Mino Reitano, icona identitaria calabrese, avrebbe compiuto 80 anni lo scorso 7 dicembre. Lo hanno ricordato il Corriere della Sera, il suo amico Marino Bartoletti e un bel documentario della Rai su “La voce italiana nel mondo”. Purtroppo, venerdì 6 dicembre, il palinsesto lo ha collocato in programmazione nel pomeriggio e non di sera come tradizionalmente avviene per questo tipo di omaggi (di recente Domenico Modugno ma la lista è lunga) molto apprezzati dal pubblico boomer. Tra l’altro la promozione sulle reti Rai è stata molto fiacca. Nonostante tutti questi handicap la programmazione su Rai 3 ha raggiunto il 5,4 di share ed è stato visto da mezzo milione di teleutenti, con picchi ovviamente molto alti dal Pollino allo Stretto. Divertente e filologico con un tocco di melò tipico del cantante calabrese il documentario di Antonio Centomani. Tra i testimonial non poteva mancare Gianni Morandi (che ha festeggiato i suoi 80 anni il giorno dopo del suo amico Mino e che ha ben chiosato sul suo essere calabrese), Massimo Ranieri, Orietta Berti, Carlo Conti, Paolo Mengoli il competente critico Dario Salvatori, moglie, figlie e la nipote che hanno anche parlato del rapporto con la sua terra d’origine. Dalle teche Rai e dagli archivi di famiglia documenti preziosi come l’omaggio fatto da Fiorello e Vincenzo Mollica. Non è mancato Mike Bongiorno che al suo matrimonio in Lombardia lancia il suo proverbiale “Allegria”. Ma è nell’archeologia degli inizi che si riflette molto sulla condizione dei calabresi che Mino ha rappresentato per molti decenni.
A Fiumara di Calabria, dove la piazza del paese è a lui ovviamente intitolata, il testardo calabrese mosse i suoi primi passi nella sua scalata alla musica che conta. Merito di un papà appassionato di musica che trasmette la sua passione ai numerosi figli, i quali iniziano ad esibirsi in chiesa per poi creare un complesso, i “Fata Morgana”, che inizia a girare le piazze di tutta la regione con una storia che ricorda i “Jackson Five” del più celebre Micheal.
Negli anni Cinquanta a Fiumara non c’era neanche la corrente elettrica. Con uno stipendio di misere 37.000 lire, papà Reitano chiede al conservatorio di Reggio Calabria una riduzione delle tasse e la ottiene per far studiare i suoi 7 figli. Una scelta generosa della stagione dell’ascensore sociale che si muove. Il pulsante principale lo schiaccia Beniamino come si chiamava all’anagrafe Mino. Testardo e generoso, capace. Quando è diventato famoso, di comprare una casa ad ogni fratello o di regalare un chitarra a chi non la possiede. Emblema dell’uomo con la valigia emigrante, riconoscibile da tutti coloro che erano dovuti andar via per poter vivere e trovare un posto al mondo. Dotato di musica e canto, peregrina per Napoli giovanetto, poi a Roma e con grande coraggio va ad Amburgo a suonare nello stesso locale dove si esibiscono dei suoi coetanei di Liverpool che ancora non si chiamano Beatles. Apprende il tedesco e cresce musicalmente. Quando torna in Italia, infatti, al concorso delle voci nuove di Castrocaro si esibisce con una hit di Roy Orbison all’epoca completamente sconosciuto in Italia. Nascerà il mito di uno degli artisti musicali più affermati degli anni Settanta. Vanta il record di otto finali di Canzonissima piazzandosi sempre nei primi posti anche sostenuto da una marea di cartoline calabresi che votano per la Lotteria.
Capace di andare ad incontrare Frank Sinatra in America, spesso si dimentica che Reitano è stato un cantautore molto a suo agio con le parole in musica. Ascoltare per esempio “Una ragione di più” di Ornella Vanoni composta con il grande Franco Califano, ma non tutti sanno che ha anche vinto da paroliere uno Zecchino d’Oro, fu premiato in Giappone ed ha anche composto un lontano inno dell’Inter. A differenza di molti suoi colleghi non ebbe il sostegno dei popolari “musicarelli” dell’epoca, ma Carlo Verdone lo ha omaggiato nel suo film “Sono pazzo di Iris Blond” ma si rifece molto con la televisione conducendo show e diventando una presenza fissa di molte trasmissioni di successo della Rai.
Le parole crepuscolari della sue canzoni d’amore e il richiamo alla Calabria che parte lo ha reso ancora popolare negli ultimi anni di vita nei suoi “live” nelle terre espatriate dell’emigrazione tricolore con le vette altissime al momento del suo inno “Italia” che a Sanremo arrivò in sesta piazza. Restano intramontabili alcuni suoi hit. La prima sua esibizione fu a 10 anni nella trasmissione di Silvio Gigli “La giostra dei motivi” e ha perseguito sempre con il sorriso la strada del successo che ha condiviso a beneficio di molti.
Non è mancato chi lo vituperava e trattava da macchietta ma a mio parere Mino Reitano è un degno rappresentante del Pantheon calabrese. «Era il tempo delle more e la tua vita fioriva con te». Il documentario su Reitano è fruibile su RaiPlay. Sarebbe giusto che il Capodanno Rai a Reggio Calabria con la nuova edizione de “L’anno che verrà” preveda un omaggio a Mino Reitano nell’attesa scaletta dei big nazionalpopolari di cui si sfoglia la rosa in queste ore. Già al lavoro un centinaio di tecnici e funzionari in riva allo Stretto che stanno allestendo il monumentale palco dove quest’anno debutta alla conduzione Marco Liorni al posto di Amadeus.
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Concerti non solo a Reggio Calabria nella notte di San Silvestro. J-Ax e Rocco Hunt a Corigliano-Rossano, Fred Palma a Cassano Jonio, Tiromancino ad Acri, Mannarino a Catanzaro, Dj set a Vibo Valentia. A Cosenza il Capodanno è diventato conteso politico. Piazza dei Bruzi e streaming Sky per Achille Lauro (si era già visto in città per un recente “Invasioni) ma è nato un antipatico contenzioso per un invito al celebre Dj Gigi D’Agostino che si sarebbe offerto per una grande festa pubblica e dichiarando di voler devolvere il suo cachet all’Ospedale locale. Mail, contatti e trattative sono diventate narrazioni divergenti nelle diverse ricostruzioni. Abbiamo sentito il sindaco di Cosenza e ci ha spiegato che i suoi collaboratori gli avevano prospettato lo spettacolo, che Caruso avrebbe visto bene come proseguimento del concerto di Lauro. Le cifre necessarie non erano solvibili e cumulabili, quindi l’idea è stata abbandonata. Poi il polverone politico. Franz Caruso, comunque al Corriere dichiara “La questione si può risolvere al netto di Capodanno. Possiamo accogliere un grande artista come Gigi D’Agostino in altra data e insieme organizzare una festa benefica con una donazione da donare a reparto di Oncologia pediatrica dell’Annunziata”. Mi sembra una salomonica soluzione.
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E a proposito di beneficenza come non riportare la bella iniziativa di Gennaro Gattuso da Schiavonea che dopo 22 anni si è tagliato la barba aderendo all’iniziativa della manifestazione in Croazia dove allena per raccogliere diecimila euro da devolvere alle associazioni che si occupano di ricerca sul cancro. Un bel gesto di Gennaro, l’ennesimo. Ricordiamo quando si ridusse lo stipendio per sostenere i dipendenti in cassa integrazione al tempo del Covid. Gattuso un Mino Reitano del pallone. (redazione@corrierecal.it)
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