albanesi

Una sorta di joint-venture tra gruppi italiani e albanesi. Una delle recenti inchieste condotte dalla Dda di Firenze avrebbe consentito di così di far luce sull’organizzazione che si sarebbe avvalsa di un soggetto con la dote di “Vangelo” all’interno della cosca Molè, in affari sia con la ‘ndrina di Cinquefrondi sua alleata, sia con esponenti della Sacra Corona Unita foggiana. È il 9 marzo del 2021 e gli uomini della Guardia di Finanza ancora non sanno di aver fatto luce su un sistema criminale ben collaudato e organizzato, composto da italiani e albanesi.

Due giorni di appostamenti

Nei due giorni precedenti, infatti, con un servizio di appostamento aveva consentito di identificare sei persone durante quella che era a tutti gli effetti una operazione di estrazione di un carico di cocaina arrivato nel porto di Livorno via mare dal Sudamerica. Dall’analisi degli apparecchi sequestrati e dei tabulati, gli inquirenti si convincono dell’esistenza di due cellule indispensabili per il recupero del carico di droga: da una parte i “recuperatori” e i “supervisori”, all’altra i “mittenti”. Come accaduto decine di altre volte in casi analoghi, il mezzo di comunicazione preferito era la conversazione via chat su dispositivi SkyEcc, piattaforma poi decriptata e che ha consentito a decine di Procure in Europa di ricostruire ingenti traffici di quintali di cocaina per il mondo.

I tre calabresi

Comunicazioni criptate, dunque, ma anche la localizzazione GPS grazie alla quale poter effettuare il monitoraggio delle partite di droga partite dal Sudamerica e in arrivo proprio nel porto livornese. Un business fruttuoso, nonostante i numerosi sequestri effettuati, e che avrebbe visto la partecipazione di almeno tre calabresi: G. L. (cl. ’78) di Polistena, M.P. (cl. ’69) di Melito Porto Salvo ed E. M. (cl. ’75) di Gioia Tauro, tutti e tre arrestati. Gli ultimi due, in particolare, avrebbero preso parte all’importazione di un carico di cocaina di poco più di 120 kg proveniente dall’Ecuador e arrivato al porto di Livorno a gennaio del 2022. Operazione peraltro andata a buon fine perché le forze dell’ordine non sono riuscite a bloccarlo e a sequestrarlo. (g.curcio@corrierecal.it)

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