COSENZA «Dal 1° gennaio 2025, un solo medico della Centrale operativa del 118 di Cosenza gestisce nello stesso tempo i soccorsi e i trasferimenti dei pazienti. Questo è un problema molto serio». L’informazione proviene da fonte riservata, che aggiunge: «Perché, quando lo scorso sabato 4 gennaio venne a mancare Serafino Congi, era scoperto il turno delle ore 8-20 dei medici della Pet 118 di San Giovanni in Fiore»? «Nella stessa Centrale operativa, le prestazioni aggiuntive – continua la fonte – sono state eliminate per ridurre i costi. È per questo che vanno via i medici del 118. Purtroppo, si preferisce risparmiare, piuttosto che coprire postazioni e turni».
È una denuncia grave, che pone nuovi interrogativi sulla morte del 48enne Serafino Congi, avvenuta il 4 gennaio 2025 durante il trasporto all’ospedale di Cosenza su un’ambulanza medicalizzata, partita dal Pronto soccorso di San Giovanni in Fiore dopo oltre due ore dalla diagnosi di infarto. «Quel giorno, Serafino – rivela un’altra fonte – è stato caricato alle ore 18,15 su un’ambulanza appena rientrata a San Giovanni in Fiore da Crotone, che la Centrale operativa del 118 non aveva allertato per il rientro anticipato», come confermato da una terza fonte.
Sergio Coscarella, responsabile della Centrale operativa del 118, non può riferire alcunché sui soccorsi prestati a Congi, «perché – dice il direttore generale dell’Asp di Cosenza, Antonello Graziano – è in atto un’inchiesta interna e non sarebbe corretto dare nel merito anticipazioni alla stampa». Coscarella, però, sottolinea che la carenza di medici nel 118 è un problema nazionale causato da decenni di politiche poco accorte; che dal 2023 sono stati compiuti grandi passi, in Calabria, nella riorganizzazione dell’emergenza-urgenza; che dal 2012 erano previste 52 postazioni medicalizzate, portate a 75 con due decreti del commissario Roberto Occhiuto: uno del 2023, l’altro del 2024. Inoltre, precisa Coscarella: «Oggi in Calabria ci sono 62 postazioni di mezzi di soccorso di base più 30 ambulanze di presidio. Ancora, sono in fase di realizzazione 14 basi per l’elisoccorso notturno, che verosimilmente saranno completate nel 2025 e di certo serviranno le aree interne della Calabria».
Secondo il medico in pensione Tullio Laino, esperto di sanità, «l’ambulanza rientrata a San Giovanni in Fiore da Crotone doveva essere monitorata e coinvolta dalla Centrale operativa, se, a quanto pare, non vi erano alternative per il trasporto protetto del povero Serafino».
Altro punto da chiarire è se, come sembra, nel Pronto soccorso di San Giovanni in Fiore ci fosse soltanto un medico, nel pomeriggio del 4 gennaio scorso. Secondo Laino, i medici in turno dovevano essere almeno due, in base alle norme vigenti. «La dotazione medica di Pronto soccorso è – precisa l’esperto – di nove medici per i primi 25mila accessi e di un medico per ogni ulteriori 5000 accessi, oltre al direttore medico di struttura». «Soprattutto negli ospedali montani, distanti da quelli più attrezzati, deve esserci – evidenzia Laino – il personale sanitario previsto dalle norme in vigore. Ora è indispensabile la radicale riconfigurazione di questi presìdi, come avevamo suggerito già dal 2020». (redazione@corrierecal.it)
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