CASTROVILLARI Dieci secoli di pena inflitti nei confronti di 82 imputati, 37 le persone assolte. Sono alcuni dei numeri della sentenza, emessa questa mattina nell’aula bunker di Castrovillari dalla Gup Fabiana Giacchetti, al termine del processo celebrato con rito abbreviato e scaturito dall’inchiesta denominata “Reset“. Si tratta della maxi operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro il primo settembre 2022, quando si chiuse il cerchio su alcuni dei presunti membri di una associazione di tipo ‘ndranghetistico, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
I reati contestati erano aggravati dalle modalità e finalità mafiose, tra questi anche l’attività di giochi d’azzardo e di scommesse, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori. A capo del presunto sindacato di ‘ndrangheta ci sarebbe «Francesco Patitucci», per il boss – oggi al 41 bis – la condanna inflitta in primo grado questa mattina è di 20 anni. Per anni reggente del clan degli “Italiani”, secondo l’accusa, rappresenterebbe «l‘autorevole ed indiscusso riferimento per tutti gli associati alla confederazione di ‘ndrangheta operante nella città e nell’hinterland cosentino, avendo assunto nel tempo le doti di ‘ndrangheta più elevate e corrispondenti a quella di “capo società”». Una figura cardine e capace di fare da collante tra i vari gruppi, da mediatore nelle questioni più spinose e pronto a delegare quando necessario al suo «delfino», Roberto Porcaro. Anche per l’ex pentito la pena è pesante: 20 anni. Pena più lieve per la sua ex moglie, Silvia Guido, condannata a 14 anni e 4 mesi.
Tra coloro che hanno ricevuto 20 anni di condanna, figurano alcuni membri del clan degli “Zingari” meglio conosciuti come “Banana“. Si tratta di Antonio Abbruzzese (classe 1984), Luigi Abbruzzese, Marco Abbruzzese e Andrea Greco detto “U Tupinaru” «tra i principali spacciatori e uomo di assoluta fiducia all’interno del sodalizio». Venti anni di condanna sono stati decisi anche per Ettore Lanzino. Pena più leggera invece per Fiore Bevilacqua alias “Mano Mozza”, condannato a 19 anni. Per quanto riguarda gli altri soggetti legati ai presunti gruppi criminali gravitanti nell’orbita della mala bruzia, troviamo Adolfo D’Ambrosio (condannato a 20 anni). 14 anni e 10 mesi è invece la condanna inflitta a Mario “Renato” Piromallo, altro esponente storico della ‘ndrangheta cosentina. Per Michele Di Puppo, (14 anni 6 mesi) e Umberto Di Puppo, (13 anni e 8 mesi) il gup ha ritenuto più giusta una pena al ribasso rispetto alle richieste di 20 anni avanzate dai pm della Dda di Catanzaro.
C’era attesa per il verdetto emesso nei confronti di Francesco De Cicco, assessore del comune di Cosenza indagato prima e imputato poi nel processo “Reset“. Assistito dai legali Francesco Gambardella e Cristian Bilotta ha ottenuto l’assoluzione. Mentre la gup Giacchetti annunciava il verdetto nella fredda aula bunker di Castrovillari, il sindaco di Cosenza Franz Caruso brindava con la stampa alla notizia. Incubo finito, in primo grado, anche per l’avvocato Paolo Pisani (per lui l’accusa aveva chiesto la condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione) e il conduttore tv Francesco Occhiuzzi. Tra le assoluzioni che fanno notizia, quella decisa per Fioravante Abbruzzese (l’accusa aveva chiesto 14 anni), Oscar Fuoco, Cesare D’Elia, Francesco Bevilacqua e Saverio Abbruzzese (per loro erano stati chiesti 10 anni e 8 mesi).
Chiuso il primo grado del processo in abbreviato, prosegue il procedimento per tutti coloro che hanno scelto il rito ordinario. Dall’aula bunker di Lamezia Terme, le udienze si stanno tenendo in quella di Castrovillari. Pronta a ripopolarsi, salvo clamorose novità, il prossimo 9 gennaio 2025: quando è calendarizzata una nuova udienza di “Reset“.
(f.benincasa@corrierecal.it)
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