COSENZA «La musica non cambia e non si intravedono vie d’uscita. Spetta ancora alla Calabria, insieme alla Campania, il triste primato della spesa più alta, in valore assoluto, per la migrazione sanitaria interregionale. Il dato più agghiacciante – e non è un paradosso, ma pura realtà – è che il più grande ospedale della Calabria è fuori regione». Così il Presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Giuseppe Mazzuca, nel commentare i risultati dell’AGENAS (l’Agenzia del ministero della Salute per i servizi sanitari regionali) presentati ieri sulla mobilità sanitaria interregionale per l’anno 2023. «L’analisi dettagliata presentata da Agenas sulle principali dinamiche della mobilità sanitaria interregionale in Italia- sottolinea Mazzuca – dipinge un quadro impietoso per la nostra regione che arriva a spendere per i viaggi della salute poco più di 200 milioni di euro nel 2023. L’incremento nazionale, al quale non è certamente estranea la Calabria, è dovuto all’aumento della mobilità legata soprattutto ai ricoveri per DRG (Diagnosis related group) di alta complessità, che comportano trattamenti più costosi e specializzati». «Non saremmo arrivati a questo punto- rimarca Giuseppe Mazzuca – se avessimo avuto un sistema sanitario degno di questo nome e non attanagliato da una situazione di continua e gravissima emergenza che riguarda la regione, ma anche la città di Cosenza, dove ci si attarda e si continua a tergiversare sulla realizzazione del nuovo Ospedale Hub che, se avviato, avrebbe sicuramente, con la sua forza attrattiva, convinto a ritornare anche quei medici calabresi che lavorano altrove con grande considerazione delle strutture ospedaliere dove prestano la loro opera. Purtroppo così non è e il flusso migratorio da Sud a Nord per ricoveri ospedalieri è inarrestabile e spesso finisce con il privilegiare le strutture ospedaliere private che sono accreditate e maggiormente attrattive, in quanto gestiscono circa i tre quarti delle prestazioni di alta complessità». «Il report di Agenas – ha aggiunto Giuseppe Mazzuca -non necessita di particolari interpretazioni, tanto diventa per la Calabria implacabile: si cercano strutture per curarsi lontano da casa soprattutto per trattamenti più costosi e specializzati. E le prestazioni ad alta complessità sono erogate in massima parte, ovvero per il 72 per cento, da strutture private convenzionate. In altri termini, molti grandi ospedali anche privati del Nord realizzano, anche con i pazienti in trasferta dalla Calabria, una significativa quota di ricavi, arrivando addirittura ad investire anche sull’accoglienza delle famiglie. Questo stato di cose – conclude Mazzuca – non è più tollerabile e ancora si continua a discutere e a fare melina sulla realizzazione del nuovo Ospedale Hub di Cosenza. Sarebbe ora che chi deve prendere le decisioni attese da chi non può più permettersi i costi elevati di una cura fuori regione, abbia finalmente un sussulto di dignità. Di questo passo saremo costretti tutti ad emigrare in Emilia-Romagna, Lombardia o Veneto, che assorbono gran parte della mobilità cosiddetta attiva».
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