COSENZA Qualcuno chiede un “pensiero“, qualche altro un “fiore“. Termini utilizzati in gergo criminale per indicare una dazione di denaro evidentemente non lecita. Nelle aule di tribunale, nel corso dei processi, e nelle carte delle inchieste alla voce estorsioni trovano spazio alcune parole criptiche legate al pagamento della tassa non dovuta. Il pizzo imposto ai poveri imprenditori, minacciati, vessati, colpiti dalla prepotenza del signorotto di turno. I boss ordinano ed i gregari e soldati eseguono. Una consuetudine che si rivela tale a tutte le latitudini, non c’è provincia della Calabria dove il racket del pizzo non venga esercitato ricorrendo – se necessario – anche alle maniere forti. E Natale, così gli altri periodi festivi diventano occasione ghiotte per richiedere una tranche più consistente ai commercianti: fino a 5.000 euro una tantum a Pasqua, Ferragosto e appunto nel periodo natalizio quando – in teoria – gli incassi dovrebbero aumentare.
Non fa eccezione una delle più recenti inchieste della Dda di Catanzaro a contrasto della mala bruzia. Nell’operazione nome in codice “Recovery”, vengono riportati i dialoghi oggetto di scambio di sms, di due indagati. Tra il 25 ed il 26 marzo 2021, si parla di un fatto accaduto nel territorio del comune di Casali del Manco, a seguito dei numerosi atti intimidatori portati a compimento i due interlocutori si soffermano sul «riscontro ad una richiesta estorsiva, specificando che in caso contrario, avrebbero provveduto con un nuovo “pensiero“, cioè con ulteriori atti intimidatori ai danni delle imprese che si fossero manifestate restie a tale richiesta».
Uno spaccato inquietante emerge anche in un’altra inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e che ha interessato il territorio di Cutro. Indagini che hanno portato all’arresto di cinque soggetti, considerati dall’accusa espressione della ‘ndrangheta locale. E’ il 13 dicembre 2023, un uomo avvicina la presunta vittima a bordo di una Volkswagen di colore scuro. La persona che avrebbe ricevuto la richiesta di denaro racconta tutto alle forze dell’ordine. «Dopo essere sceso – confessa la vittima – mi avvicinava e mi riferiva che indipendentemente dalla mia liquidità disponibile, lui aveva bisogno del regalo, soprattutto in prossimità delle feste natalizie, per cui mi diceva fermamente che entro e non oltre il giorno di Natale doveva necessariamente rientrare di questo regalo». La mattina dell’11 gennaio 2024, la vittima si reca in Questura, a Crotone, e fornisce tutti i dettagli dell’accaduto.
Emblematico, inoltre, un episodio finito nell’inchiesta “Reset“. Il 19 dicembre scorso, la gup Fabiana Giacchetti ha emesso la sentenza nei confronti degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato (le condanne e le assoluzioni). Secondo l’accusa, alcuni indagati legati ad uno dei clan del Cosentino avrebbero costretto due persone «soci di una scuola privata paritaria» di Cosenza «a cedere loro le cambiali relative al credito di 2.900 euro vantato dalle persone offese» nei confronti di un altro soggetto «a titolo di quota parte della complessiva richiesta estorsiva costituita: da 4.000 euro annui, da versare in due diverse rate – con scadenze a Natale e Pasqua – da un ulteriore “regalo” non meglio definito». Nel lungo elenco di episodi annotati dagli investigatori e contestati agli imputati non mancano i dazi imposti a pizzerie e ristoranti, alcuni di loro sarebbero stati costretti a tagliare dalla voce “incassi” circa 500 euro, a Natale, Pasqua e Ferragosto. (f.benincasa@corrierecal.it)
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