ROMA Rettore, quanto ci costi: è destinata a montare la polemica sulle indennità dei “magnifici” (e non solo). Complice una trentina di aumenti deliberati dagli atenei, a volte anche di due o tre volte rispetto ai trattamenti attuali, che risultano al momento congelati in attesa che si pronunci il Ministero Economia e Finanze, come previsto dal Dpr 143/2022 per l’intera Pubblica Amministrazione. Nei giorni scorsi il Sole24Ore ha pubblicato un dossier, ripreso anche dalla testata online Open, che fotografa gli emolumenti per singolo ateneo. Ma prima bisogna fare un passo indietro.
«Sul fronte universitario l’anno appena trascorso è stato scandito dalla dialettica crescente tra il ministero e i vertici degli atenei sul tema delle risorse pubbliche, con una contrapposizione che non si vedeva da una decina d’anni», scrive il quotidiano di Confindustria: a innescare la miccia è stato il taglio di 173 milioni subito nel 2024 dal Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), che ha spinto la Crui a lanciare l’allarme sulla possibilità di garantire gli scatti stipendiali ai professori e di continuare nei piani di assunzione dei ricercatori già avviati. La decurtazione verrà recuperata nel 2025, ma le proteste hanno scosso la ministra Anna Maria Bernini, come dimostra lo scambio di vedute proseguito durante gli Stati generali dell’università organizzati il 19 e 20 dicembre alla Camera dalla Conferenza dei rettori.
L’indennità si aggiunge allo stipendio che i rettori percepiscono come professori universitari. A esprimersi sulla loro approvazione sarà il Mef, come stabilito da un decreto emanato nel 2022 dal Governo Draghi: il Dpr 143/2022. Il Dpcm ha regolato i compensi, i gettoni di presenza e ogni altra forma di retribuzione che spetta ai membri degli organi di amministrazione e controllo, sia ordinari che straordinari, degli enti pubblici. L’incremento dell’indennità è determinato da quattro criteri oggettivi stabiliti dal decreto: patrimonio netto, patrimonio attivo, valore prodotto e spesa per il personale.
Memore delle polemiche dei mesi scorsi sul Ffo e dintorni sul punto l’esponente forzista è stata chiara: «I rettori – ha dichiarato a margine dell’evento a Montecitorio – possono decidere, se ritengono che il loro bilancio lo renda possibile, di aumentarsi l’indennità, me lo comunicano e io valuto se questo rientra in una forbice stabilita dal governo Draghi. Io, fino ad ora, visto che i rettori hanno sempre parlato di difficoltà, ho tenuto ferma questa richiesta». In attesa di conoscere le decisioni dell’Economia, che ha il concerto sulle proposte di aumento degli organi di amministrazione e controllo degli enti e organismi pubblici insieme al ministero vigilante (nel caso delle università il Mur), ecco lo stato attuale dei compensi per i vertici degli atenei, scandagliando tra fine dicembre 2024 e gennaio 2025 la sezione “Amministrazione trasparente” presente nei siti internet delle istituzioni universitarie: i risultati che emergono sono i più disparati: dai 150mila euro di Bologna ai 175 mila euro di Catanzaro. Oltre al caso eclatante di Genova, dove il rettore vorrebbe quadruplicarsi lo stipendio con i risparmi delle bollette della luce, sono molte le università dove i magnifici hanno chiesto di incrementare l’indennità. In diversi casi, gli atenei hanno deliberato gli aumenti, che ora si trovano sul tavolo del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Si va dai 13mila euro di indennità del rettore dell’Università di Catania ai 101 mila percepiti da quello di Roma Tre. Se gli aumenti venissero approvati, a guadagnare di più sarebbe il magnifico dell’Università Vanvitelli della Campania che passerebbe dagli 86mila euro attuali, ad oltre 182mila. L’incremento relativo maggiore sarebbe quello previsto da Genova, da 44mila a oltre 160mila. Ma sono molti i rettori che vogliono portare la propria indennità sopra i 100mila euro. Tra questi quelli di: Alma Mater Bologna (150mila dagli attuali 50mila), Basilicata (116mila dagli attuali 41mila), Cagliari (175mila rispetto ai 79mila di adesso).
* Il compenso attuale della rettrice Sabina Nuti non è pari a 79.620 euro ma a 40.000 euro lordi, come tra l’altro verificabile nella sezione “Amministrazione Trasparente” del sito istituzionale. Quanto all’adeguamento del compenso, la cui richiesta era stata presentata ben due anni fa al Ministero dell’Università e della Ricerca e al Ministero dell’Economia e delle Finanze, in applicazione di una precisa norma, il DPCM 143/2022, che prevede specifiche fasce di riferimento in base a parametri di dimensione economico finanziaria dell’istituzione, la Scuola Superiore Sant’Anna aveva proposto il minimo compenso per la fascia di appartenenza, ossia 80.000 euro lordi e non 106.160 euro, come riportato nella seconda riga della voce in tabella, anch’essa da rettificare e sempre riferita alla Scuola Superiore Sant’Anna.
Il rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Giuseppe Zimbalatti – che non a caso non risulta nell’elenco del dossier – è l’unico rettore calabrese a non aver chiesto alcun aumento d’indennità: come si evince dal portale Amministrazione Trasparente, il suo stipendio risulta infatti essere fermo a 29.283,36 euro, tra le più basse d’Italia.
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