COSENZA Le notizie si consumano molto in fretta. Le apprendiamo e le archiviamo. Come la recente classifica sulla qualità della vita nelle province italiane che merita riflessione. La Calabria è l’ultima ruota del carro. Reggio Calabria ultima, Crotone terzultima, Cosenza e Vibo postazioni 102 e 103, Catanzaro in testa (si fa per dire) fa 90 meglio di Salerno e Palermo. Con parafrasi calcistica Reggio Calabria e Crotone retrocesse, Cosenza e Vibo ai play out, Catanzaro salvo.
Cerchiamo di orientarci. La classifica riguarda le province e non le città, errore di valutazione alimentato anche da grandi media. Le province calabresi contengono una grande quantità di aree interne spopolate e prive di servizi che vivono la modernità come presepi che accendono le loro luci per pochi giorni dell’anno. Nel coro delle dichiarazioni a caldo calabresi la tesi che gli indicatori siano aridi e sbagliati lontani dalla reale qualità della vita calabrese non convincono più di tanto. Concordo solo sul fatto che una passeggiata sul lungomare di Reggio Calabria o che l’uccisione del maiale sono buona vita difficile da calcolare e mettere in competizione.
Gli indicatori della ricerca del Sole non sono degli Ufo o un complotto del Nord in testa alla classifica.
Diamo uno sguardo alla metodologia di rilevamento che quest’anno ha introdotto 27 nuove categorie, tra le quali rischio idrogeologico, Cig e diseguaglianze reddituali che hanno ulteriormente terremotato le nostre performance. Siamo in fondo alla classifica per i dati che raccontano l’occupazione femminile, le violenze sessuali, la speranza di vita. E ancora i bassi livelli di istruzione in una nazione che pur galleggia nell’analfabetismo funzionale. Restiamo ultimi grazie ai passeggeri del trasporto pubblico nella regione dove risulta praticamente impossibile congiungere con un treno Trebisacce con Gioia Tauro. Contano anche gli asili nido, i concerti di ogni musica e le persone anziane sole che sono parte rilevante della nostra popolazione. Valgono anche i risultati sportivi individuali e di squadra, e anche per questo Bergamo sta in cima alla classifica grazie all’Atalanta e Sofia Goggia. Mi sembrano discutibili gli indici climatici adottati ma non possiamo contestare che il numero di denunce di ogni tipo reato penale sono una costante che affligge il nostro quotidiano come testimoniano le notizie che riportiamo ogni giorno sul nostro Corriere. E pur avendo Università di gran livello la digitalizzazione amministrativa, la qualità dei siti web istituzionali e i servizi online rasentano i risultati delle economie africane. Pur tenendomi lontano dal scivoloso numero del Pil, nelle tabelle sta indicato che le nostre province sono ultime per depositi bancari e stipendi privati e prime per pensionati che vivono con 500 euro al mese e famiglie con Isee basso. Risaliamo qualcosa per protesti e inflazione ma a Crotone e Vibo si registra il ritardo maggiore per il pagamento di fatture commerciali entro i tempi previsti. Altro che parametri fuorvianti. I numeri sono schiaccianti. Impegniamoci tutti per risalire la china.
***
Le tendenze si possono invertire. Lo dimostra la classifica del traffico dei passeggeri sui voli dei nostri aeroporti. Il Tito Minniti di Reggio Calabria è risultato essere è primo tra tutti gli aeroporti europei tra i 20 scali del continente per crescita annuale che annota più 163 %. Va bene anche a Lamezia Terme che incrementa i passeggeri internazionali in un anno grazie alle nuove rotte di Francoforte, Tirana e Bruxelles e anche a Crotone chi vola ha fatto registrare un più 62. Non è una classifica assoluta e pur se dettata dai numeri mediocri del passato è una cartina di tornasole calabrese questa degli aeroporti in crescita che ci fa capire che i numeri negativi possono cambiare.
