C’è un vecchio detto secondo il quale “l’appetito vien mangiando“. Ed è così anche a Montecitorio nonostante un pranzo si pagherà l’undici per cento in più rispetto al prezzo corrente. Cresce la spesa (che, però, non preoccupa) nonostante un tempo, non molto lontano, lasciava pensare ad un ribasso del prezzi; anche se a Montecitorio i servizi, compresi quelli della cucina, sono cresciuti pure essendo diminuito il numero dei parlamentari (da 600 a 400). E nella “crescita” sono contemplati anche gli “appetiti”; così la spesa per la ristorazione è passata dai 2,3 milioni di prima ai 3,4 di oggi; aumento dell’ufficio per cento, che comunque non preoccupa i deputati. Poco tempo fa, a Montecitorio, sono stati assunti circa 300 lavoratori; un fabbisogno dovuto all’efficienza di alcuni servizi compreso quello della ristorazione e della pulizia dei locali.
Insomma i grandi risparmi riguardano tutto, anche se il “collegio dei Questori” sarebbe contrario che si includa anche la ristorazione. Dall’altra parte rispondono che le spese sono aumentate per tutti i settori dalla pulizia dei locali alla ristorazione, ma che comunque possono essere compensate sua dalla riduzione della spesa per il guardaroba, che da quella per il parcheggio è per il facchinaggio. Ciò a seguito del “taglio” dovuto al numero degli eletti sia alla ristorazione che sarebbe stata aumentata di pochi “euro”. Fin qui i motivi di dissenso appaltati dai deputati. Rimane da vedere quale sarà la loro reazione anche se c’è da considerare, prima di incrociare le braccia, cosa risponderà l’ufficio che si occupa del problema. Di certo c’è che anche nella peggiore delle ipotesi applicabili, la detrazione non potrà essere di poche decine di euro per i deputati. A questi prezzi è il caso che i parlamentari si lascino trascinare in una vertenza che, comunque andrà a finire, lascerebbe di che discutere, soprattutto rapportando gli stipendi loro riservati a quelli della classe operaia del Paese. E non solo.
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