LAMEZIA TERME “Credo che il posto più giusto per collocare la grotta di Betlemme sia proprio quel cuore di mamma, siano le due famiglie che sono state colpite da questa tragedia”. Questo uno dei passaggi centrali dell’omelia del Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel corso della messa della notte di Natale presieduta in cattedrale, durante la quale sono state anche ricordate Anna e Maria, le due ragazze di san Pietro a Maida e Curinga che hanno perso la vita in un tragico incidente stradale nella notte tra lunedì e martedì nel corso del quale sono anche rimasti feriti altri tre ragazzi. “Se collochiamo il Bambino Gesù dentro quella macchina bruciata – ha aggiunto monsignor Parisi -, se lo collochiamo, storicamente, realmente dentro quelle due famiglie distrutte dal dolore, allora lì possiamo sperimentare che cos’è la fede. Se Gesù Cristo non fosse nato anche queste due tragedie avrebbero avuto un’altra lettura. Però la nostra fede in Gesù Cristo nato nella grotta, morto e risorto, dà la possibilità di guardare queste vicende tristi con gli occhi rinnovati della fede e ci fanno dire che nel mondo c’è bisogno di vita, di amore, di pace. Ecco perché la nostra vita, deve essere custodita e curata. Ed ecco perché oggi ad essere portatori di vita, dobbiamo essere esattamente noi”. Da qui l’augurio che “ognuno di noi, contemplando il Bambino nato all’interno della grotta di Betlemme, possa diventare testimone della vita, costruttore di pace, organizzatore di speranza, perché dentro tutte le tracce di oscurità e di morte che ci sono nella storia, per la nostra testimonianza e per il nostro impegno credente, possa brillare una luce. Come spero che una luce possa brillare nelle famiglie della nostra Diocesi colpite da questa tragedia: che il Signore possa illuminare la vita, consolare il dolore e aprire alla speranza loro e anche nostra”. “Come ogni anno – ha affermato il Vescovo – voglio rivolgere a voi un augurio per questa notte di Natale, per questo periodo che apre una nuova dimensione del tempo. Intanto perché il nostro tempo viene abitato dalla eternità di Dio. E questo è un primo dato paradossale: difficile da percepire per noi uomini come la nostra fragilità possa essere visitata e abitata stabilmente dalla potenza dell’onnipotente. Ma si apre anche un’altra dimensione del tempo perché oggi con l’apertura della Porta Santa a Roma è iniziato l’anno Santo per questo prossimo, ormai, 2025. E l’anno Santo, anche in questo caso, esprime un paradosso perché Dio misericordioso viene a dire ad ogni creatura, ad ogni suo figlio che la vita anche in questo caso può essere abitata dalla misericordia e dalla tenerezza del Signore. Quando noi diciamo di celebrare il Natale del Signore Gesù, diciamo esattamente questo: che la storia dell’umanità viene inseminata dalla potenza di Dio e questa storia si apre alla vita nuova”. “Celebrare il Natale – ha aggiunto monsignor Parisi – vuol dire fare spazio nella nostra vita, dare la possibilità alla nostra vita di accogliere il Signore che libera l’uomo dal giogo della schiavitù. Le sbarre che erano sulle spalle sono state definitivamente spezzate. Pensate che immagine: il bastone dell’aguzzino sarà distrutto. Cioè, non ci sarà più un uomo che farà da aguzzino nei confronti degli altri uomini”. Il Vescovo ha poi fatto riferimento al “dramma della guerra che ancora rimane” anche se “con la guerra non vince nessuno ma perdiamo tutti”.
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