***
In Calabria si parla sempre invece di elezioni future anche a distanza di tempo del voto. Sarà in campo alla Regione il presidente uscente Roberto Occhiuto, il quale appena dimesso per l’intervento al cuore si è subito recato al Minit dove si è risolta la complicata vertenza dei lavoratori del gruppo Abramo. Consigliamo prudenza ad Occhiuto considerato che i medici avevano consigliato maggior riposo da convalescenza. Sembra essere della partita anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà che in televisione ha criticato Occhiuto ancora ricoverato affermando: «Non tutti hanno la possibilità di scegliersi il medico chirurgo che ti opererà, non tutti hanno la possibilità di far entrare negli ospedali pubblici il medico che più gli piace». Al netto della questione giusta o sbagliata che fosse a mio parere il sindaco reggino ha peccato di fair play. Mi arrogo la responsabilità di affermare che suo padre, Italo, non si sarebbe mai lanciato in un’intemerata di tal fatta. E per stare agli aspiranti presidenti, anche il sindaco di Cosenza, Franz Caruso fa sapere di “essere a disposizione” equilibrando l’Opa già giunta dai Cinque stelle calabresi. Aspettiamo di conoscere i programmi.
***
Giovanni Nucera aveva 58 anni nel 2010, ed era consigliere regionale del Pdl quando finì in un’inchiesta per mafia a Reggio pagando troppo per delle vecchie amicizie di quartiere. Dopo 14 anni Giovanni Nucera è stato assolto dall’accusa di Concorso esterno e prescritto per corruzione elettorale. Nella nota stampa dei suoi avvocati il politico ha inteso ringraziare Maria, Madre Santissima della Consolazione e dobbiamo leggere che ci vuole fede nel sacro quando finisci stritolato dalla prosa giudiziaria. Hanno impiegato invece 3 anni ad essere assolti per mafia a Cosenza nell’inchiesta Reset l’assessore comunale in carica Francesco De Cicco, il sindacalista della Cisl, Gianluca Campolongo, il conduttore televisivo Francesco Occhiuzzi (da subito ci era parso una vittima più che un carnefice), l’avvocato Paolo Pisani. Mentre i clan cosentini sono stati condannati dall’inchiesta scompare l’area grigia dei colletti bianchi. Rifletta la magistratura calabrese sul molto che non funziona nelle sue indagini.
***
Cosenza Atene della Calabria non all’altezza della sua nomea. Molti genitori lamentano che i loro figli di scuola media preparati dai professori per assistere giovedì al matinée dell’opera lirica Turandot di Puccini al teatro Rendano alla fine del primo atto hanno ricevuto il saluto della compagnia senza spiegare perché interrompevano la loro esibizione. Chi è melomane sa che, quando morì Puccini lasciando incompiuta l’opera, alla prima di Turandot alla Scala diretta da Toscanini il 25 aprile 1926 il maestro sul finale abbandonò la bacchetta dicendo al pubblico: “Qui finisce l’opera perché il maestro è morto”. Al Rendano l’altra mattina temiamo che Turandot si è interrotta perché la cultura musicale è ormai morta.
***
Sempre a Cosenza i parenti di Cesare Curcio, bella figura di antifascista, hanno constatato per caso che la strada intitolata al politico comunista non esiste più sostituita da un’intitolazione all’imprenditore Antonio Mirabelli. Abbiamo ricostruito che la sostituzione è stata decisa in piena pandemia nell’agosto del 2021 senza dare notizia a nessuno. La toponomastica è questione nobile di memoria. A Cosenza da tempo è diventato mercimonio elettorale a favore di “commerciante” o “uomo probo”. Giacomo Mancini da sindaco diede 500 nomi a molte strade grazie ad una Commissione toponomastica composta da esperti e storici che chiedevano poi un parere vincolante alla Deputazione di Storia patria. Oggi chi decide o cambia il nome delle vie a Cosenza?
***
Santo Versace per i suoi 80 anni ha rilasciato un’intervista al Corriere della sera affermando. “Prego per andare in Paradiso che immagino sia come la Calabria. Il mio cuore è rimasto lì”. Orgoglio e appartenenza. Ultimi nelle classifiche ma con valori identitari molto robusti. (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x