ROMA Prima uscita pubblica dopo l’intervento al cuore per Roberto Occhiuto. Il presidente della Regione è arrivato a sorpresa al Mimit, a Roma, intorno alle 14 per il confronto con il ministro Urso sulla delicata vicenda che vede coinvolti i dipendenti della Abramo Customer Care. Insieme a lui il vicepresidente della Regione Filippo Pietropaolo e l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Calabrese. L’incontro fissato per le 14.30 dovrebbe durare circa un paio d’ore. «È una vertenza a cui tengo molto e quindi ho respinto le pressioni dei medici che mi chiedevano di riposare», ha confidato Occhiuto al Corriere della Calabria.
Occhiuto ha quindi fatto il punto della situazione sulla vertenza: «Ho sempre detto che l’obiettivo era quello di inserire i lavoratori impegnati in un settore come quello dei call center in uno che, invece, può avere futuro come quello della digitalizzazione e della dematerializzazione degli atti. Non ci credeva nessuno, invece siamo riusciti a rendere questo progetto, un progetto pilota che nasce in Calabria e che potrà essere replicato anche in altre regioni». «Sono molto contento per i lavoratori di Abramo – aggiunge Occhiuto – si tratta di mille lavoratori, in alcuni casi marito e moglie che lavorano nella stessa azienda e che sarebbero rimasti senza impiego. Ho assunto un impegno nei mesi passati e spero che oggi il tavolo dia la possibilità anche agli altri 600-700 di essere assunti già nei prossimi giorni perché possano trascorrere un Natale sereno». «Era un impegno che avevo assunto – ha sostenuto il governatore calabrese – e sono venuto a Roma perché questo tavolo potesse essere quello conclusivo».
Occhiuto ha quindi ricordato che «gli episodi più critici in questo anno li ho vissuti insieme alla vicenda della Abramo, già a gennaio fui coinvolto in un importante incidente stradale e dopo due giorni ero qui a chiedere che si prorogassero quei contratti. Oggi sono qui perché si possa dare a questi lavoratori più serenità. È una cosa a cui tenevo molto e quindi ho respinto le pressioni dei medici che mi chiedevano di riposare». (redazione@corrierecal.it)
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