COSENZA L’arrivo nel carcere di Cosenza, questa mattina intorno alle 9, poi l’uscita di Aqua Moses e Rosa Vespa: sentiti in merito al tentato rapimento della piccola Sofia Cavoto: neonata portata via dalla coppia, finita in carcere a Castrovillari, dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza lo scorso 21 gennaio. I due indagati, rappresentati dagli avvocati Gianluca Garritano e Teresa Gallucci, hanno risposto alle accuse a loro rivolte e provato a spiegare i motivi che hanno spinto a tentare il rapimento alle 18:45 di martedì scorso. Lo ha confermato il pm Antonio Bruno Tridico all’uscita dall’istituto penitenziario. Dopo essere stati rintracciati a Castrolibero, nella loro abitazione, pronti a festeggiare la nascita di un bambino mai avuto in grembo: la coppia è stata condotta in questura a Cosenza.
Sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza della clinica ad incastrare Moses e Vespa, oltre alle segnalazioni ed ai frame relativi all’auto utilizzata per la fuga: un’Alfa 147 di colore grigio.
«La signora ha problemi. Mi metto nei panni della famiglia, all’oscuro di tutto, sono scioccati. Credevano veramente che fosse in attesa, invece ha finto tutto». Sono le parole di Federico Cavoto, il papà di Sofia, intervistato durante la trasmissione “Dritto e Rovescio” in onda su Retequattro. La bambina «sta bene, è a casa. In ospedale – ha aggiunto – sono stati fatti gli accertamenti ed è tutto a posto».
Le indagini proseguono. Sul ruolo di Rosa Vespa, gli investigatori pare abbiano pochi dubbi. La donna sarebbe riuscita ad ingannare tutti: parenti e conoscenti. «Indossava dei vestiti che in qualche modo mettevano in evidenza la pancia. Per quello che ne so ha sempre mostrato gli esiti delle ecografie, persino la morfologica», hanno avuto modo di sostenere alcuni vicini di casa della coppia. La messa in scena sarebbe proseguita anche in occasione del finto parto. «Diceva che intanto in ospedale non facevano entrare nessuno perché c’erano casi di Covid. Dopo qualche giorno è tornata di nuovo a casa, ma senza bambino. Ha detto che lo avevano trattenuto per gli accertamenti». La donna, come riporta il CorSera, avrebbe tentato di scagionare il marito. «Ho organizzato il sequestro della neonata, da sola. Mio marito non è mai stato al corrente dell’iniziativa».
Diversa, invece, la posizione di Aqua Moses. Ha davvero creduto alla finta gravidanza? Non ha posto nessuna domanda dinanzi alla “fuga” dalla clinica senza ricevere neanche un foglio di dimissioni? Tuttavia, occorre, ribadire quanto riferito dalle forze dell’ordine in conferenza stampa ovvero la reazione sorpresa dell’uomo all’irruzione degli uomini della questura nell’abitazione di Castrolibero, mentre era in corso la festa per l’arrivo di Sofia (la coppia avrebbe voluto un bambino). Una versione che lascia spazio ad una possibile ipotesi alternativa rispetto al ruolo del nigeriano nella vicenda.
Il capo della squadra mobile di Cosenza Gabriele Presti e l’ispettore di polizia Claudio Sol, sollecitati dai giornalisti, hanno risposto così in riferimento ai sentimenti palesati da Moses al loro arrivo. «Se parliamo degli ospiti – ha spiegato Sole – erano del tutto ignari. Ma è sembrato ignaro anche lo stesso coniuge». Il capo della Squadra Mobile Gabriele Presti è stato netto: «Sarà oggetto di approfondimenti» . (f.b.)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x