ROMA Il Sud promuove a pieni voti il 2024, ma nel 2025 sono tante le sfide da vincere. Dalla Zes Unica alla proroga della Decontribuzione Sud, il Mezzogiorno torna a svolgere un ruolo da protagonista. E per il nuovo anno si punta a restare competitivi con le altre regioni d’Italia.
Partita in sordina e tra mille dubbi, i numeri della Zes Unica – entrata in vigore lo scorso primo gennaio – sono da considerarsi assolutamente positivi. Circa 7.000 i soggetti che hanno richiesto il credito d’imposta per investimenti nella Zona economica speciale per un valore complessivo superiore ai 2,5 miliardi di euro. Sono 415 le autorizzazioni uniche rilasciate. Questi i dati definitivi comunicati alla Presidenza del Consiglio dall’Agenzia delle Entrate.
La quantificazione complessiva degli investimenti di questo primo anno di Zes unica, sommando quelli oggetto di credito d’imposta (il cui valore è solo quota parte del valore degli investimenti agevolati) e quelli che hanno beneficiato della sola semplificazione, è superiore ai 7 miliardi di euro.
Il Sud e la Calabria, dunque, non sono più “Cenerentola” d’Italia ma motore fondamentale nel complesso meccanismo di un Paese chiamato a raggiungere obiettivi e risultati migliori rispetto ai difficili anni post Covid. Il Sud, come sottolinea il Mattino, «cresce più della media del Paese in Pil, export e occupazione». La Calabria è testimone diretta di questa inversione di tendenza, mostrata attraverso il recupero di talenti e cervelli prima in fuga e oggi di ritorno (ne abbiamo parlato qui).
“Tornanza” fa rima con “Restanza”. Come sostiene Vito Teti: «Tornare nei paesi spopolati rappresenta la nuova frontiera dei giovani». Che la nostra Regione spera di poter anche “trattenere” rendendo la Calabria una terra di opportunità lavorative. A tal proposito giova sottolineare i numeri relativi all’occupazione nel 2024 al Sud. Che «in termini percentuali ha continuato a crescere anche quest’anno più della media nazionale, grazie anche a misure specifiche previste, anche loro, nella Riforma della Coesione», si legge sul Mattino. Che cita anche «l’esonero contributivo del 100% per due anni per chi nelle regioni meridionali assume a tempo indeterminato under 35, che non hanno mai avuto contratti a tempo indeterminato, donne over 35 e disoccupati da almeno due anni».
Finita in soffitta la” vecchia” Decontribuzione, il Governo ha deciso di confermare la misura ma apportando alcune sostanziali modifiche che per gli imprenditori si traducono in uno sgravio fiscale ridotto dal 30% al 25% e a scalare fino al 15% nel 2029. Per qualcuno si tratta di “tagli” netti, per altri di una sforbiciata lieve che non pregiudica la validità della misura stessa. Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, ha sollecitato il Governo ad «adeguare il panorama degli strumenti a sostegno delle imprese meridionali con una misura che sia a tutti gli effetti di perequazione sociale, che sia capace di continuare a intervenire sul gap infrastrutturale e della qualità dei servizi pubblici essenziali, temi che in Calabria risultano tanto attuali quanto impattanti sulle le condizioni di base in cui le imprese locali si trovano a operare».
Gli fa eco Giovan Battista Perciaccante. Per il massimo rappresentante di Confindustria Cosenza «le agevolazioni per le nuove assunzioni di soggetti svantaggiati non possono assolutamente compensare la perdita di uno strumento rilevante» e aggiunge «la nuova misura, a valere sul nuovo Fondo costituito su scala pluriennale, dovrà essere altrettanto efficace nell’attenuare i gap di competitività».
Insomma si poteva fare di più, ma non tutto è perduto. Il 2025 potrebbe essere l’anno decisivo per il Sud, per dar vita ad una strategia di rilancio e crescita economica che dovrà necessariamente essere accompagnata da misure di sostegno incisive (come il credito d’imposta della Zes Unica) e con investimenti infrastrutturali adeguati, non solo ovviamente quelli finanziati dal Pnrr. (f.b.)
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