BOVALINO Diversi colpi di pistola – sarebbero stati almeno cinque – esplosi a una distanza ravvicinata non hanno lasciato scampo a Giancarlo Polifroni, classe ’74, pregiudicato per reati legati alla droga e con alle spalle una condanna per omicidio. Il suo killer – forse aiutato da uno o più complici – lo avrebbe attirato fuori dalla sua abitazione, in una zona centrale di Bovalino, nella Locride, in via Dromo I (località “Ficarelle”), dove il 50enne si trovava agli arresti domiciliari. Sul posto, nel tardo pomeriggio di ieri, sono prontamente giunte le forze dell’ordine che hanno avviato le indagini coordinate dalla Procura di Locri.
Potrebbero avergli teso una trappola, potrebbe essere stato un agguato orchestrato per una vendetta maturata negli ambienti legati al narcotraffico di cui Polifroni aveva fatto parte. Gli investigatori non escluderebbero al momento alcuna ipotesi, anche se vige il massimo riserbo. Certo è che l’uomo aveva alle spalle un lungo passato legato al narcotraffico, il suo nome era finito nelle inchieste della Dda di Reggio Calabria “Stupor Mundi” e “Imelda” e associato a quelle degli esponenti di storiche cosche della Piana, gli Ascone-Bellocco, e di San Luca, i Nirta-Strangio-Pizzata, che si erano unite in un’alleanza strategica mirata all’apertura di nuovi canali per l’importazione, lo stoccaggio e lo smercio della cocaina proveniente dal Sud America, e all’individuazione e gestione di nuove di basi operative e logistiche per la copertura dei propri latitanti.
Ma il suo nome è legato anche a un delitto che alla fine degli anni ’90 scosse profondamente la cittadina della Locride. Nel 2004 Polifroni – a lungo latitante – fu condannato in contumacia a 17 anni per l’omicidio di Totò Speranza, un giovane di Bovalino ucciso nel 1997 a colpi di pistola. Il movente sarebbe stato un debito di trecentomila lire legato all’acquisto di marijuana. (m.ripolo@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x