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L’iniziativa

A Cutro incontro di Pedagogia dell’Antimafia con Beniamino Fazio della Dia di Catanzaro

Seconda tappa del progetto organizzato dal Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Unical con il Comune e l’I.I.S. Polo

Pubblicato il: 21/01/2025 – 12:03
A Cutro incontro di Pedagogia dell’Antimafia con Beniamino Fazio della Dia di Catanzaro

Seconda tappa del progetto di Pedagogia dell’Antimafia a Cutro, organizzato in collaborazione tra il Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, il Comune, l’I.I.S. Polo di Cutro e inaugurato il 18 novembre 2024. Dopo il primo incontro che ha visto dialogare gli studenti e le studentesse della scuola con il Procuratore della D.D.A. di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, questa volta a dibattere con i ragazzi toccherà a Beniamino Fazio (nella foto), Capo centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia per il Distretto di Catanzaro. L’iniziativa si terrà domani, mercoledì 22 gennaio, alle 10.00 presso la Sala Falcone-Borsellino del Comune.
A portare i saluti istituzionali saranno il Sindaco Antonio Ceraso, Annamaria Maltese, Dirigente scolastica dell’I.I.S. Polo, e Franca Ferraro, Prefetto di Crotone. Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia all’UniCal, introdurrà i lavori del seminario che sarà coordinato dal giornalista e scrittore, Antonio Anastasi.
L’obiettivo di questa sfida educativa è la costruzione di un alfabeto trasformativo in grado di ri-orientare nella direzione di un nuovo civismo democratico le coscienze dei più giovani, per continuare in modo deciso il processo di cambiamento che la comunità cutrese ha intrapreso negli ultimi mesi ribellandosi al potere della ’ndrangheta. Comune, scuola e università insieme per raccontare un’altra storia del territorio crotonese, identificata da parole generative di speranza e non di rassegnazione.
«Lo Stato siamo Noi» è l’orizzonte etico-culturale di questa narrazione del riscatto che da Cutro vuole muovere per farsi modello educativo di ri-territorializzazione civile e sociale. La lotta alle mafie non può essere, come ha insegnato Paolo Borsellino, una mera azione repressiva ma un movimento culturale in grado di spezzare il puzzo del compromesso morale, della contiguità e della complicità con la cultura delle sudditanze. Non è più tempo di alibi ma di impegno condiviso e responsabile. Il Santo Padre, Francesco, sostiene giustamente che per cambiare il mondo dobbiamo cambiare l’educazione. E per farlo abbiamo la necessità di insegnare ai più giovani il valore inalienabile della libertà e della dignità.

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