CROTONE Il destino della bonifica dell’ex area industriale di Crotone diventa sempre più motivo di dibattito di uno scontro acceso tra la Regione Calabria e la società Eni Rewind, appartenente al colosso energetico Eni. Il conflitto ruota attorno all’utilizzo del deposito temporaneo D15, un impianto che Eni Rewind intende impiegare per stoccare i rifiuti pericolosi derivanti dalle operazioni di risanamento dell’area, al fine di smaltirli successivamente nella discarica della Sovreco, situata a Columbra.
Il punto di frizione nasce dalla contrapposizione tra le normative ambientali regionali e le intenzioni della società. Da un lato, la Regione Calabria ha ribadito la sua posizione nel sottolineare che l’utilizzo del D15 non è conforme al decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che lo scorso agosto ha approvato lo stralcio del Piano operativo di bonifica Fase 2, lasciando intendere che ogni intervento di risanamento deve rispettare specifici vincoli e condizioni. In particolare, il decreto impone che, nell’attesa di una modifica del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (Paur), che dal 2019 vieta il conferimento di scorie pericolose negli impianti calabresi, i lavori di bonifica devono non essere avviati rispettando un principio fondamentale. Dall’altro lato, Eni Rewind sostiene che la scelta di ricorrere al D15 risponde alla «necessità di superare» il divieto imposto dal Paur, con l’intento di dare avvio ai lavori di bonifica in tempi brevi. Secondo la società, infatti, i tempi necessari per ottenere le notifiche transfrontaliere, che permetterebbero di trasferire i rifiuti pericolosi nei quattro impianti individuati in Germania e Svezia, richiedono dai sei agli otto mesi. Eni Rewind ha sollecitato l’intervento del Ministero dell’Ambiente affinché chiarisca se l’utilizzo del deposito D15 possa essere autorizzato, nonostante il vincolo regionale. Lo scopo è quello di ottenere una deroga, in modo da poter avviare la bonifica dell’area industriale e iniziare a rimuovere i rifiuti pericolosi. La posizione della Regione, espressa in una nota datata 9 dicembre, è chiara: «Il decreto prescrive che, nelle more della modifica del Paur, i lavori di risanamento ambientale devono non essere avviati nel pieno rispetto del vincolo regionale». Questo significa che ogni operazione deve avvenire secondo il principio che i rifiuti pericolosi devono essere smaltiti fuori dalla Calabria. Quello che si sta delineando è uno scontro burocratico e legale tra la Regione ed Eni Rewind, con il rischio che i ritardi nella bonifica possano compromettere ulteriormente la situazione ambientale dell’area, già pesantemente compromessa dall’attività industriale. L’esito di questa contesa dipenderà dall’intervento definitivo del Ministero dell’Ambiente, che dovrà decidere se consentire a Eni di procedere con il piano proposto o se confermare i vincoli già stabili dalla Regione.
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x