Il 3 gennaio del 1925 Benito Mussolini tenne alla Camera il famoso discorso che di fatto aprì la strada alla soppressione della democrazia. Fu il discorso susseguente al delitto Matteotti , avvenuto mesi prima, che diede progressivamente il via alla trasformazione del partito regime. Moltissimi autorevoli studiosi del fascismo sono concordi , tra questi Renzo De Felice, nel sostenere che il presidente del Consiglio fosse estraneo alla morte del deputato socialista ma se ne assunse la responsabilità morale e politica. Mussolini aveva promesso, invano, alla vedova Matteotti di trovare i colpevoli dell’omicidio.
Dall’omicidio Matteotti in poi si ruppe l’alleanza con i liberali, tra i quali Don Benedetto Croce. Al di là di ogni analisi storica il discorso di Mussolini segna il passo definitivo fra la prima transizione democratica e l’avvento della dittatura. L’anno precedente c’erano stati scontri con morti anche sul fronte fascista. Un aspetto paradossale venne sottolineato sia da Dennis Mack Smith che da Indro Montanelli e cioè che lo stesso capo del governo, che in futuro si sarebbe proclamato Duce, odiava i fascisti. Non li sopportava, pur servendosene, e li considerava indispensabile necessità per continuare il suo disegno rivoluzionario.
Dal 25 in poi si sarebbero affievolite tutte le garanzie di libertà condivisa.
Fra i destinatari delle restrizioni il primo deputato socialista calabrese, Pietro Mancini, che alle elezioni dell’anno prima aveva addirittura preso più voti di Michele Bianchi. Quel che accadde nei decenni dopo è ben noto. Tuttavia l’ostilità di Mussolini verso i “fascisti”, insieme alle sue tante contraddizioni, venne fuori nel tragico epilogo del regime. Nelle trattative di Milano con il cardinale Schuster, il Duce si dimostrò disponibile a una resa solo a patto che il governo fosse affidato ai socialisti. E ai suoi pochi seguaci qualche giorno prima di morire, come racconto ‘ Di Crollalanza, raccomandò di ” consegnarsi ai socialisti”. Un richiamo a ciò che in effetti si sentì sempre nel corso della sua vita: un socialista, per nulla identificabile con un’idea di destra come la narrazione ancora oggi descrive. Giacché il fascismo rimase in chiave puramente ideologica un movimento di sinistra legato dal tentativo fallito di ricostruire una sorta di identità nazionale dopo il Risorgimento.
La storia complessa del fascismo rimane un punto di analisi che andrebbe approfondita. Ma non vi è alcun dubbio che esso nacque e morì nell’alveo delle tante frammentazioni del socialismo. Mentre l’idea del potere come elemento di possesso di parte sopravvive nel Dna degli italiani. Che, per citare proprio Croce, ” faticheranno sempre a capire che essere maggioranza è di per sé una condizione provvisoria”. L’idea perfetta della vera libertà.
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