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La Sosta e L’Acino: uno chef e un vignaiolo di Cosenza sono i volti migliori della Calabria nel mondo

Il ristorante sudafricano di Salvatore Branda nella Top50, la malvasia di Dino Briglio Nigro tra le 12 etichette del New York Times per il 2024

Pubblicato il: 18/12/2024 – 16:39
di Eugenio Furia
La Sosta e L’Acino: uno chef e un vignaiolo di Cosenza sono i volti migliori della Calabria nel mondo

COSENZA Un vignaiolo eretico e uno chef di talento raccontano la cucina e i vini calabresi nel mondo: lasciateci autocelebrare senza scrupoli o autoironia da provinciali ego-riferiti. Anche perché con gli anni si sta passando dall’insolito e dal folklore a premi e riconoscimenti sempre più prestigiosi. E costanti.
Stavolta si tratta di una doppia buona notizia che, nei giorni che preludono al Natale, allieta gli amanti del buon cibo e del buon bere: due ambasciatori della Calabria – non suoni troppo retorica come espressione – che fanno del loro lavoro e della loro passione una missione. Si tratta del vigneron Dino Briglio Nigro e del cuoco Salvatore Branda, calabresi, alfieri dell’Italia migliore negli altri continenti.

La Sosta di Salvatore e Nina Branda

Sul cosentino Salvatore Branda il Corriere della Calabria aveva già in un certo senso “scommesso” parlandone nella serie Calabrians (qui l’intervista): oggi torna a fare notizia per essere entrato, in coppia con la moglie Nina, nella classifica dei migliori ristoranti italiani nel mondo secondo la guida 50 Top Italy 2025, che racconta il meglio della ristorazione italiana dentro e fuori dai confini nazionali. Salvatore, giovane ma con un bagaglio di esperienze da cuoco navigato, «si è innamorato del paesaggio sudafricano, tanto che nel 2017 ha acquistato una villa stile cottage olandese, una proprietà a valle delle montagne del Langeberge Range, un’oasi di verde dove ha aperto il suo ristorante, nome omen sulla Garden Route. Qui – si legge nella scheda della prestigiosa guida, celebre anche per le classifiche delle migliori pizzerie in Italia e nel mondo e curata da Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere – la passione calabrese per il cibo e la filosofia della stagionalità e della sostenibilità delle materie prime fanno da cornice a piatti di gusto e sostanza assolutamente italiani. Un servizio delicato, la possibilità di dormire, una buona carta dei vini completano le ragioni per cui i viaggiatori lasciano questo posto con la voglia di tornare».

Salvatore Branda con la moglie Nina

L’Acino di Dino Briglio Nigro

Vigne a San Marco Argentano (Cosenza), export in tutto il mondo, premi internazionali e ora la menzione oltreoceano su una delle bibbie del giornalismo mondiale oltre che della critica: «Un vino calabrese conquista il New York Times: tra i migliori del 2024» titola Gambero Rosso, spiegando che «nella lista dei vini memorabili dell’anno di Eric Asimov, penna autorevole del NYT, per l’Italia sono inclusi due vini dell’area del Chianti e un vino calabrese» tra le selezionatissime 12 etichette citate. Si tratta del Giramondo (da uve Malvasia in purezza, macerazione di 24 ore sulle bucce e affinamento di 16 mesi in botti di gelso), nome internazionalista per il vignaiolo dalla barba marxista la cui filosofia teorizza il vino naturale oltre che solidale: anche quest’anno infatti un po’ di Giramondo è stato donato per essere venduto negli spazi di Natale Emergency, per raccogliere fondi da destinare alle vittime di guerra curate dall’associazione in Afghanistan e in Iraq; sarà presente nei mercatini Emergency di Bari, Trento, Cagliari, Brescia, L’Aquila e Genova. Le parole di Asimov sulla Calabria: «Questa bellissima zona montuosa, che forma la punta dello stivale italiano, non è molto conosciuta per i suoi vini ma questa bottiglia era diversa». E sul Giramondo: «Asciutto, ma ricco di profumi, come se trasportasse il profumo di un campo di fiori. Al palato era vivace con un leggero retrogusto amaro e rinfrescante». Parole con cui aggiornare il capitolo “la Calabria sul New York Times”, otto anni dopo il primo, inaspettato, passaggio. (e.furia@corrierecal.it)

Il vignaiolo Dino Briglio Nigro con due dei suoi rossi

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