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il racconto

Mosche

Nella Contea di Pima, in Arizona, il cui capoluogo è Tucson, seconda città dello Stato dopo Phoenix, Jennifer dalle quattro ali era indiscutibilmente la mosca più celebre, sia fra le sue colleghe,…

Pubblicato il: 15/12/2024 – 7:35
di Antonello Commisso
Mosche

Nella Contea di Pima, in Arizona, il cui capoluogo è Tucson, seconda città dello Stato dopo Phoenix, Jennifer dalle quattro ali era indiscutibilmente la mosca più celebre, sia fra le sue colleghe, che tra tutti i piccoli insetti che popolavano il territorio.
La ragione di ciò risiede in una remota e leggendaria disputa che Jennifer ebbe nel giugno 1972, anno della messa al bando del DDT negli USA, con la collega Rose la gobba, su chi delle due fosse più pericolosa. Disputa svoltasi su un escremento di puma ed alla quale assistette con estremo interesse un numeroso pubblico di microscopici volatili.
“Io -disse Rose la gobba-  da giovane ho fatto prendere la dissenteria a tanti umani quanto gli alberi del Parco Nazionale del Saguaro”.
“Sciocchezze -ribatté Jennifer-. Io avevo appena imparato a volare che causai un’epidemia di febbre tifoide fra oltre 650.000 abitanti della città di Phoenix”.
“E che mi dici -riprese Rose- del carbonchio che ho diffuso senza sosta, per sei mesi tra i cittadini di Mesa, nella Contea di Maricopa?”.
“Dico che sono frivolezze – tagliò corto Jennifer -, poiché tutte le appartenenti alla nostra specie possono causare queste e decine di altre malattie contagiose. Perché piuttosto non giochiamo duro e scommettiamo se una mosca possa addirittura uccidere un uomo con le sue proprie forze, senza ricorrere ad alcun tipo di infezione?”.
“Questa l’hai sparata grossa Jenny! -esclamò Rose la gobba- Non si è mai sentita una cosa simile! Una mosca che ammazza un essere umano senza ricorrere ad artifici infettivi: è impossibile!”.
“Vuoi scommettere le tue ali con la mie -replicò Jennifer- che io ne sarò capace?”. “Allora preparati a strisciare per il resto della tua vita come un lombrico ermafrodita e obeso che non si regge sulle zampe, perché presto resterai senza ali per volare, ma solo con  i minuscoli bilancieri che dovrebbero regolarne la traiettoria. Vedo la tua scommessa, presuntuosa cialtrona, e cerca di fallire prima del Giorno del Ringraziamento!” Concluse la gobba.
Il 4 luglio 1972, nonostante la brutte notizie politico-militari provenienti dalla guerra nel Vietnam, come ogni anno nessun abitante degli States volle rinunciare a festeggiare l’”Indipendence Day”, festa nazionale in ricordo della Dichiarazione d’Indipendenza dalla tirannia britannica, redatta da Thomas Jefferson e approvata il 4 luglio del 1776 dal Secondo Congresso Continentale. Così, tanto nelle grandi metropoli, quanto nei più sperduti paesi, dal Wyoming ai Monti Appalachi, si tennero parate, si attrezzarono enormi barbecue, si apprestarono decine di migliaia di galloni di birra, whisky, tequila e rum, mentre contemporaneamente si cucinarono tonnellate di bistecche, hamburgers e hot dogs.
Mentre alle finestre di tutto il Paese venivano esposte decine e decine di migliaia di bandiere nazionali, sfilate di majorettes, esibizioni di guitti mascherati, mangiatori di fuoco, sani ragazzoni vestiti da militari, venditori di palloncini a stelle e strisce, banchetti di dolci e tanta altra umanità, girava o sostava nelle strade di tutta la Repubblica.
Naturalmente in Arizona, così come in altri Stati della Federazione, si tennero i tradizionali “Rodeos”, in cui bisognava restare in sella ad un cavallo non domato per almeno 10 secondi.  A Phoenix, circondato da un pubblico osannante, vinse Jeff Bradley, “El burrito”, senza farsi disarcionare per 14 secondi, mentre a Tucson Ed Thorton ,“Gluepot-Culo di colla”, contrariamente al soprannome, venne scaraventato a terra dopo soli 11 secondi. Pedrito Fuente Vasquez, al pari di tanti altri, era però occupato nel preparare il suo lavoro.
In cima a due enormi grattacieli, distanti 48 piedi e svettanti sulla Route 66, la più nota strada di Phoenix, era teso un sottile cavo da un pollice e mezzo, sul quale l’equilibrista Fuente camminava tenendo in mano un’asta flessibile sospeso in aria a oltre 100 iarde dal suolo (circa 91 metri), con migliaia di persone che da terra o dalle finestre commentavano entusiaste l’abilità del funambolo.
Pedrito, abilissimo per ventennale esperienza in quell’antica arte circense, procedeva tranquillo, prossimo a raggiungere la meta, rappresenta dal grattacielo “Small Chase Tower”, quando, all’improvviso, quello che a lui sembrò un missile sovietico gli penetrò velocissimo in una narice del naso, facendolo perdere l’equilibrio e precipitare  schiantandosi mortalmente al suolo.
L’S-3000P, missile terra – aria di fabbricazione russa, naturalmente non c’entrava nulla, ma per l’effetto provocato da Jennifer la mosca, l’impatto fu paragonabile ad un razzo di fabbricazione comunista.
Fu così che Jennifer, vinta la scommessa con la morte di Pedrito, riscosse il premio per l’impresa compiuta e divenne per tutte le mosche e i piccoli insetti dell’Arizona, nonché degli stati confinanti della California, il Nevada, lo Utah, il Colorado, il Nuovo Messico e addirittura lo stesso Messico, “Jenny dalle quattro ali” o anche “Jennifer la Regina”.
Dopo l’umiliazione subita, “Rose la gobba”, che ora, non potendo più volare, a causa della mancanza d’ali e dell’anomalia sulla schiena, strisciava a terra come un piccolo di lombrico, ebbe però alquanto tempo dopo, una soddisfazione che lei interpretò come una rivincita voluta dal destino.
Il 30 aprile del 1973 , due anni esatti prima della caduta di Saigon e la fine della guerra del Vietnam, infatti, mentre “Jenny dalle quattro ali” stazionava su un ramo di cactus in attesa di qualche escremento di coyote passeggero, venne notata con stupore e meraviglia dall’entomologo Jan Tristo, vicedirettore dell’ “Arizona Museum of Natural History”, il quale, quasi incredulo,  la catturò con un retino e, dopo averla trapassata con uno spillo, la espose fiero in una teca del suo museo, assegnandole il nome scientifico di “Rarissima et innocua musca domestica quattuor alis” (Rarissima e innocua mosca domestica dalle quattro ali).

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