Per trovare il senso di comunità bisogna percorrere strade che portano ai piccoli paesi, ai borghi o a periferie che, lontano dalle frenesie dei grandi centri urbani, ci fanno ritrovare l’unità di interessi, di quel modo di stare insieme e condividere le piccole e grandi cose che restituiscono valore ai propri luoghi e alle persone che vi abitano.
È questo il senso ritrovato intorno al Museo della civiltà contadina inaugurato di recente a Villamesa, piccola frazione di Calanna, che per l’occasione ha promosso un incontro sul vino del Basso Reggino che ha visto la partecipazione dei vignaioli del luogo, della Pro loco che ne ha curato l’allestimento e del Gal Batir che ha sostenuto in tutte le sue fasi la costruzione del Museo.
Da un rudere abbandonato l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Domenico Romeo ha salvato un vecchio torchio del 1900 ed un frantoio oleario che coesistevano nello stesso stabile e ne ha creato un piccolo luogo della memoria attraverso la raccolta e l’allestimento di utensili, attrezzi ed arnesi utilizzati in agricoltura.
In questa area agricola vi snoda una viticoltura di nicchia, appena 50 ettari e 1.600 hl di vino, che si sviluppa tra le Igt Palizzi, Costa Viola, Pellaro e Arghillà e proprio in questa ultima tre piccole aziende, la Cantina Calarco, la Tenuta S. Giovanni e Marinella, hanno dato luogo ad un risveglio che ha ringiovanito le forze e che oggi propone vino imbottigliato per la ristorazione.
Alicante è la varietà autoctona vinificata in purezza che fa compagnia a Nocera, Nerello mascalese e calabrese e Greco nero tra i vitigni a bacca nera, Greco bianco e Malvasia tra i bianchi.
I tre giovani vignaioli, strappando all’incuria e all’abbandono i terreni dei padri, frammentati tra l’altro da aree edificate e un tempo tutte agricole, hanno impiantato nuove vigne riportandole allo coltivazione e grazie all’associazione Quadrifoglio di Bruno Germanò si è costruito un modello di aggregazione che sta dando i suoi frutti in termini di forza e di rappresentatività di etichette da porre all’attenzione pubblica, come di recente nel Gallico Wine fest, evento apprezzato e partecipato in questa periferica area.
La presenza del Museo della cultura contadina, con 100 pezzi custoditi, allestiti da Pietro Morena, insieme all’antico frantoio Attinà e al palmento con vasche di pigiatura e decantazione, può insieme alle aziende strutturare un percorso enogastronomico che rivitalizzi il borgo di Villamesa di Calanna.
È questo il senso dell’intervento ribadito da Fortunato Cozzupoli e di Emanuele Oliveri del Gal Batir che hanno sostenuto in tutte le fasi la progettazione ed il recupero della struttura fino all’animazione territoriale con i vignaioli e le piccole aziende artigianali del luogo.
Nella serata dell’inaugurazione la comunità si è ritrovata, attenta e consapevolmente orgogliosa di avere un bene materiale e immateriale che aggiunge valore al borgo con la sua fruizione pubblica. Il vino ancora una volta è un legame di congiunzione tra le persone, i luoghi, la produzione e la socialità tra giovani e anziani custodi del passato, di arti e saperi, ma anche in un presente da difendere per un orizzonte futuro che ne conservi il senso dell’identità.
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