LAMEZIA TERME «Allo stato attuale parliamo di una serie di siti che non sono collegati insieme e non sono ancora una rete statale. La situazione dei musei statali è un po’ più complicata perché non tutti sono dotati di autonomia speciale. Tutto ciò che riguarda le attività dei musei, soprattutto statali, quando incontrano altre realtà che statali non sono, deve essere normato in modo preciso, quindi, non basta che il direttore di un museo statale si metta d’accordo con il direttore di un museo civico o di un museo diocesano, per dire. Nessuna rete ancora è stata configurata con un soggetto autonomo, lo stiamo facendo noi in Sibaritide, e abbiamo iniziato con l’accordo di valorizzazione che abbiamo sottoscritto due anni fa adesso tutti i partner hanno ricevuto una bozza di statuto che, entro l’inizio dell’anno prossimo, diventerà un nuovo soggetto». A parlare è Filippo Demma, a capo della Direzione Regionale dei Musei e del Parco archeologico di Sibari, raggiunto dal Corriere della Calabria per la rubrica “Dieci minuti”, in onda su L’altro Corriere TV (canale 75). Il riferimento è all’inchiesta del Corriere della Sera sul percorso incoraggiante che riguarda la Venaria Reale, come spunto per progetti simili anche in Calabria.
«Sì, il territorio non si educa da sé ma ha bisogno di forze catalizzatrici che si assumono il compito, la responsabilità di indirizzare le politiche che finora non avevamo in Calabria, l’unico istituto autonomo ad un certo punto era il Museo di Reggio Calabria che è decisamente lontana dalla Sibaritide e ha tutta una struttura e un’offerta completamente differente, conta sui Bronzi, sulla vicinanza della Sicilia, conta su una sull’unica città metropolitana della Calabria e quindi su un contesto completamente differente. Il Parco di Sibari è nato proprio con questo scopo, cioè con la mission di incontrare il territorio e di provare a fare sviluppo locale su base culturale».
«Le risorse non sono poche, sono tante e, anzi, forse troppe rispetto alla nostra capacità di impiegarle. Noi mandiamo indietro il 70% dei fondi europei perché non siamo in grado di spenderli in tempo, dato di due anni fa per niente migliorato. Adesso sta migliorando un po’ col PNRR solo perché è prevista una struttura di supporto, anche nel campo delle risorse culturali. Ci sono stati anche istituti culturali autonomi in Calabria che non hanno speso tutti i fondi di funzionamento ad essi assegnati, ora non succede più. Il parco di Sibari ha dovuto chiudere i conti un mese prima perché abbiamo speso tutte le risorse noi assegnate nel 2024. Quindi le risorse ci sono, è la nostra capacità di impegnarle che non c’è ed è un problema endemico e strutturale». «La programmazione europea 2021/27 prevede che almeno dal punto di vista della cultura le risorse siano assegnate a sistemi strutturati, cioè la cultura diventa uno strumento. Allora, se io voglio promuovere lo sviluppo locale su base culturale della Sibaritide, metto insieme gli attrattori, gli operatori culturali, gli attrattori della Sibaritide e chiedo i soldi per sviluppare un progetto che li tiene tutti quanti insieme».
«In Calabria abbiamo una serie di progetti finanziati. Non meno di un mese fa a Sibari abbiamo svolto un importante convegno internazionale con equipe dall’università del Canada, da Basilea, dall’Olanda, insomma, e abbiamo presentato al pubblico i risultati della ricerca in Sibaritide, che non è un fatto banale, è una ricerca quotidiana in cui operano diverse missioni, tra cui abbiamo riproposto per esempio quello la scoperta del tempio arcaico sotto la “plateia A” che abbiamo raccontato in anteprima a Napoli ad aprile l’abbiamo riproposta qui a Sibari, abbiamo trovato proprio il tempio con le strutture, abbiamo ricostruito un’intera strada e un’intera via cioè sotto la “plateia A” c’è verosimilmente come a Paestum, una via di santuari, una via di complessi sacri organizzati a tagliare la città al centro».
«Le ricerche a Sibari vanno avanti e vanno avanti coordinate e con il Parco come punto di riferimento. Tutte le equipe che lavorano anche in siti che non sono del Parco, per esempio Francavilla Marittima, Trebisacce, hanno il Parco e il Museo come punto di riferimento, conferiscono e portano i loro materiali nei nostri laboratori, li studiano nei nostri magazzini e nei nostri depositi perché il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide è da decenni il punto di riferimento in cui si espongono questi materiali». «Noi continuiamo a raccontare il nostro patrimonio, proprio l’altro giorno il pubblico è stato invitato a venire nelle riserve e abbiamo presentato risultati di ricerca inedite. In particolare, una ricerca bellissima condotta dalla “Federico II”, sui fornelli e quindi sulle tecniche di cottura in età greca dall’età protostorica all’età ellenistica e c’è stata la giovane ricercatrice dell’Università di Napoli che, con i reperti inediti, ha raccontato al pubblico le nuove scoperte». «A Scolacium è in corso un grande progetto curato dall’Università di Viterbo che prevede la ripresa degli scavi con un consistente investimento del ministero per riprendere gli scavi. Quest’estate invece in collaborazione con l’Università di Bologna abbiamo ripreso gli scapi di un sito iconico, il santuario Demetriaco, quindi il Thesmophorion di Locri».
«Nei magazzini e nei depositi ci sono migliaia di casse di reperti inediti e molto interessanti, per esempio abbiamo trovato tra i reperti non pubblicati e nemmeno restaurati punte di lancia incrociate che erano deposte sul fondo di un deposito votivo e quindi abbiamo capito che un affascinantissimo rituale che prevedeva appunto la deposizione di armi incrociate in onore di Demetra che è una dea madre che regola il ciclo della rinascita e della produzione di grano, della produzione agricola, in realtà ha una sfera in cui le si dedicano armi, quindi nuove cose da capire, affascinantissime, nuove storie prima da ricostruire e poi da raccontare». (redazione@corrierecal.it)
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