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Reset, Imponimento, Epicentro: la ‘ndrangheta indebolita e i clan “decapitati” dalle sentenze

In totale migliaia di anni di carcere inflitti alle cosche calabresi. Nel 2024 colpite tutte le province e anche i locali “emigrati” al Nord

Pubblicato il: 31/12/2024 – 18:10
Reset, Imponimento, Epicentro: la ‘ndrangheta indebolita e i clan “decapitati” dalle sentenze

LAMEZIA TERME Più pentiti, più inchieste, più condanne. Una ‘ndrangheta indebolita, decapitata al vertice dalle maxioperazioni condotte dalle procure calabresi, tramutate poi nei processi che avanzano spediti nelle aule dei tribunali. Reset, Costa Pulita, Imponimento, Epicentro sono solo alcuni dei procedimenti contro la criminalità organizzata calabrese arrivati a sentenza quest’anno. Se da una parte si contano decine di assoluzioni, dall’altra sono migliaia gli anni di carcere in totale inflitti ai principali esponenti delle ‘ndrine. Un ciclo di sentenze pesanti iniziato già l’anno scorso, quando era arrivata, tra le altre, la prima pronuncia del maxiprocesso di Rinascita Scott. Nell’ormai inagibile aula bunker di Lamezia Terme oltre 207 persone condannate, a cui si aggiungono le 67 del rito abbreviato: numeri che hanno di fatto paralizzato e indebolito la ‘ndrangheta vibonese.

Da Costa Pulita a Imponimento

Un trend continuato anche nel 2024. Nuovi pentiti, tra cui il killer dei Bonavota Francesco Fortuna, nuove sentenze e nuove condanne. Per la provincia vibonese è attesa la sentenza del maxiprocesso che include Maestrale, Olimpo e Imperium con circa 285 imputati e le cosche Accorinti, Mancuso, La Rosa alla sbarra. Nel frattempo, altri due processi sono arrivati a conclusione. Lo scorso 13 marzo, al tribunale di Vibo Valentia, è stata pronunciata la sentenza del processo Costa Pulita, l’inchiesta scattata nel lontano 2016 contro gli interessi della criminalità organizzata lungo la Costa degli Dei. 25 le condanne, tra cui quella a Pantaleone “Scarpuni” Mancuso a 13 anni e a Pasquale Quaranta a 10 anni, mentre l’ex assessore di Briatico è stato condannato a 9 anni di carcere. Sugli interessi negli affari petroliferi dei clan vibonesi ha fatto invece luce il processo Petrolmafie, il cui primo grado del rito ordinario è arrivato a sentenza a novembre del 2023, mentre quest’anno è arrivata la sentenza d’appello per chi ha scelto rito abbreviato. Su 21 imputati, 14 condanne per un totale di circa 60 anni di carcere.

Imponimento e le condanne nel Catanzarese

Risale a giugno, invece, la sentenza del processo Imponimento. L’operazione contro la cosca Anello-Fruci, che opera sul confine tra Filadelfia e Lamezia Terme, è scattata il 21 luglio 2020, mentre la pronuncia da parte dei giudici per il rito ordinario è arrivata lo scorso 19 giugno: 48 le condanne, tra cui i 20 anni per il presunto boss Rocco Anello, contro le 25 tra prescrizioni e assoluzioni, tra cui quelle “pesanti” ai fratelli Francescantonio ed Emanuele Stillitani. A settembre è invece arrivata la sentenza d’appello per il rito abbreviato, con 23 condanne e 20 assoluzioni. Un totale di 71 condanne con i giudici che, nelle motivazioni pubblicate di recente, certificano l’operatività della ‘ndrina Anello-Fruci dal 2004 in poi. Nel Catanzarese è arrivata, invece, la pronuncia contro il clan degli “Zingari”, con il gup che ha condannato 42 imputati, con solo 4 assoluzioni. Per coloro che sono ritenuti al vertice del clan catanzarese Bevilacqua – Passalacqua condanne da 20 anni ciascuno.

Reset: il maxiprocesso del Cosentino

È nel Cosentino che però è arrivata la sentenza più pesante e importante: ben 82 condanne nel rito abbreviato del processo Reset contro la ‘ndrangheta della provincia bruzia. Oltre dieci secoli di pena inflitti, tra cui i 20 anni per Francesco Patitucci, ritenuto al vertice della criminalità organizzata cosentina, e i 20 per l’ex pentito Roberto Porcaro. Tra le 37 assoluzioni spicca quella dell’assessore al comune di Cosenza Francesco De Cicco, accolta con entusiasmo (con tanto di brindisi) anche dal sindaco Franz Caruso. Stessa pena anche per alcuni membri del clan degli “Zingari” tra cui Antonio, Luigi e Marco Abbruzzese. Sentenze pesanti anche nel Reggino, con il processo “Epicentro” che riunisce le inchieste “Malefix”, “Metameria” e “Nuovo Corso” contro la cosca De Stefano. 44 le condanne in appello nel rito abbreviato, con sentenza arrivata il 18 luglio, mentre sono 10 quelle dell’ordinario con la pronuncia di primo grado arrivata lo scorso 6 settembre.

La ‘ndrangheta “emigrata”

Emblematiche le condanne invece fuori regione, che certificano l’ormai consolidata presenza della ‘ndrangheta oltre i confini calabrese. Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Lazio sono alcune delle regioni in cui sono arrivate le sentenze contro la criminalità calabrese emigrata nel resto d’Italia. Come il locale di ‘ndrangheta stanziatosi ad Anzio e Nettuno, le due località laziali i cui comuni sono stati sciolti per infiltrazioni ‘ndranghetista. Lo scorso 7 dicembre sono arrivate le condanne per oltre 125 anni di carcere, tra cui quelle ai due presunti capi Giacomo Madaffari e Davide Perronace, rispettivamente a 28 e 20 anni. Una sentenza storica è arrivata anche in Umbria, con circa 277 anni di pena a 30 imputati nel processo “Quarto passo” che ha certificato la presenza delle ‘ndrine, in particolare con radici a Cirò, nella regione. (ma.ru.)

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